Presentazione


Aggregatore d'analisi, opinioni, fatti e (non troppo di rado) musica.
Cerco

15/12/2016

L’Eurogruppo col piede sul tubo dell’ossigeno per Atene

Roba da non credere... Se c'è un paese europeo annientato dall'obbedienza alla Troika – nonostante un referendum popolare che rispondeva OXI (NO) al “memorandum” di Bruxelles – questo è senza dubbio la Grecia. Se c'è un paese in cui il “leader di centrosinistra” ha fatto (quasi) esattamente quel che avrebbe fatto un governo “europeista neoliberista”, questo è la Grecia.

Eppure, proprio contro questo fantasma piegato dall'impoverimento estremo della popolazione, indifeso da una classe politica inqualificabile, si scatena l'ultimo e più osceno ricatto dell'Unione Europea.

Il 5 dicembre era stato raggiunto un accordo tra Bruxelles e Atene per riscadenzare il rimborso del debito. Non “alleggerire”, come si legge oggi su diversi quotidiani mainstream. L'importo totale resta invariato – mentre persino il Fondo Monetario Internazionale ne consiglia da tempo il “condono parziale” (“ristrutturazione”) per manifesta impossibilità di farvi fronte – ma si aumenta il numero delle rate, rendendole così un po' meno traumatiche.

Poi il governo Tsipras, nel tentativo di recuperare un po' di consensi (dopo ben tre scioperi generali proclamati anche dai sindacati “meno antigovernativi”, come Adedi e Gsee, oltre che dal comunista Pame), ha deciso di fare una mossa “renziana”, destinando 600 milioni di surplus ai pensionati al di sotto degli 800 euro mensili. Un milione e 600mila persone avrebbero dunque ricevuto la favolosa regalia di 50 euro... l'anno. Per sovrappiù, Tsipras aveva deciso di non far aumentare l'Iva solo in quelle isole dell'Egeo che devono sopportare l'ondata dei profughi che lasciano la Turchia (Erdogan pare non rispettare troppo l'impegno preso con la Ue, in cambio di 6 miliardi di euro).

Apriti cielo! L'Eurogruppo – il consiglio dei ministri finanziari, presieduto dal falco olandese, Jeroen Dijsselbloem – ha deciso per punizione di congelare l'accordo di una settimana prima, bloccando dunque anche i cosiddetti “nuovi aiuti” da erogare ad Atene. "Le istituzioni hanno concluso che l'operato del governo di Atene non è in linea con gli accordi – recita la nota –. Alcuni stati membri la pensano allo stesso modo e così, senza unanimità, le misure per ristrutturare l'esposizione sono al momento congelate".

Tutto rinviato a gennaio, quando – eventualmente – dovrebbe chiudersi la seconda fase del “programma di salvataggio”. Un titolo davvero poco congruo, visto quel che è rimasto dell'economia greca, oggi...

Fonte

Questi fatti dovrebbero di essere di monito a quanti sono ancora convinti che la UE sia riformabile dall'interno. 

Nessun commento:

Posta un commento