In Lettonia credono di vedere vascelli militari russi vicini alle coste, scriveva ieri Pravda.ru, con riferimento a quanto dichiarato domenica scorsa dal portavoce delle Forze armate nazionali di Riga. Il naviglio in questione sarebbe stato costituito da due fregate della classe “Krivak” che, a detta dei lettoni, avrebbero incrociato “nella zona economica esclusiva lettone, alla distanza di 8,5 miglia marine dalle acque territoriali” del paese. La Tass cita ancora la fonte delle Forze armate lettoni, secondo cui, alla vigilia, le stesse avrebbero individuato anche un velivolo militare russo Il-20, in volo sopra acque neutrali del mar Baltico e vicino ai confini marittimi lettoni. Secondo il Ministero della difesa di Riga, lo scorso anno navi e aerei militari russi si sarebbero avvicinati alle coste lettoni più di 270 volte e oltre 250 volte nel 2014.
L’ambasciatore russo in Lettonia, Aleksandr Vešnjakov, prosegue la Tass, ha più volte dichiarato che “aerei e vascelli russi si muovono seguendo minuziosamente le norme internazionali”. Pravda.ru ricorda come i comandi militari di Estonia, Lituania e Lettonia si siano rivolte ai comandi Nato affinché vengano inviati nell’area soldati britannici, con l’aiuto dei quali si possa “tenere a freno il presidente Putin dall’iniziare un attacco”. Ciò dimostra, commenta Pravda.ru, non tanto il timore paranoico dei generali baltici di fronte alle forze russe, quanto la loro brama di dimostrare, una volta di più, la propria posizione antirussa.
Per ogni evenienza, le forze armate estoni hanno ricevuto domenica scorsa dagli USA una partita di missili controcarro FGM-148 “Javelin” da utilizzo individuale. Secondo Interfax, la quantità di armi giunta in Estonia, sufficiente a distruggere fino a una brigata carri nemica, ha un valore di 33 milioni di $, finanziati coi fondi USA per il “sostegno alle misure di dissuasione in Europa”. Il sistema Javelin, che andrà gradualmente a sostituire quello Milan, attualmente in servizio in Estonia, consente all’operatore di eclissarsi immediatamente dopo aver sparato la salva.
E perché la “minaccia russa” venga completamente scongiurata, l’ex ambasciatore yankee in Russia, Michael McFaul, distintosi a suo tempo a Mosca se non altro per i suoi ricevimenti a pro dell’opposizione liberale, teorizza ora l’annessione alla Germania di Kaliningrad, l’enclave russa sul mar Baltico stretta tra Polonia e Lituania, a una cinquantina di km dalla base lituana di Klaipėda, dove si stanno svolgendo le manovre della forza di reazione rapida “Colpo di saetta 2016”. La bizzarra idea di McFaul ha preso spunto dalla polemica in rete sull’appartenenza storica della Crimea alla Russia, del Texas al Messico, di varie città polacche alla Germania, dell’Alaska alla Russia, dell’antica Könisberg alla Prussia orientale. Nel 1945, con la conferenza di Potsdam, la Prussia cessò di esistere: un terzo del suo territorio, con Könisberg, andò all’Unione Sovietica e il resto alla Polonia.
Che assonanza di vedute con l’idea ucraina di una Crimea ancora debitrice delle gesta di zuavi napoleonici e bersaglieri piemontesi!
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