di Michele Giorgio – Il Manifesto
L’Arabia Saudita verserà
nelle casse del governo di Baghdad 10 milioni di dollari per aiutare gli
sfollati interni dell’Iraq. Lo ha fatto sapere il principe ereditario
saudita Mohammed bin Salman per sottolineare il successo dell’incontro
che ha avuto due giorni fa con uno dei più potenti religiosi sciiti
iracheni, Moqtada al-Sadr. I due paesi lavoreranno per migliorare le
relazioni commerciali, anche attraverso l’apertura di un consolato
saudita a Najaf.
È da ingenui pensare che il fine del viaggio di Sadr in
Arabia Saudita sia stato quello di migliorare i rapporti commerciali tra
due paesi avversari da quasi trent’anni, dai tempi dell’invasione
irachena del Kuwait ordinata da Saddam Hussein.
La partenza di Moqtada Sadr per l’Arabia Saudita è stata salutata con
umori diversi in Iraq a conferma delle fratture, territoriali e sociali
oltre che politiche, che lacerano il paese che da poco ha chiuso – pare
– la lunga parentesi dello Stato islamico proclamato dal “Califfo” al
Baghdadi. Le Hashd al Shaabi sciite (le Forze di mobilitazione
popolare) sembrano aver accolto con favore il viaggio. «L’Iraq è un
Paese arabo e non può abbandonare le sue radici arabe... La visita
di Sadr in Arabia Saudita conferma che l’Iraq si allontana dal
settarismo regionale», ha commentato Karim Nuri delle Hashd al Shaabi.
«Sadr e Bin Salman hanno scelto di usare il linguaggio della
moderazione e di sbarazzarsi del discorso settario», ha aggiunto da
parte sua il portavoce di Sadr, Salah al Obeidi. Le voci sciite
contrarie invece hanno sottolineato l’inopportunità di un viaggio in un
paese che ha contribuito ad incendiare l’Iraq finanziando i gruppi
sunniti più radicali e che continua a lanciare proclami contro lo
Sciismo. Simili i commenti, non ufficiali, giunti dall’Iran.
Sadr peraltro ha stretto la mano del principe Mohammed mentre i sauditi
sono impegnati in una feroce repressione nella provincia orientale del
regno dove appena qualche giorno fa cinque cittadini sciiti sono stati
uccisi dalle forze di sicurezza.
Riyadh ora è pronta ad invertire la rotta? Il portavoce di Sadr ne è convinto. Il
principe Mohammed, sostiene al Obeidi, «ha ammesso che l’ex
amministrazione saudita ha fatto degli errori» e che questi errori
«hanno aiutato l’Iran a dominare l’Iraq». Il punto centrale è questo.
Più che intavolare relazioni amichevoli con Baghdad, il principe
Mohammed, di fatto già al potere al posto del padre re Salman, pare
intenzionato a portare altro caos politico in Iraq e a ridosso
dell’Iran.
Preso atto della sconfitta in Siria, dove nonostante l’aiuto
finanziario e militare dato alle formazioni salafite e jihadiste il
“nemico” Bashar Assad resta saldamente al potere, e in grande difficoltà
in Yemen dove la sua guerra ai ribelli Houthi sostenuti da Tehran non
ha dato i risultati che voleva, il principe saudita ora prova ad
entrare a Baghdad facendosi aprire la porta da quei personaggi politici
e religiosi iracheni che, con accenti diversi, non vedono di buon
occhio l’influenza iraniana sul loro paese.
Un paio di giorni fa l’analista arabo Abdelbari Atwan ha ricordato
che prima di Sadr i sauditi hanno accolto il premier iracheno Haidar al
Abadi e il ministro dell’interno Qassem al-Araji e che nei prossimi
giorni sono attesi a Riyadh l’ex primo ministro Iyad Allawi e altri
esponenti politici iracheni non alleati dell’Iran. Muqtada Sadr è il più
importante di tutti.
L’enfant terrible della politica irachena Sadr è leader di un
movimento che conta in Parlamento 34 seggi e guida una milizia, Saraya
as Salam, composta da 60mila uomini che, in passato, sotto la bandiera
dell’Esercito del Mahdi, hanno combattuto anche contro gli americani.
Pur avendo vissuto in Iran critica l’influenza di Tehran e qualche mese
fa ha chiesto ad Assad di farsi da parte. In cambio del suo
appoggio, Sadr avrebbe ottenuto dai regnanti Saud la promessa di
finanziamenti per le prossime elezioni in Iraq che si annunciano ad alta
tensione dopo la decisione dell’importante leader sciita Ammar
al Hakim, uscito dal Consiglio Supremo per la Rivoluzione Islamica per
creare una nuova forza politica (il Partito della saggezza) che potrebbe
avere successo a scapito proprio del movimento di Sadr.
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