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01/08/2015

Lo Yemen muore di guerra e di fame

Nello Yemen dimenticato dai media si muore ogni giorno. Si muore di guerra ma anche di fame: gli aiuti non arrivano perché l’Arabia Saudita continua a imporre il blocco aereo e navale e il cargo dell’Onu attraccato ad Aden dieci giorni fa è stato una goccia nel mare dell’emergenza umanitaria.

Negli ospedali non c’è carburante per i generatori di elettricità, non ci sono quasi più medicinali. Mancano anche i medici: quelli stranieri sono stati evacuati dalle ambasciate, quelli locali sono tornati nelle loro case. Ma non c’è neppure cibo. In internet girano foto di bambini e neonati malnutriti, scheletrici, nei letti degli ospedali dove sono stati ricoverati a seguito del conflitto. Già prima del lancio dell’operazione anti-Houthi “Tempesta decisiva”, da parte di Riyadh e degli alleati del Golfo, lo Yemen aveva – secondo il World Food Programme – uno dei più alti tassi al mondo di malnutrizione infantile: metà dei bambini sotto i 5 anni non ha accesso regolare al cibo, che in Yemen non si produce. Il 90% dei prodotti alimentari di base vengono importati dall’estero.

E oggi quel poco cibo che c’è costa troppo. Come i vaccini e i medicinali, dice allarmata l’Unicef: 16mila bambini sono gravemente malnutriti e rischiano la vita, mentre 1.3 milioni sono a rischio malnutrizione.

Fuori, intanto, prosegue la guerra: la tregua a senso unico dichiarata da Riyadh sabato scorso è finita poche ore dopo. Ieri missili lanciati dal movimento Houthi a nord verso la frontiera con l’Arabia Saudita hanno ucciso 3 soldati sauditi e un paramilitare. A est, nella provincia di Hadramaut, quasi del tutto in mano ad Al Qaeda nella Penisola Arabica (Aqap), un attentatore suicida a bordo di un’auto si è fatto esplodere vicino ad una base militare, uccidendo almeno nove soldati e ferendone 30.

Scontri in corso anche nella martoriata città di Taiz, contesa tra movimento ribelle Houthi e forze fedeli al governo del presidente Hadi, in esilio volontario in Arabia Saudita. A sud teatro dello scontro è ancora Aden, ripresa dal governo due settimane fa, e le aree periferiche con gli Houthi che perdono terreno a favore delle forze militari governative. A guidare l’avanzata è la Resistenza Meridionale, fazione secessionista del sud che punta a ridividere lo Yemen in due. Una minaccia agli stessi obiettivi di Hadi e di Riyadh che però non disdegnano di sfruttare gli uomini armati del movimento secessionista e anche di Al Qaeda. Perchè per ora il nemico è lo stesso.

La crisi è profonda: dal 26 marzo, quando l’Arabia Saudita ha attaccato lo Yemen, sono morte oltre 4mila persone (oltre la metà civili), quasi 20mila i feriti, oltre un milione gli sfollati interni.

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