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14/05/2015

Burundi - Golpe militare? Nkurunziza: è fallito

Dichiarazioni e smentite segnano questa giornata di caos e violenza in Burundi, dove i militari hanno dichiarato di avere deposto con un colpo di Stato il presidente Pierre Nkurunziza, in visita in Tanzania, che su Twitter non nega il golpe, ma dice che è fallito. Stamattina, la polizia aveva aperto il fuoco sui manifestanti accorsi in centinaia nel centro della capitale Bujumbura.

Ad annunciare il golpe è stato il generale Godefroid Niyombareh, ma non è chiaro di quanto sostegno goda il comitato di salvezza nazionale che ha citato, di cui fanno parte cinque ufficiali delle Forze armate. In un comunicato riportato dalla Bbc si legge: “Le masse hanno deciso di prendere nelle proprie mani il destino della nazione per rimediare alla situazione di incostituzionalità in cui è sprofondato il Burundi”. Sempre secondo la Bbc, i militari hanno circondato la sede tv pubblica e per le strade della capitale le proteste si sono trasformate in festeggiamenti.

Il rischio di un colpo di mano era nell’aria da settimane, da quando il presidente ha cercato di imporre la sua terza candidatura alla guida del Paese nelle prossime elezioni del 26 giugno, nonostante il limite massimo sia di due mandati, scatenando un’ondata di proteste. Le manifestazioni sono sfociate in scontri con le forze dell’ordine, in cui hanno perso la vita almeno venti persone; arresti, una stretta del governo sui media, in particolare sulle radio indipendenti che sono state chiuse.

La tensione è arrivata alle stelle la settimana scorsa con la controversa pronuncia della Corte Costituzionale, che ha dato il via libera alla ricandidatura di Nkurunziza. Una decisione su cui si addensano le ombre di minacce ed estorsioni a danno dei giudici, alcuni dei quali sono fuggiti all’estero e hanno denunciato pressioni da parte dell’entourage del presidente.

Il clima si fa sempre più teso in Burundi, quando sono trascorsi dieci anni dalla fine del conflitto etnico che ha devastato il Paese. Questa è probabilmente la crisi politica più acuta da un decennio e cresce il timore che inneschi di nuovo l’odio etnico che ha devastato la nazione negli anni Novanta. In 50mila hanno lasciato il Paese per andare in Rwanda.

Oggi, in Tanzania, i capi di Stato dell’Africa orientale si sono riuniti per cercare di risolvere la crisi.

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