Vedere un convegno che rimette in discussione l’adesione dell’Italia alla Nato in un aula parlamentare, è decisamente uno scenario al quale non eravamo abituati. Merito del Movimento 5 Stelle che venerdì 29 gennaio ha organizzato un incontro nell’aula magna dei gruppi parlamentari di Montecitorio dal titolo significativo: “Se non fosse Nato”.
Introdotto da un breve video che ha ricostruito tutte le nefaste conseguenze della Nato in Italia e delle guerre che attraverso questo apparato hanno coinvolto il nostro paese, il convegno ha visto la partecipazione dell’attivista cattolica irlandese Maired Corrigan Maguire (Premio Nobel per la Pace per il contributo dato al negoziato che ha portato alla fine del conflitto nell’Irlanda del Nord); del reporter e saggista Andre Vltchek (coautore con Noam Chomski di un importante libro), dell’avvocato Claudio Giangiacomo (membro di Ialena e estensore di una legge di iniziativa popolare contro le basi militari). Gli interventi sono stati presentati da Manlio Di Stefano del M5S in Commissione Esteri e sintetizzati da Alessandro Di Battista portavoce del M5S alla Camera. Dopo le relazioni ci sono state delle comunicazioni delle reti e dei comitati impegnati suo territori contro le basi e le servitù militari – da Camp Darby al Muos, dalla Sardegna al dal Molin – e interventi di vari attivisti dei movimenti contro la guerra.
Sentire un Premio Nobel per la Pace resocontare dei suoi tre viaggi nella Siria devastata dalla guerra e dichiarare che “vogliono destabilizzare il paese e far cadere il suo governo” e definire stati bellicisti paesi come Usa, Israele, Arabia Saudita, non è proprio musica che si sente tutti i giorni. Certo la visione di Maired Corrigan Maguire contiene ancora un pizzico di ingenuità quando vede una “Europa al bivio” tra xenofobia e razzismo da un parte e Germania e Italia dall’altra nell’accoglienza ai profughi e ai rifugiati, ma è vero che proprio sulla questione dei profughi oggi l’Ue è scossa da contraddizioni interne profonde.
Colpisce invece la metafora usata da Andre Vltchek quando ha descritto uno scenario in cui l’occidente – Usa e Unione Europea – è responsabile di un genocidio neocoloniale e adesso si rifiuta di pagarne il prezzo. “L’occidente si è chiuso dentro la sua fortezza a digerire il bottino e si è indurito con i propri crimini”. Nessuna indulgenza verso l’Unione Europea che soprattutto in Africa ha stravolto i mercati interni imponendo i suoi prezzi, le sue merci e la sua economia distruggendo quella locale.
E’ toccato invece a Claudio Giangiacomo illustrare la proposta di legge presentata nel 2008 da una serie di reti antimilitariste (Disarmiamoli, Semprecontrolaguerra etc.) e che giaceva negli scantinati della Camera dei Deputati nonostante le 50mila e passa firme raccolte dai promotori. Una legge che intendeva esplicitamente mettere i bastoni tra le ruote alla Nato, ai suoi automatismi e alla sua pesante militarizzazione del nostro territorio. Il M5S si è impegnato a ripresentare la legge e a costringere il parlamento a discuterne. Dal canto suo Di Battista ha sottolineato il no del M5S all’allargamento a est della Nato e alle sanzioni contro la Russia oltre che a suonare l’allarme verso l’intervento militare che si profila in Libia. Insomma non saremo alla vigilia dell’uscita dell’Italia dalla Nato tante volte gridato nelle manifestazioni (ultime quelle dello scorso 16 gennaio), ma con questa iniziativa in parlamento della seconda (e forse della prima) forza politica del nostro paese, la battaglia contro la Nato sembra almeno essere uscita dalla sua dimensione catacombale in cui è ridotta, per tentare di diventare un fattore di lotta politica pubblica e aperta. Un buon segno da cogliere e da sviluppare attivamente.
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