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08/01/2014

Saccomanni, lo sceriffo di Nottingham al lavoro

La “lotta di classe dall'alto”, dei ricchi contro i poveri, tramite decisioni governative, sembra oggi uno slogan ideologico dei secoli passati. Così non è, ovviamente, e quindi diventa necessario spiegare con esempi concreti come si manifesta – attraverso quali atti si realizza – questa lotta.

Per farci capire al volo mettiamo insieme due provvedimenti del governo Letta, che naturalmente i media mainstream tengono accuratamente separati, come fossero “specifiche tecniche” indipendenti e non frammenti di una sola strategia di politica economica.

E quindi: il governo rivuole indietro dagli insegnanti 150 euro al mese, a titolo di “recupero” degli scatti di anzianità (peraltro decurtati con altre decisioni governative prese anni prima) erogati nel 2013. “In compenso” medita di eliminare il “superbollo” per le auto di potenza superiore ai 185 kw (20 euro per ogni kw), spacciandolo per un “aiuto alle case costruttrici”.

Vediamo in dettaglio. I 300.000 insegnanti interessati dalla prima notizia percepiscono in genere tra i 1.300 e i 1.700 euro al mese (a seconda dell'anzianità di servizio, appunto). Prima il governo Berlusconi, poi quello Monti, avevano bloccato gli scatti di anzianità previsti dal contratto. Nel triennio 2010/2012 la progressione economica degli stipendi è rimasta bloccata, mentre il costo della vita, le tasse e le tariffe andavano aumentando a dismisura. Successivamente è stato pagato – decuratato del 30% – lo scatto relativo al solo 2010. Quello del 2011 subiva la stessa sorte, con tanto di accordo sindacale – non sottoscritto da Cgil, Cobas, Usb – tramite una riduzione del fondo destinato all'”offerta formativa” (un danno per gli studenti e anche per i docenti). Quello del 2012 è stato coperto – in ritardo – con un fondo di appena 120 milioni (diviso tra 300.000 insegnanti, fate voi due calcoli...).

Nel 2013 si doveva tornare alla “normalità” – per quanto “decurtata” – e sono stati erogati gli aumenti previsti per gli scatti maturati nel fratempo. Poca roba, spalmata su 13 mensilità. Ora il governo, per decisione del ministro dell'economia Saccomanni, li rivuole indietro a colpi di 150 euro al mese, trattenuti su uno stipendio già indecente, fino a “totale recupero” di quanto erogato. Una decisione che viola contratti e leggi già infami, oltretutto in modo retroattivo. Inutile dire che tutti i sindacati hanno fatto il viso dell'arme – alcuni solo il viso, chiaramente – al punto che lo stesso ministro dell'istruzione, l'impalpabile e improbabile Maria Chiara Carrozza, si è sbrigata a chiedere al collega Saccomanni di soprassedere. Con un tweet, che fa più “ggiovane”.

Fin qui tutto chiaro e lineare: per “tagliare la spesa” e “ridurre il debito” si va a incidere sulla carne viva di chi lavora per lo Stato, come se fosse una cosa “ovvia”.

Nelle stesse ore, e nello stesso ministero, andava prendendo forma l'idea di abolire il “superbollo”. Le auto più potenti – quelle che hanno più di 185 kw – sono pochissime (Porsche Cayenne, Ferrari, Maserati, Lamborghini, alcuni modelli di Mercedes o qualche pacchianata “americana”); chi le compra e le usa non guarda troppo al prezzo, nemmeno a quello del carburante e tantomeno al bollo annuale. Per gente con cifre simili a disposizione il “risparmio” di due o trecento euro l'anno pesa quanto uno starnuto in un uragano. Per le case che costruiscono quei “mostri” sono un “incentivo” nemmeno da mettere a bilancio, tant'è irrilevante.

Più un “segnale”, insomma, che non un gesto con effetti concreti. A che serve, allora, proporlo in contemporanea allo strozzinaggio sugli insegnanti? A dire al resto della classe dominante: ehi, boys, questo è proprio il vostro governo, quello che toglie ai poveri per dare ai ricchi, anche se questi non ne hanno bisogno. Chi “sta sotto”, invece, deve sentire il tallone sul collo. E tacere.

Benvenuti a Nottingham, Italia, Unione Europea!

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