Alla vigilia del referendum sulla controriforma costituzionale del 4 dicembre, il Financial Times aveva già suonato l'allarme sul fatto che in Italia una eventuale sconfitta del Si avrebbe messo a rischio l’Eurozona. Alla luce della schiacciante vittoria del No, il quotidiano della finanza internazionale, è tornato alla carica con un editoriale di Wolfgang Munchau secondo cui “L’Italia ora rappresenta una minaccia enorme per l’euro e l’Ue”.
Secondo l’editoriale di Munchau, l’Eurozona non può resistere così come stanno le cose, neanche con l’Italia al suo interno. Si starebbe pertanto avvicinando l’appuntamento con il confronto frontale tra Germania e Italia sul futuro del progetto della moneta unica. Prima o poi, stando al trend politico emerso anche nel referendum costituzionale, l’Italia sarà guidata da un partito contrario alla moneta unica, e secondo l’editorialista allora ci sarà il vero e proprio ‘redde rationem’ con la Germania.
Secondo il Financial Times, per garantire la sostenibilità a lungo termine dell’Eurozona, ad oggi ci sono cinque strade percorribili, ma degli scenari sembrano praticabili solo i seguenti:
-) il primo scenario vede un accordo fra Italia e Germania: l’Italia dovrebbe avviare le riforme economiche necessarie per “ripulire il sistema giudiziario e la pubblica amministrazione”, entrambe misure già promesse dal nuovo primo ministro Gentiloni nel discorso di fiducia alla Camera. In questo scenario al governo italiano dovrà tuttavia anche essere data la possibilità di tagliare le tasse e investire nelle infrastrutture e tecnologie volte a migliorare la produttività. La Germania, da parte sua, dovrebbe impegnarsi ad assicurare un deficit fiscale più alto.
-) Nel secondo scenario, gli Stati del nucleo centrale dell'Unione Europea (i cosiddetti virtuosi, ndr) dovrebbero piegarsi e accettare di avviare un meccanismo di ridistribuzione fiscale per favorire i paesi euromediterranei, riducendo gli effetti degli squilibri di competitività interni alla regione. La Germania è contraria, la Francia favorevole.
-) un'altro scenario è quello secondo cui l’Ue crea una sorta di autorità politica con poteri fiscali, trasferendo quindi con un sistema ‘sociale’ il reddito da chi ha di più a chi ha di meno.
Il governo italiano potrebbe anche continuare a sostenere la permanenza nell’area euro all’infinito (ma secondo Munchau il Pd è rimasto l’unico partito italiano pro-euro).
Un’ultima possibilità è che la Bce trovi un modo per finanziare il debito privato e pubblico italiano a tempo indeterminato.
Basterebbe che si verificasse una sola di queste cinque condizioni per mantenere l’Italia nell’area euro. Il problema è che “ognuna di queste è estremamente improbabile. E non me ne viene in mente una sesta”, scrive Munchau nell’editoriale.
Per il Financial Times il prossimo Presidente del Consiglio che uscirà dalle elezioni italiane del 2018, o forse dal voto anticipato del 2017, dovrà spiegare alla Germania – che con ogni probabilità vedrà ancora Angela Merkel alla leadership – che la scelta di Berlino non è tra un’unione politica in Europa o un’Europa senza unione politica, bensì tra un’unione politica in Europa oppure l’uscita dell’Italia dall’Eurozona (e quindi dall’Ue). Vista l’interconnessione dei sistemi bancari e finanziari, un evento choc del genere (battezzato Italexit) “porterebbe al maggiore default della storia“. Uno scenario che, secondo diversi osservatori, la Germania non permetterebbe mai. “Il sistema bancario tedesco correrebbe il pericolo di fare crak e la prima economia d’Europa perderebbe tutta la competitività guadagnata negli ultimi 15 anni”.
In pratica quell'enorme surplus accumulato sulle spalle e sulla pelle delle popolazioni dei paesi euromediterranei, quei paesi Pigs usciti devastati dal rapporto tra costi sociali e benefici pagati o ottenuti dall'ingresso nell'Eurozona.
Fonte
Nessun commento:
Posta un commento