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18/03/2016

Iraq - Sadristi in marcia a Baghdad, spaccato il fornte sciita

Moqtada al-Sadr è tornato. Non che fosse mai realmente andato via dall’ampio palcoscenico politico dell’Iraq post-Saddam. Svestiti i panni del leader militare, da mesi ha infilato quelli del riformista moralizzatore, a capo di una campagna anti-corruzione che se da una parte avalla le ambizioni del premier al-Abadi, dall’altra lo mette in seria difficoltà.

Al-Abadi tenta ormai da mesi di realizzare un pacchetto di riforme per combattere dall’interno la radicata corruzione delle istituzioni, senza successo. Più volte il religioso sciita ha appoggiato a parole i tentativi governativi, a volte lo ha fatto mandando in piazza migliaia di suoi sostenitori. Un messaggio chiaro che oggi si ripete: al-Sadr gode di un sostegno consistente ed è capace di mobilitare non solo i civili nelle piazze ma anche uomini armati per le strade. Le cosiddette Brigate della Pace, spin-off di quell’Esercito del Mahdi che tanti grattacapi ha dato all’occupazione statunitense 10 anni fa.

Ora i sadristi tornano in piazza: sono migliaia quelli radunatisi nel principale ponte di Baghdad premendo per entrare e marciare nella Zona Verde, area fortificata e off limits della capitale, definita dai manifestanti “un bastione del sostegno alla corruzione”, un cancro le cui metastasi hanno per decenni intaccato l’intero corpo istituzionale e militare iracheno e che oggi è uno dei principali responsabili della mancata ricostruzione di infrastrutture ed economia.

Il governo ha tentato di impedire la manifestazione, nei giorni scorsi, non riconoscendo l’autorizzazione a scendere in piazza: la marcia è “illegale”, ha detto il governo chiedendone la cancellazione. Richiesta rigettata da al-Sadr. Così le forze di polizia hanno posto filo spinato sul punto che porta alla Zona Verde (sede di ambasciate, parlamento e uffici governativi) e le unità anti-sommossa stanno presidiando la zona, facendo temere l’esplosione di scontri. Il leader ha avvertito i suoi sostenitori: “Nessuna arma, nessuna chiusura delle strade, nessun assalto o disobbedienza”. Manifestanti non violenta e basta.

Ma dietro alla marcia di oggi si cela anche la rivalità tra poteri sciiti a Baghdad, più o meno legati all’Iran, longa manus che controlla oggi l'Iraq. La richiesta di al-Sadr – che con Teheran mantiene rapporti piuttosto freddi – è politica: la sostituzione dei ministri con tecnici che non siano legati ad alcun partito, pena la sfiducia al governo. Una settimana fa era stato lo stesso primo ministro a muovere una richiesta simile al parlamento, la nomina di tecnici indipendenti (che siano però fedele specchio della composizione etnico-religiosa dell’Iraq, ennesima istituzionalizzazione dei settarismi interni), scontrandosi però con la galassia di poteri politici che non intendono vedere eroso il proprio potere.

Ma neppure il potere del religioso è da poco: se il blocco parlamentare che guida, al-Ahrar, conta solo 34 seggi su 328, è nelle strade che ottiene il sostegno maggiore, riuscendo a portare decine di migliaia di manifestanti, se non centinaia di migliaia. Sempre più sciiti guardano ad al-Sadr come figura credibile, l’opposto del mondo corrotto che vive dentro le stanze dei bottoni. E gli effetti si vedono anche sul parlamento: una 30ina di deputati si è detta pronta ad unirsi al blocco di al-Sadr, una nuova coalizione mista, sciita, sunnita e kurda, contro il potere costituito.

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