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01/09/2014

Il giullare di Pontassieve

di Giovanni Gnazzi

C’è da domandarsi davvero se l’inquilino di Palazzo Chigi sia in grado di comprendere la differenza che corre tra un raduno dell’Agesci e il governo di uno tra i dieci paesi più importanti del mondo. Probabilmente no, a giudicare l’ormai costante sovrapposizione tra le boutades e le parole al punto da non riconosce più la differenza tra le une e le altre. Parla e agisce senza controllo, minaccia, insulta, schernisce, ne ha per tutti, come fosse in un contesto simile a quello del raduno intorno al fuoco di un gruppo di scout.
Com’è noto, la definizione degli scout non lascia speranze: trattasi di un gruppo di bambini vestiti da cretini, guidati da alcuni cretini vestiti da bambini. E’ tutto da stabilire se Renzi è solo un lupetto o un ben più importante capo scout, ma da venerdì pomeriggio saremmo orientati verso la prima ipotesi. La scenetta del gelato dal carrettino piazzato davanti a Palazzo Chigi è sintomatica di come il bulletto di Pontassieve abbia ormai perso la testa per se stesso, di come cioè la passione di Renzi per Renzi abbia debordato oltre il senso del ridicolo.

Dal momento che l’Economist (non il Granma) lo aveva sbattuto in una foto di copertina trasformata in vignetta, nel quale il boy-scout perenne aveva un gelato in mano mentre si trovava, in compagnia di Hollande e della Merkel, su una barchetta raffigurante l’Euro in procinto di affondare, Renzi ha ordinato di mettere a bilancio della Presidenza del Consiglio dei Ministri la sua suscettibilità.
Ha dunque fatto disporre dalla responsabile del cerimoniale della Presidenza del Consiglio il noleggio del carretto della Grom con gelataio e gelato al seguito per mettere in scena lo spettacolino di lui che mangia il gelato. Il costo della scenetta, sia detto per inciso, è di mille euro, che speriamo il premier paghi di tasca sua o con assegno della sua fondazione, che è la stessa cosa. Ci mancherebbe pure che dovessimo ulteriormente gravare la spesa pubblica degli spettacolini parrocchiali di un omino a cui l’ego è esploso senza ritegno.
Matteo Renzi, a fronte di un quadro drammatico e dinanzi all’evidenza del collegamento tra le sue baggianate ed i risultati ottenuti (gli 80 Euro sono l’esempio più lampante di come non ha capito nulla del paese, dell’economia e della politica) ha riproposto altri slogan, con quella consueta comunicazione da sacrestia che gli è consona.
Altre slides e altri annunci, ulteriori rinvii di quanto aveva già dato per fatto, ulteriore richiesta di proroga per la sua permanenza a Palazzo Chigi e ulteriori dosi di sovraesposizione di se stesso.
Aveva incontrato anche il Presidente della Repubblica prima di presentare le nuove slides, dal quale aveva ricevuto le consuete affettuosità e la trasmissione a quattr’occhi di quanto Bruxelles ha ordinato per l’Italia. Nonostante ciò, è arrivato in sala stampa a Palazzo Chigi con il nulla raccontato bene, la fuffa incartata in carta lucida, unica immagine di rilievo, il cono con crema e limone che con l’aria da bamboccione leccava in favore di telecamera.
La consapevolezza di come dal suo arrivo i conti del Paese siano drammaticamente peggiorati è ormai diffusa e Renzi ha già esaurito la luna di miele con gli italiani. Sarebbe ora, in assenza di una opposizione maggiorenne e di una maggioranza guidata dai boy-scout, recarsi alle urne in autunno. Il baratro è già evidente: più il tempo passa, più rischiamo di caderci dentro.

Fonte

Stoccate a Renzi di gran classe, unico appunto al finale: recarsi alle urne in autunno, constatata la totale assenza di ideologie antagoniste nella classe politica italiana, sarebbe del tutto inutile, quanto meno al fine d'imporre la sterzata di cui questo paese avrebbe bisogno. Insomma in questo paese, ma diciamo pure nell'emisfero in cui siamo inseriti, i Nestor Kirchner (quindi soggetti "meramente keynesiani) non si sono mai visti negli ultimi 30 anni.

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