Da qualche giorno impazza nella rete e sui giornali la vicenda del
Comune di Capalbio, che si sarebbe ribellato alla decisione della
Prefettura di Grosseto di collocare nel comune maremmano cinquanta
rifugiati in attesa di permesso di soggiorno. In poche ore ha preso
piede il festival del cliché: da una parte il Pd locale, che si lamentava della decisione che potrebbe incidere sull’immagine turistica cittadina,
provocando a suo dire un potenziale fuggi fuggi del turismo benestante
del luogo; dall’altra tutte le altre forze politiche che subito hanno
gridato al “radical-chichismo” della sinistra romano-capalbiese.
Eppure,
in questo caso, la vicenda non ha nulla a che fare con quella gauche caviar brava a predicare nei salotti ma allergica alla vita reale.
Infatti, la questione riguarda la presa di posizione del Pd cittadino, e
affiancare al Pd la parola o il concetto di “radical” è come minimo una
provocazione. Il Pd non sta tradendo alcuna posizione politica in
questa polemica, è perfettamente lineare con la sua impostazione
programmatica e sociale. Quella “sinistra” romana di stanza a Capalbio
nei mesi estivi è scomparsa da tempo immemore. Sono rimasti una serie di
pensionati d’oro dal nome altisonante e dal ricco conto in banca, ma
dall’inutile incidenza nelle sorti politiche della “sinistra” italiana.
Il più “nobile” è Alberto Asor Rosa, quello che si augurava un golpe militare contro i governi Berlusconi,
per dire. Stiamo parlando del niente, di tromboni ottuagenari o di
piccoli cacicchi politici neo-democristiani.
E’ perfettamente normale
che il Pd proponga di spedire quei rifugiati nelle periferie urbane,
fuori dai circuiti del turismo, soprattutto se benestante, e che
immagini “zone speciali” da destinare ai flussi turistici internazionali
disinfettandole dalla popolazione povera autoctona. E’ la sua natura di
classe, non le sue posizioni politiche, a spingerlo verso
quell’inevitabile direzione. A destra, invece, la polemica è servita per
dimostrare quanto l’accoglienza dei migranti sia una forzatura politica
distante dai veri umori della popolazione: anche quella stessa
“sinistra” che fa dell’accoglienza un merito, di fronte al migrante in
carne e ossa rifiuta il contatto e mette veti a ogni possibile
promiscuità. Dal proprio punto di vista ha ragione. E’ chiaro che per il
Pd i migranti vanno accolti solo se detenuti nelle periferie
metropolitane, come carne da lavoro sottopagata e senza diritti, ma
esclusi da qualsiasi processo di inclusione effettiva nella comunità
nazionale. Ma, a ben vedere, è ciò che in realtà vuole anche la destra!
Qui il radical chic non c’entra nulla: è una dialettica tra due tipi di
destra, una istituzionale ed europeista e l’altra nazionalista e
xenofoba. Che perseguono, in realtà, un unico obiettivo, quello di
disumanizzare il migrante impedendone ogni possibile integrazione
sociale.
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