Continuano gli sforzi diplomatici del segretario di Stato americano John
Kerry per convincere la Coalizione Nazionale di opposizione siriana a
sedersi al tavolo del negoziato con il regime di Bashar al-Assad alla
conferenza di pace di Ginevra II prevista per il prossimo 22 gennaio. La
mossa di Kerry, che in queste ore sta incontrando il suo omologo russo
Sergei Lavrov a Parigi, è quella di invogliare la Coalizione a
partecipare ai colloqui giurando di escludere il regime di Damasco da
qualsiasi futuro governo di transizione.
Ieri, infatti, al termine di un incontro nella capitale francese, il
gruppo degli "Amici della Siria" ha invitato nuovamente l'opposizione
siriana a partecipare a Ginevra II, rilasciando un comunicato finale
in cui si assicura ai ribelli che, una volta stabilito un governo di
transizione in Siria "Assad e i suoi fedeli con le mani coperte di
sangue non avranno alcun ruolo in Siria". Soddisfatto Ahmed Jarba,
leader della Coalizione Nazionale, che più volte aveva rifiutato
qualsiasi partecipazione a un tavolo negoziale a cui fossero presenti i
rappresentanti del regime: "Siamo tutti d'accordo - ha dichiarato Jarba
al termine della giornata di ieri - sul fatto che non c'è più futuro per
Bashar al-Assad e per la sua famiglia in Siria".
La questione dell'eliminazione di Assad dalla transizione - un problema
che è stato generalmente eluso in passato - può avere il potenziale per
ribaltare i negoziati: il regime, che ha aderito da subito alla
chiamata di Ginevra II, ha più volte ribadito di non avere alcuna
intenzione di venire in Svizzera per cedere il potere. La Russia sua
alleata, dal canto suo, insiste da sempre sul fatto che Assad non può
essere costretto a dimettersi da pressioni esterne, dal momento che
godrebbe ancora di un forte sostegno interno. La questione è, tra le
altre, al centro dell'incontro tra Kerry e Lavrov i quali, per ora,
hanno raggiunto un accordo sulla richiesta di "cessate-il-fuoco
localizzati", cominciando dalla città di Aleppo: una proposta che, fa
sapere l'agenzia russa Interfax, ha già incontrato il parere positivo
del regime siriano.
Entrambi hanno espresso speranza perché le tregue localizzate vengano messe in pratica prima della Conferenza di Ginevra II, assieme a un piano per lo scambio di prigionieri e all'apertura di corridoi umanitari.
Kerry e Lavrov hanno anche discusso della potenziale presenza dell'Iran
ai colloqui di pace, con Mosca che spinge per la sua partecipazione
assieme all'inviato Onu Lakhdar Brahimi, mentre Washington lega la
presenza di Teheran all'accettazione dei principi stabiliti dalla
Conferenza di Ginevra I, tra cui quello di creare un governo di
transizione in Siria.
Ma è la situazione sul campo la vera variabile del successo - o anche solo della realizzazione - di Ginevra II: da
giorni ormai il conflitto, che secondo le organizzazioni umanitarie ha
provocato più di 130 mila morti in quasi tre anni, vede lo smembramento
dei ribelli impegnati a combattersi tra loro nel nord del paese, mentre
il regime - secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani -
starebbe marciando sulla città di Aleppo, conquistata dagli oppositori nel 2012.
Da 10 giorni l'Esercito siriano libero assieme alla maggior parte dei
gruppi ribelli islamisti starebbe combattendo contro lo Stato Islamico
dell'Iraq e del Levante, formazione di stampo qaedista accusata
dall'opposizione siriana di condurre azioni che favoriscono il
malcontento della comunità internazionale e anche quello dei civili
siriani. I morti, in 10 giorni, sarebbero oltre 700: ad avere la
meglio, per ora, sarebbero proprio i miliziani dell'ISIL i quali, come
riferisce l'Osservatorio siriano per i diritti umani, avrebbero assunto
il controllo della città di al-Bab, nella provincia di Aleppo, a scapito
degli altri gruppi di ribelli.
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