Il Movimento No Tav scopre e denuncia le vaghezze dell’analisi dei costi nei documenti firmati”al buio” da Renzi e Hollande l’8 Marzo a Venezia e i paradossi di spesa: quasi 400 milioni per la difesa del cantiere di Chiomonte. Il tutto suddiviso in parti svantaggiose per l’Italia.
Forse non è casuale che il Movimento No Tav scelga la concomitanza con il corteo di Libera contro tutte le mafie per diffondere i contenuti dell’estratto dei costi della Torino-Lione allegato al Protocollo Aggiuntivo firmato l’8 marzo a Venezia dal Bomba e dal Tartufon. Un documento, ottenuto tramite richiesta di accesso agli atti dai parlamentari e consiglieri piemontesi 5 Stelle, che una volta di più contraddice le sicurezze diffuse via media sulla ineluttabilità della Grande Opera.
Secondo i denuncianti, “i progetti sono da perfezionare, da chiarire“, l’analisi dei costi, enunciata sul documento, di 8,5 miliardi, “non offre alcuna certezza” anzi, sembra più realistica la spesa sostenuta per il nuovo tunnel del Gottardo, 11,5 miliardi visto che la lunghezza del tunnel è identica (57 km). Tutte le stime ufficiali sembrano essere incerte, “ipotesi da approfondire” e sono state fatte da società (Tractebel Engineering, Tuc Rail) in conflitto di interessi con Telt perché sue fornitrici di servizi. La frase cruciale nel documento è: “Gli studi futuri consentiranno di chiarire il progetto... e di perfezionare la stima annuale del costo e delle tempistiche di costruzione”.
Tradotto: niente è certo, niente è definito, i costi potrebbero anche aumentare: una “voragine finanziaria” da miliardi di euro per alimentare forze imprenditoriali contigue al sistema di potere politico a spese dei cittadini. Il tutto suddiviso non equamente tra Italia e Francia (il 51% a carico italiano per 21 km su 57). Una discreta perdita di sovranità e un bacio alla mano di Hollande.
I parlamentari europei 5 Stelle, presenti in conferenza stampa (Tiziana Beghin, Eleonora Evi, Marco Valli) che insieme ad altri di altre forze politiche (Verdi, Sel) seguono l’iter europeo delle delibere confermano anche l’incertezza sul conclamato 40% di contributo all’Opera e i loro sforzi per ostacolare la spesa. Hanno fatto approvare in varie Commissioni emendamenti che rivendicano trasparenza e che, sembra, provocano non poco fastidio e che sostanzialmente contrastano gli iter decisionali e mettono in discussione gli argomenti dell’oscura lobby che sostiene le immense spese delle Grandi Opere.
Ma non è finita. C’è anche da rilevare il “dettaglio” che dà la misura dell’incertezza su cui viaggia tutto il progetto: i 329 milioni previsti per la “messa in sicurezza” dei prossimi cantieri più altri 70 milioni per lo studio di fattibilità dello spostamento del tunnel di base da Susa alla Maddalena di Chiomonte, dove è ancora in corso lo scavo del tunnel geognostico, sempre per motivi di sicurezza cioè perché è più facile difendere il cantiere “dai continui attacchi di chi si oppone in modo violento all’opera“(Telt). Colpa dei No Tav cattivi o di chi vuole imporre l’Opera manu militari? “L’opposizione è quasi sparita!” è l’ultimo mantra mediatico che stanno sforzandosi di diffondere ma evidentemente sanno di mentire.
In sostanza, dice il Movimento, Renzi e Hollande hanno firmato al buio dei costi che non sono in grado di prevedere per un’Opera, pensata a fine anni Ottanta per presunte esigenze del secolo scorso, che loro stessi non sono sicuri di vedere completata. Se lo sono detto a Venezia “La vedrai tu che sei più giovane”, “No, tranquillo. Anche tu la vedrai“. La realtà sappiamo da tempo che è ben diversa: ad oggi di realizzato di tutto il copione c’è due terzi di un tunnel geognostico e c’è totale incertezza sui finanziamenti. Significativa la scenografia della sala che ospita la conferenza stampa: un’enorme fotografia dei due che condividono un fumettone: “Tanto paga lui” pensano entrambi.
Alle incertezze finanziarie si aggiungono poi i timori politici: la consigliera regionale Francesca Frediani (M5S) ricorda che nel programma elettorale della candidata a sindaco di Torino, Chiara Appendino, è prevista l’uscita dall’Osservatorio tecnico della Torino-Lione. Sarebbe un colpo durissimo per il Pd torinese e per la lobby del Tav. (F.S. 21.3.2016)
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