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08/05/2017

Bologna-Kiev. Una nuova rotta aerea per favorire i rientri o i nuovi traffici d’affari?

Bologna, all'Aeroporto Marconi da giugno partirà una nuova rotta aerea per Kiev: volo Bologna-Kiev (e ritorno) con frequenza bisettimanale a partire dal prossimo 2 giugno.

Presto si potrà quindi arrivare anche nella capitale dell'Ucraina grazie alla nuova rotta che sarà operata dalla compagnia Dart. A detta di Mario Meccoli, rappresentante statale della Regione ucraina di Chernivt, questa nuova tratta servirà per agevolare principalmente “gli spostamenti dei cittadini ucraini che lavorano in Italia” (nella fattispecie, assistenti familiari e badanti soprattutto, che dovrebbero costituire il 60-70% del traffico di questa nuova rotta), e per incentivare il turismo e il traffico d’affari.

Ma per chi crede che la nuova rotta sia stata aperta per i lavoratori ucraini in Italia, IlSole24Ore sfata ogni ragionevole dubbio. Guarda caso, infatti, dallo scorso anno, si è rilevato in Italia, e non solo, una risalita dei volumi di export diretti verso l’Ucraina. Un recupero che riguarda sia i beni di consumo sia quelli strumentali. A sperimentare la ripresa sono diversi territori in Italia come Vicenza, che passa dai 49 milioni di export dei primi nove mesi del 2015 ai 63 milioni dello scorso anno, Milano, che passa da 67 a 83 milioni, Bologna (da 37 a 44 milioni), Bergamo (da 13 a 18) e Cuneo (da 11 a 17 milioni). Il recupero di vendite verso Kiev coinvolge anche i principali partner europei tra cui ritroviamo in primis la vicina Polonia e la Germania.

Non è un caso che dopo il colpo di stato di Maidan in Ucraina, sostenuto politicamente, finanziariamente, militarmente e mediaticamente sia dagli Usa che dall'UE, sia stato messo in atto un tentativo di costruzione di un contesto economico-produttivo favorevole all’espansione tedesca. Da una parte povertà e disoccupazione sono cresciute esponenzialmente insieme all'inflazione che ha portato ad un aumento generale dei prezzi, dall’altra una serie di industrie e terre coltivabili sono state fagocitate da banche e dai grossi gruppi occidentali. Il risultato è un popolo dissanguato dalle bombe, dalla violenza fascista e dalla prospettiva di indebitamento e dipendenza da FMI e UE, per chi non è già emigrato in altri paesi alla ricerca di un futuro “migliore”.

Pensiamo infatti a tutta quella parte di classe lavoratrice ucraina emigrata nei paesi dell'Unione Europea, alla manodopera maschile e alle donne impiegate soprattutto nelle famiglie come domestiche o nell’assistenza agli anziani, che dovrebbero giovare del nuovo collegamento con la propria terra che sono stati costretti a lasciare (o per lo meno assicurare una prima fonte di guadagno per la Dart?). In Italia il numero complessivo di colf e badanti dal 2007 è cresciuto mediamente del 42%.

Se guardiamo alle aree di provenienza, l’Est Europa prevale senza dubbio (il 46% del totale, ma oltre il 60% tra le badanti), ma è importante sottolineare come le previsioni ipotizzano un aumento del 25% di questi spazi occupazionali. La guerra in Ucraina, come abbiamo già riportato sul nostro giornale, ha accentuato e determinato l'emigrazione attuale, prova ne è il calo demografico della popolazione presente sul territorio controllato da Kiev. Secondo le statistiche ufficiali infatti, in un ventennio la popolazione si è ridotta di circa il 13%, cioè 6,5 milioni di persone. Nel 2013 è stato fatto un censimento di cui il Governo rifiuta però di fornirne i risultati, e questa mancata diffusione dei dati rilevati ha costretto il governo all'adozione di "stime" secondo cui la popolazione arriverebbe a 42,5 milioni di abitanti, ma sembra chiaro che questa stima non nasconda altro che un calo demografico assai drammatico.

Studi indipendenti basati sul numero di allievi iscritti alla scuola dell'obbligo dicono che nel territorio non ci siano più di 32 milioni di persone mentre uno studio basato sulla produzione e sul consumo di pane e farina darebbe nell'attuale Ucraina una popolazione di non più di 24,5 milioni di persone (per approfondire clicca qui). Il calo demografico è soprattutto determinato dalla forte emigrazione dovuta alle disastrate condizioni del paese create dall'UE che insieme agli USA ha alimentato e sostenuto il colpo di stato nazionalista contro il governo in carica, scatenando così una guerra civile che insanguina il paese. Il regime ucraino è stato costretto a implementare le politiche dell'UE e del FMI e ad avviare una serie di controriforme che non hanno fatto altro che creare un aumento della disoccupazione e tagli all'assistenza sociale.

La revisione del memorandum firmata dalle autorità ucraine del mese scorso mette definitivamente la parola fine alle ultime resistenze relative al tema pensionistico, argomento molto delicato in un paese dove andare in pensione molto presto è la regola. Altro punto importante del memorandum, è l’imposizione della riforma agraria, che dovrebbe portare alla revoca della moratoria sulla vendita dei terreni agricoli a partire dalla fine di quest’anno, arrivando a una vera e propria svendita dei terreni demaniali ucraini. Per gli ucraini i sacrifici non sono certo finiti qui e le politiche dei burocrati europei saranno come sempre subite dal popolo ucraino che vedrà la sua terra spopolarsi ulteriormente in cerca di lavoro altrove.

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