Sta per aprirsi una stagione di scontri referendari fitta di appuntamenti:
– il 17 aprile pv ci sarà il referendum sulle trivellazioni petrolifere al largo delle acque territoriali (qui un ottimo prospetto informativo), soprattutto nell’Adriatico; a fine ottobre ci sarà il referendum istituzionale sulla riforma renziana della Costituzione; nel mese prossimo dovrebbe partire la raccolta delle firme per altrettanti referendum su legge elettorale, legge sulla buona scuola, Jobs act. Invito tutti a mobilitarsi sin d’ora per il Si al referendum sulle trivelle e il No a quello sulla Costituzione e per la sottoscrizione degli altri. Battaglie da fare con ampie intese politiche con chiunque ci stia.
La Sinistra Pd? La Sinistra Italiana?
Possibile? La Lega? Il M5s? Marchini? Quagliariello? Fitto? Tutti! Non
so come farà Forza Italia a schierarsi per l’abrogazione di una legge cui ha dato i suoi voti determinanti, ma se ci stanno non gli faremo
l’esame di coscienza e, se ci stanno, anche quelli di Cl vanno bene.
Se non sbaglio il Cln si fece anche con i
monarchici ed il Pci di Togliatti non ebbe esitazioni a concordare con
il Msi la battagli parlamentare (e poi elettorale) contro la legge
truffa di Scelba (che, peraltro, era oro rispetto a questa bruttura
dell’Italicum). Ci sono momenti in cui non si deve andare per il sottile
e bisogna allearsi con chiunque ci stia. Questo è uno di quei momenti,
perché vengono toccati i fondamenti della nostra democrazia.
Quello di Renzi è il più pericoloso progetto di regime
affermatosi dopo la fine della guerra che si esprime tanto nel disegno
di disarticolazione costituzionale, quanto nella sistematica occupazione
dei posti di potere, dalla Rai agli enti di Stato, dalle regioni alle
banche popolari ed ai servizi. In una certa misura, è quello che ha
sempre fatto la partitocrazia di questo paese, quello che rende molto
più pericoloso il renzismo è l’abbattimento di ogni garanzia
pluralistica (con la legge elettorale e le riforme costituzionali),
l’azzeramento della democrazia interna al partito e il carattere molto
più pervasivo dei centri di potere appositamente ideati (si pensi al
progetto di affidare a Lotti il controllo della sicurezza telematica).
Si pensi all’effetto combinato di legge elettorale, riforma del senato e
riforma del partito: con una percentuale anche del 25% una forza
politica (ed è ovvio che Renzi pensa al Pd) può conquistare la
maggioranza assoluta della Camera che, sommandosi ad un piccolo gruppo
di “senatori” espressi dagli enti locali assicurerebbe la maggioranza
necessaria, tanto per l’ulteriore riforma della Costituzione quanto per
l’elezione del Presidente della Repubblica e, con questo, la conquista
dei 2/3 della Corte Costituzionale, di 1/3 del Csm (sempre che una nuova
riforma costituzionale non ne aumenti la quota di spettanza
parlamentare). Neppure la P2, al cui Piano di Rinascita democratica pure
sembrano ispirarsi diverse proposte renziane, si era spinto così in là.
Dunque, prima ancora che parlare del merito delle proposte referendarie, occorre chiarire il senso politico generale
che va al di là del merito di ciascuna di esse, ed il senso è quello
della rivolta contro il progetto di regime che si sta costruendo. E’ il
momento di puntare alla caduta di Renzi attraverso una
serie di bordate successive: il referendum sulle trivelle il 17 aprile,
quindi la raccolta delle firme per i nuovi referendum, poi le
amministrative di giugno – dove occorrerà fare tutto il possibile perché
il Pd perda in tutte le grandi città e soprattutto a Milano –, infine il
referendum istituzionale di ottobre. Ed, a questo scopo, non bisognerà
guardare in faccia a chiunque dia una mano, come ai tempi del Cln.
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