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14/01/2014

Siria, Kerry seduce i ribelli a scapito di Mosca

Continuano gli sforzi diplomatici del segretario di Stato americano John Kerry per convincere la Coalizione Nazionale di opposizione siriana a sedersi al tavolo del negoziato con il regime di Bashar al-Assad alla conferenza di pace di Ginevra II prevista per il prossimo 22 gennaio. La mossa di Kerry, che in queste ore sta incontrando il suo omologo russo Sergei Lavrov a Parigi, è quella di invogliare la Coalizione a partecipare ai colloqui giurando di escludere il regime di Damasco da qualsiasi futuro governo di transizione.

Ieri, infatti, al termine di un incontro nella capitale francese, il gruppo degli "Amici della Siria" ha invitato nuovamente l'opposizione siriana a partecipare a Ginevra II, rilasciando un comunicato finale in cui si assicura ai ribelli che, una volta stabilito un governo di transizione in Siria "Assad e i suoi fedeli con le mani coperte di sangue non avranno alcun ruolo in Siria". Soddisfatto Ahmed Jarba, leader della Coalizione Nazionale, che più volte aveva rifiutato qualsiasi partecipazione a un tavolo negoziale a cui fossero presenti i rappresentanti del regime: "Siamo tutti d'accordo - ha dichiarato Jarba al termine della giornata di ieri - sul fatto che non c'è più futuro per Bashar al-Assad e per la sua famiglia in Siria".

La questione dell'eliminazione di Assad dalla transizione - un problema che è stato generalmente eluso in passato - può avere il potenziale per ribaltare i negoziati: il regime, che ha aderito da subito alla chiamata di Ginevra II, ha più volte ribadito di non avere alcuna intenzione di venire in Svizzera per cedere il potere. La Russia sua alleata, dal canto suo, insiste da sempre sul fatto che Assad non può essere costretto a dimettersi da pressioni esterne, dal momento che godrebbe ancora di un forte sostegno interno. La questione è, tra le altre, al centro dell'incontro tra Kerry e Lavrov i quali, per ora, hanno raggiunto un accordo sulla richiesta di "cessate-il-fuoco localizzati", cominciando dalla città di Aleppo: una proposta che, fa sapere l'agenzia russa Interfax, ha già incontrato il parere positivo del regime siriano.

Entrambi hanno espresso speranza perché le tregue localizzate vengano messe in pratica prima della Conferenza di Ginevra II, assieme a un piano per lo scambio di prigionieri e all'apertura di corridoi umanitari. Kerry e Lavrov hanno anche discusso della potenziale presenza dell'Iran ai colloqui di pace, con Mosca che spinge per la sua partecipazione assieme all'inviato Onu Lakhdar Brahimi, mentre Washington lega la presenza di Teheran all'accettazione dei principi stabiliti dalla Conferenza di Ginevra I, tra cui quello di creare un governo di transizione in Siria.

Ma è la situazione sul campo la vera variabile del successo - o anche solo della realizzazione - di Ginevra II: da giorni ormai il conflitto, che secondo le organizzazioni umanitarie ha provocato più di 130 mila morti in quasi tre anni, vede lo smembramento dei ribelli impegnati a combattersi tra loro nel nord del paese, mentre il regime - secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani - starebbe marciando sulla città di Aleppo, conquistata dagli oppositori nel 2012.

Da 10 giorni l'Esercito siriano libero assieme alla maggior parte dei gruppi ribelli islamisti starebbe combattendo contro lo Stato Islamico dell'Iraq e del Levante, formazione di stampo qaedista accusata dall'opposizione siriana di condurre azioni che favoriscono il malcontento della comunità internazionale e anche quello dei civili siriani. I morti, in 10 giorni, sarebbero oltre 700: ad avere la meglio, per ora, sarebbero proprio i miliziani dell'ISIL i quali, come riferisce l'Osservatorio siriano per i diritti umani, avrebbero assunto il controllo della città di al-Bab, nella provincia di Aleppo, a scapito degli altri gruppi di ribelli.

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