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23/10/2017

Elezioni forensi a Napoli: la rottura del vincolo corporativo

Con le elezioni forensi per il rinnovo del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli, che si terranno presso il Palazzo di Giustizia di Napoli da domani a sabato prossimo, si completa il quadro del rinnovo dei Consigli dell’Ordine degli Avvocati, dell’intero Distretto della Corte d’Appello di Napoli, che comprende in pratica tutta la Campania, tranne la Provincia di Salerno.

Nei giorni e nei mesi passati si è votato per la istituzione del nuovo Consiglio dell’Ordine di Napoli Nord, che riguarda il Tribunale transprovinciale ubicato ad Aversa e che ha una competenza di confine tra l’area aversana della Provincia di Caserta e quella a nord di Napoli dell’omonima Città Metropolitana, così come, nel corso di questo anno, si sono rinnovati i Consigli di Nola, S. Maria Capua Vetere, Torre Annunziata, Avellino, ove sono confluiti anche gli Avvocati del disciolto Consiglio del Tribunale soppresso di S. Angelo dei Lombardi, Benevento, dove sono confluiti i Colleghi dell’altro soppresso Tribunale irpino, Ariano Irpino, anche qui con una competenza del Circondario del Tribunale sannita, che tocca le parti più esterne della Provincia di Avellino, fino al confine della Regione Campania.

La maggior parte di questi rinnovi si è tenuta in ossequio alla cd. Legge Falanga, una legge di iniziativa Parlamentare che ha colmato le incostituzionalità di precedenti regolamenti elettorali, varati, dal 2012 fino al 2015, dal Ministero della Giustizia con il parere positivo del Consiglio Nazionale Forense, tutti bocciati dalla giustizia amministrativa, dopo l’entrata in vigore della legge di riforma professionale nel 2012, perché avrebbero consentito all’aggregazione forense maggioritaria di prendersi tutti i seggi del Consiglio per il quale si votava.

Queste elezioni finalmente si tengono anche a Napoli dove il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati è durato, in regime di prorogatio, ben sei anni, sostituendo al suo interno, ben tre Presidenti, il primo dei quali, Caia, eletto da una maggioranza “bulgara” all’ultimo rinnovo, è volato, anche per il sostegno dei consiglieri di Napoli, al Consiglio Nazionale Forense.

Ma in questi anni, anche e soprattutto a seguito dell’obbligo automatico, deciso dalla legge professionale del 2012, di contestuale iscrizione alla Cassa Forense, per tutti gli iscritti all’Ordine degli Avvocati, è venuta emergendo una drammatica questione sociale nell’Avvocatura italiana, perché tanti Avvocati sono diventati morosi verso la Cassa Forense, molti hanno abbandonato questa professione o non si sono iscritti agli Albi, pur avendo superato l’esame di abilitazione, un esame che non ha mai funzionato bene, oltre la “casualità” dei selezionandi.

Ed ecco che la rappresentanza forense si è frastagliata: non esiste più un blocco unico dei professionisti della rappresentanza forense, per lo più Avvocati economicamente accorsati, quasi sempre difensori delle parti forti nei processi, dalle banche alle assicurazioni, ad alcuni colletti bianchi nel settore penale e nello stesso blocco consolidato di potere che esprimeva, ad es. a Napoli, il leader Caia si è creata una frattura che vedrà a Napoli tre liste, una facente capo al dioscuro di Caia, l’ultimo Presidente in carica, Rossi, l’altra capitanata dall’Avv. Bianco, già Segretario dell’Ordine, la terza cogli auspici di Roberto Fiore, storico Consigliere dell’Ordine di Napoli, derivante politicamente dalle fila della sinistra politica della zona sudorientale di Napoli.

E questa stessa frammentazione si è riscontrata nell’esito elettorale a Napoli Nord e Nola, dove le aggregazioni dei favoriti, il Consigliere uscente di Napoli Mallardo, a Napoli Nord, e quella del Presidente uscente di Nola, Urraro, hanno vinto, ma con forti risultati delle aggregazioni antagonistiche, e però i voti non si rispecchieranno nell’effettiva composizione dei Consigli, soprattutto a Nola, dove, secondo un criterio proporzionalistico, l’aggregazione di Nuova Avvocatura Democratica, la vera novità di queste consultazioni forensi nella nostra area, avrebbe diritto a due seggi, ma non ne avrà nessuno, perché i seggi si assegnano sulla base dei voti individuali raccolti da ciascun candidato, in quanto il sistema elettorale è rimasto all’obsoleto voto individuale ai candidati, pur prevedendo aggregazioni forensi nelle candidatura.

