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09/12/2013

“Mandela è un terrorista”

In queste ore i media di tutto il mondo fanno a gara a ricordare, incensare, celebrare Nelson Mandela. Un atto dovuto, perché Madiba era un grande della storia, un rivoluzionario, un uomo che non si è mai piegato e che all’interno di un processo di liberazione collettiva ha dato un enorme contributo al suo popolo e ai popoli di tutto il mondo. Ma a guardare le ricostruzioni stucchevoli e artefatte di numerosi media e di esponenti politici di ogni colore, sembra che ad essere passato a miglior vita sia stato un eroe dei fotoromanzi, un’icona neutra buona per tutte le stagioni, una specie di Lady D al maschile, per capirci. Non un rivoluzionario, non un combattente, non un uomo in carne ed ossa che ha pagato con decenni di carcere e di torture il suo impegno per la liberazione sociale e nazionale del suo popolo. Tant’è che pure un liberista fighetto come Renzi non ha mancato di utilizzare quella che si vorrebbe rappresentare come una “icona muta” per la sua campagna elettorale, pubblicando una sua foto insieme a Mandela scattata qualche anno fa.

Ma ‘per fortuna’, a ricordarci chi era e cosa continuerà per sempre a rappresentare Madiba, è qualcuno che lo ha odiato in vita e che non perdona la sua lotta neanche da morto. “Una belva assetata di sangue bianco” ha scritto a proposito di Nelson Mandela Francesco Vartolo, finora sconosciuto consigliere di zona della Lega Nord a Verona. «Finalmente il terrorista Mandela, belva assetata di sangue bianco, trasformato in eroe dalla propaganda mondialista, si troverà di fronte a tutta la gente che ha fatto ammazzare con le bombe nelle chiese o con i copertoni incendiati attorno al collo» ha scritto Vartolo in un post su Facebook che poi non ha avuto neanche il coraggio, di fronte alle critiche, di conservare. Flavio Tosi, sindaco di Verona e segretario della Lega Nord-Liga Veneta, ha provveduto a espellere subito il giovane ‘ariano’ padano dal partito. Quello che in molti considerano un ‘sindaco leghista innamorato dei fascisti’ avrà pensato che non era proprio il caso di rompere quel clima di cordoglio unanime e ipocrita che caratterizza in queste ore la scena internazionale.

Vale invece la pena di soffermarsi sulle spiegazioni dell’ex consigliere leghista Vartolo (che su Facebook risulta essere un fan del leader neofascista Adriano Tilgher) perché ci dicono di Mandela molto di più e molto di meglio rispetto alla stucchevole e vuota ricostruzione mediatica. Contattato da alcune agenzie di stampa, infatti, Vartolo definisce Mandela «combattente di una parte» e dice: «C'è una storia ufficiale che dice che Mandela è un mito, un Nobel per la Pace e poi c'è una storia vera per la quale è stato un combattente di una parte, come molti in Sudafrica, e anche la sua parte è stata responsabile di atrocità e sterminio». «Chiaramente queste cose le dico - afferma ancora - esclusivamente a titolo personale: è la mia posizione. La Lega su queste cose in genere non si esprime». Come a dire: la Lega la pensa come me ma non lo dice.
A parte l’accusa nei confronti di Mandela di essere responsabile di crimini e massacri – semmai a lui e agli altri leader dell’Anc si potrebbe rimproverare esattamente l’opposto, cioè di aver perdonato troppo in fretta i responsabili dell’apartheid e degli eccidi di sudafricani in nome della riconciliazione – ciò che ci sembra interessante delle farneticazioni di Vartolo è l’epiteto di “terrorista”. Un termine che oggi nessun grande giornale o nessun importante leader politico userebbe mai. Ma che ha accompagnato Nelson Mandela per tutta la sua pur lunga vita. D'altronde per il mondo civile erano terroristi anche Jerry Adams e prima di lui Bobby Sands, e potremmo fare innumerevoli esempi.

Mandela non era un terrorista solo per il regime razzista e fascista sudafricano – e per questo perseguitato, imprigionato e torturato – ma anche per alcuni dei più importanti ed influenti governi del pianeta.
Qualcuno ha ricordato in queste ore come fu grazie alla Cia statunitense che le autorità di Pretoria misero le mani su uno dei leader più radicali, popolari e lucidi della rivolta antirazzista sudafricana. E che per due importanti leader mondiali – la britannica Margaret Thatcher e lo statunitense Ronald Reagan – Mandela era un terrorista, anzi un ‘terrorista comunista’. Ma anche gli inquilini della Casa Bianca che hanno via via occupato quel ruolo dopo Reagan continuarono a diffidare e boicottare Mandela, anche dopo che era stato scarcerato dallo stesso regime sudafricano, anche dopo che nel 1993 gli era stato concesso il premio Nobel per la Pace e addirittura fino al 2008, cioè quando Madiba aveva già ricoperto la carica di Presidente della Repubblica Sudafricana. Solo cinque anni fa l’amministrazione Obama decise di rimuovere Mandela e l’African National Congress dalla lista delle organizzazioni terroristiche, abolendo il divieto per Madiba a viaggiare negli Stati Uniti ed altre misure restrittive. Le parole dell’incauto Vartolo ci costringono oggi a rammentare che il regime razzista di Pretoria sopravvisse soltanto grazie al sostegno diplomatico, politico, economico e militare degli Stati Uniti e del Regno Unito, che consideravano l’apartheid un utile strumento di lotta contro ‘il comunismo’ e un baluardo contro l’avanzata dei movimenti di liberazione anticoloniale nel continente africano. Per questo i governi di Washington e Londra si opposero a lungo all’adozione da parte della comunità internazionale di sanzioni e forme di boicottaggio nei confronti del regime razzista, le stesse che oggi rifiutano di adottare nei confronti del regime israeliano. D’altronde quando negli anni ’80 il regime segregazionista sudafricano subiva un crescente isolamento internazionale, i migliori amici di Pretoria, insieme a Gb e Usa, furono proprio i governi colonialisti e guerrafondai di Israele. Ci piace qui ricordare una frase di Mandela rispetto all’apartheid alla quale Tel Aviv sottopone il popolo palestinese: “L’apartheid è un crimine contro l’umanità. Israele ha privato milioni di palestinesi della loro proprietà e della loro libertà. Ha perpetuato un sistema di gravi discriminazione razziale e disuguaglianza. Ha sistematicamente incarcerato e torturato migliaia di palestinesi, contro tutte le regole della legge internazionale. In particolare, esso ha sferrato una guerra contro una popolazione civile, in particolare bambini”.
Come si vede, Mandela non era una sorta di Lady D nero, e cercare di riscrivere la sua storia per eliminare le parti indigeribili al circo della comunicazione addomesticata non è né accettabile, né facile.

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