15/12/2016
Putin a Tokyo: disputa territoriale, ma soprattutto affari
Vladimir Putin arriva oggi in Giappone per una visita di due giorni. Secondo la Tass, la questione principale in discussione tra il presidente russo e il primo ministro giapponese, Shinzō Abe, riguarderà la decennale disputa territoriale a proposito delle isole Kurili meridionali e il tema, strettamente connesso, del trattato di pace, mai definitivamente sottoscritto tra Mosca e Tokyo dalla fine della Seconda guerra mondiale. L'incontro odierno è previsto nella città natale di Abe, Nagato, nella prefettura di Yamaguchi, un migliaio di km a sudovest di Tokyo e soltanto domani gli incontri tra i due leader proseguiranno nella capitale nipponica.
Al Cremlino valutano come gesto d'onore da parte giapponese, l'incontro nella città d'origine di Abe; ma, soprattutto, si conta sul fatto che l'atmosfera più informale consentirà di avviare il dialogo tra i due leader su toni costruttivi. A Tokyo, invece, gli incontri si allargheranno ai temi economici, con la partecipazione di rappresentanti dei maggiori circoli d'affari dei due paesi.
Pare che Mosca punti molto sulla ripresa della collaborazione economica e commerciale con il Giappone, dopo che, in seguito alla caduta dei prezzi dei prodotti energetici, sanzioni e indebolimento valutario, nel 2015 gli scambi commerciali tra i due paesi si erano ridotti di un terzo e ancora di un altro 28% nei primi nove mesi del 2016. Lo scorso novembre, la commissione mista di lavoro aveva messo a punto a Mosca un elenco di 90 punti e progetti comuni su cui discutere.
Nella cerchia di Vladimir Putin, nonostante si ribadisca che la questione più acuta nei rapporti russo-giapponesi rimane quella territoriale e dell'accordo di pace, si sottolinea che il vertice non si limiterà a questo problema. Nell'intervista concessa all'antivigilia ai media giapponesi, Putin ha sottolineato che la Russia farà il possibile per giungere alla firma del trattato di pace con il Giappone, ma non a scapito dei propri interessi. Vale a dire, ha detto Putin, è necessario raggiungere un compromesso tra i due paesi sulla eterna disputa territoriale. Il presidente russo ha tenuto a ricordare che tutte le controversie devono essere risolte senza infrangere la base giuridica internazionale emersa dalla Seconda guerra mondiale – come dire: le Kurili devono rimanere russe – ma ha anche giudicato un anacronismo da correggere, l'assenza del trattato di pace.
In ogni caso, sia l'aiutante presidenziale per le questioni internazionali, Jurij Ušakov, sia il portavoce Dmitrij Peskov, hanno espresso l'opinione che sia ancora presto perché si giunga a una soluzione definitiva della disputa territoriale e non sia il caso di porre stretti limiti temporali alla firma del trattato di pace, la discussione attorno al quale, come ricorda la Tass, va avanti a fasi alterne dagli anni '50. Anche per questo, par di capire che la delegazione russa che accompagna Vladimir Putin, insieme al Ministro degli esteri Sergej Lavrov, comprende per lo più Ministri economici e rappresentanti delle maggiori compagnie energetiche, a partire da Rosneft, Gazprom, Rosatom, Renova, Banca per il commercio estero, Fondo di investimenti, Novatek e molte altre, i cui dirigenti sono da anni in testa alle classifiche di Forbes.
Al termine della Seconda guerra mondiale, l'intero arcipelago delle Kurili entrò a far parte dell'Urss. Il Giappone contesta però l'appartenenza alla regione russa di Sakhalin delle isole meridionali dell'arcipelago: Iturup, Kunašir, Šikotan e l'isolotto disabitato di Khabomai. Nel 1956, Unione Sovietica e Giappone sottoscrissero una dichiarazione in cui si annunciava formalmente la fine della guerra e il ripristino delle relazioni diplomatiche bilaterali. Con essa, l'Urss esprimeva la disponibilità a passare al Giappone, dopo che fosse concluso un autentico trattato di pace, parte delle Kurili meridionali: Šikotan e Khabomai. La Dichiarazione del '56 fu ratificata dai rispettivi Parlamenti, ma in seguito gli obblighi furono abrogati.
Al Cremlino, scrive ancora la Tass, non si esclude che, al termine dei colloqui, Putin e Abe possano rilasciare una dichiarazione sull'avvio di attività economiche congiunte sulle quattro Kurili meridionali, pur ribadendo, come ha fatto Putin, di respingere ogni ipotesi di sovranità giapponese su di esse.
Su tutte queste ipotesi, incombe in ogni caso la non remota possibilità che, in caso di passaggio delle isole al Giappone, Washington possa immediatamente impiantarvi una propria base militare. Lo aveva dichiarato apertamente il segretario del Consiglio nazionale di difesa giapponese, Shotaro Yachi, lo scorso 9 novembre, in occasione dell'incontro a Mosca con il segretario del Consiglio di sicurezza russo, Nikolai Patrušev. Di fatto, in caso di sovranità giapponese su Šikotan e Khabomai, queste rientrerebbero automaticamente nel quadro dell'accordo sulle garanzie di sicurezza Tokyo-Washington e sono dunque quantomeno aleatorie le dichiarazioni dell'ex primo ministro Yoshiro Mori, che martedì scorso, in un'intervista al quotidiano Asahi, escludeva assolutamente tale eventualità. Una eventualità che non potrebbe in alcun caso lasciare indifferente la Corea del Nord, ma, soprattutto, la Cina, già oltremodo preoccupata per la presenza statunitense nell'area del Pacifico.
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