A Napoli nell’inverno e primavera scorse vi è stata la crescita di N.A.D., a partire dal clamoroso digiuno promosso dall’ Avv. Salvatore Lucignano innanzi al Nuovo Palazzo di Giustizia Napoletano, contro gli aumenti scandalosi delle indennità ai Consiglieri di Cassa Forense, Avvocati eletti dai Colleghi e l’imposizione di un sistema contributivo, basato su contributi minimi, a prescindere dal reddito, ed imposti coattivamente, che sta creando una selezione censitaria nell’Avvocatura italiana. Infatti NAD, da subito, ha raccolto adesioni e consensi in altri Fori italiani, da Livorno a Bergamo.

Si è svolta, dalle 20.00 del 20 aprile alle 15.00 del 21, la manifestazione di Nuova Avvocatura Democratica “GOOD MORNING VIETNAD”. L’associazione, in quei giorni, presidiò ininterrottamente la sede della Cassa di Previdenza Forense, sita in Via Visconti a Roma.

La manifestazione si svolse in coordinamento unitario con il Movimento Avvocati Liberi, arrivati a Roma da Catania e raccoltisi, a partire dalle ore 11.00 del 21 aprile, a Piazza Cavour.

Nell’ambito della manifestazione, partecipata complessivamente da oltre 200 avvocati, provenienti da varie parti d’Italia, una delegazione congiunta, incontrò il Presidente della Cassa Forense, Avv. Nunzio Luciano, per sottoporre alla Cassa Forense alcune rivendicazioni e proposte. La delegazione fu composta dagli avvocati: Goffredo D’Antona e Monica Foti, leader e portavoce del Movimento Avvocati Liberi e da Rosaria Elefante, Salvatore Lucignano e Giuseppe Fera, rispettivamente presidente, segretario e tesoriere nazionale di Nuova Avvocatura Democratica.

All’incontro parteciparono il Presidente della Cassa di Previdenza Forense, Avv. Nunzio Luciano, ed i delegati Walter Militi, Filippo Visocchi, Immacolata Troianiello, Mario Santoro, Antonio Tafuri, nonché l’Avv. Giuseppe Scarpa, Consigliere dell’Ordine degli Avvocati di Napoli, quale osservatore istituzionale e garante di un corretto confronto tra le parti, ed oggi capolista a Napoli della lista di Nuova Avvocatura Democratica.

La delegazione dei manifestanti, eletto l’Avv. Salvatore Lucignano come portavoce unico delle richieste da presentare alla Cassa di Previdenza Forense, sottopose all’ente le seguenti istanze:

1. No taxation without representation

Estensione dell’elettorato attivo e passivo a tutti gli iscritti all’albo, per l’elezione dei delegati alla Cassa Forense;

2. Massima trasparenza, oltre la legge

Pubblicazione dei verbali delle riunioni dei delegati, delle delibere, dei risultati delle votazioni all’interno del Comitato dei Delegati della Cassa Forense;

3. Istituzioni esemplari, per ridare autorevolezza

Approvazione di una delibera che riporti le indennità ed i gettoni previsti dalla Cassa Forense per i delegati al livello precedente all’ultimo aumento, deciso pochi mesi fa.

4. Un diverso sistema previdenziale è possibile

Creazione di una commissione di studio interna a Cassa Forense, per l’analisi di un diverso sistema previdenziale, basato su:

4.1. progressività e proporzionalità della contribuzione;

4.2. revisione dei privilegi abusati dalle generazioni precedenti, oggi chiamati erroneamente diritti quesiti.

Attuazione di ogni misura politica volta ad estendere questo tema all’intera previdenza italiana, oltre quella forense.

All’esito del confronto le parti convennero che le richieste dei manifestanti riceveranno una risposta da parte dell’Ente di Previdenza.

Ma dal 22 aprile 2017 vi è stata, da parte di Cassa Forense, solo una limitata sospensione proposta a far data dal 2018, di tale contribuzione, del lavorio per un sistema contributivo proporzionale non vi è traccia.

Né di una maggiore trasparenza e conoscibilità dei bando coi quali la Cassa stessa deve istituzionalmente aiutare gli Avvocati in maggiore difficoltà economica.

Allo stesso modo, il CNF, pure, se non soprattutto nella figura del Consigliere Caia, ha innalzato in maniera spropositata la misura delle indennità dei suoi componenti, peraltro rivendicata dal Presidente Mascherin, anche con arroganza, perché c’è unA autodefinizione di quell’Organo istituzionale, di antica matrice corporativa, come dei “professionisti” della politica forense e dei consulenti privilegiati del circuito Parlamento-Governo per l’approvazione di normative che riguardino gli Avvocati – in pratica quasi tutte.

Ed inoltre i membri del CNF, attraverso l’Organismo Congressuale Forense, basato su di loro e sui Consiglieri di Cassa Forense, sono riusciti ad imporre, all’ultimo Congresso dell’Avvocatura italiana, tenutosi a Rimini nel 2016, che la stessa rappresentanza politica dell’Avvocatura, che prima era nell’Organismo Unitario dell’Avvocatura, sia passata a questo nuovo organismo con una totalizzazione di funzioni sia di controllo sugli esercenti la professione, anche in sede disciplinare, sia di indirizzo politico dell’Avvocatura, da parte delle istituzioni forensi. Le quali si battono, nell’area mediterranea, a sostegno ad es. della libertà della Professione Forense nella Turchia e nel Kurdistan turco, ma sono all’origine di tante cancellazioni dall’albo degli Avvocati italiani.

E questo ha fatto sì che l’Avvocatura in crisi (cioè la grande maggioranza degli Avvocati italiani, attaccati da processi di lunga e meno lunga durata, collegati sia alla tendenza, anche qui alla concentrazione oligopolistica, sia dall’utilizzo spregiudicato di social networks come Massimario e luogo di consulenze a buon mercato, sia da leggi che, all’insegna del contenimento dei costi, hanno di fatto reso improbo il ruolo degli Avvocati, e costosissimo l’accesso alla giustizia per i cittadini) non abbia alcuna rappresentanza.

Dentro questa questione più generale prova a rompere il muro dell’attuale Consiglio dell’ordine di Napoli, Nuova Avvocatura Democratica, che presenta una sua lista ben individuata sui principi di fondo della solidarietà e valorizzazione rinnovata del lavoro degli Avvocati, su una drammatica esclusione di fatto delle donne dalla possibilità di un esercizio continuativo della Professione, con proposte concrete anche sul rapporto tra lavoratrice e madre, soprattutto per chi ha figli piccoli, contro ogni idea di una selezione censitaria degli Avvocati operanti; queste proposte sono così valide e popolari, che hanno trovato eco sia in altre aggregazioni presenti, con proposte simili, ad esempio sulla contribuzione forense agganciata al reddito, ripresa da altre Colleghe candidate, sia nella Carta di Napoli dei Giuristi Democratici del Mediterraneo, che sottolinea, tra gli ostacoli da rimuovere per un libero esercizio della professione forense, quelli basati sul reddito.

Reddito che invece sembra l’unico misuratore della validità del lavoro forense dato da leggi e regolamenti che si susseguono in Italia, dentro la grande crisi, e soprattutto a far data dalla grande svolta della dittatura neoliberista susseguente al 2011, alla lettera Draghi Trichet con le “sue ricette” per l’Italia, nella quale una Cassa Forense, che ha sconvolto i suoi equilibri attuariali per avere inseguito gli investimenti immobiliari speculativi in giro per il mondo, in particolare a Londra, ha deciso di far pagare alla maggioranza degli Avvocati italiani il conto non saldato dai suoi vertici.

Forse per la prima volta a Napoli la politica tornerà ad essere il vero metro di misura delle decisioni elettorali, non l’amicizia personale o l’attesa di un favore individuale: la politica che non si dà, senza la spada della giustizia e l’usbergo della effettiva libertà, per essere tale nel nostro mondo.

Buone votazioni, Colleghe e Colleghi.

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