Per capire la struttura del potere politico in senso stretto – quali interessi e istituzioni “comandano”, ossia decidono e fanno rispettare le proprie decisioni – sembra indispensabile sollevare lo sguardo dal proprio ristretto campo di intervento e guardare ai processi in corso a livello almeno continentale.
Sappiamo bene che la preponderanza della macrostruttura sovranazionale chiamata “Unione Europea” sfugge ai più (convinti ancora che il governo di un singolo Paese sia il cuore di ogni questione, anziché solo un “governatorato di provincia”). Dunque sembra utile proporre ai nostri lettori un’analisi qualitativa e quantitativa che non viene prodotta da noi, ma che viaggia sul “libero mercato” dell’informazione.
Parliamo del libro Sud colonia tedesca. La questione meridionale oggi, di Andrea Del Monaco, pubblicato da Ediesse. In particolare, consigliamo la visione del video, tratto da una trasmissione di La7, in cui gli effetti macroeconomici delle scelte “europee” sul Sud Italia vengono quantificate nei dettagli.
L’Esperto Fondi UE Andrea Del Monaco nel volume “SUD COLONIA TEDESCA, la questione meridionale oggi” parte dalla seguente premessa: l’austerità è ostetrica di nuovi fascismi; lo è come lo fu il Trattato di Versailles del 1919, vessatorio per la Germania. Il volume svolge un’operazione verità sulle seguenti questioni: 1) una vera narrazione del Masterplan per il Sud del Governo che taglia le già magre risorse per il meridione; 2) una breve storia dell’austerità dal 1992 ad oggi, austerità attraverso cui la UE ci ha imposto la svalutazione del lavoro e la riduzione degli investimenti ; 3) come sono stati spesi poco e male i Fondi UE; 4) come dovrebbero essere spesi i Fondi UE in un piano di Sviluppo che crei lavoro vero.
Qui su La7 Andrea Del Monaco spiega la riduzione dell’Italia e dei Mezzogiorni d’Europa a colonia tedesca, riduzione che è il filo rosso del volume.
Dalla quarta di copertina:
“L’autore inserisce la crisi del Mezzogiorno nel dibattito sull’austerità in Europa. E compie una vera narrazione del Masterplan per il Sud. Smentisce il “laburista” olandese Jeroen Dijsselbloem, presidente dell’Eurogruppo, secondo cui i meridionali europei dilapidano i prestiti “in donne e alcool”. Per esempio, il Fondo Sviluppo e Coesione è un fondo italiano destinato per l’80% al Mezzogiorno. L’Italia, con la «manovra» 2017, aumenta la dotazione del Fondo da 38 a 46 miliardi: nel contempo rinvia la spesa di 35 (di quei 46) miliardi a dopo il 2020. Un rinvio uguale a un taglio per il Sud. Perché? Per raggiungere il pareggio strutturale di bilancio nel 2019.
Volendo risalire alla genesi, il volume ripercorre la storia dell’austerità dal 1992 ad oggi con l’attuale versione del Patto di Stabilità: dopo il suo irrigidimento nel 2011-2012 tramite il Fiscal Compact, il Two Pack e il Six Pack, il Patto ha ridotto la possibilità di indebitarsi per investire.
L’austerità teutonica allarga il divario Nord-Sud. Il Governo inaugura la variante di valico dell’A1, ma non completa le tre ferrovie principali al Sud: la Napoli-Bari-Lecce-Taranto, la Salerno-Reggio Calabria e la Messina-Catania-Palermo. L’austerità blocca gli investimenti e favorisce l’abbandono del Mezzogiorno. La classe dirigente meridionale investe poco e male gli unici soldi disponibili. Fino al 2023 il Meridione avrà 93 miliardi: come auspicato da Adriano Giannola nel dialogo conclusivo, occorre investirli in un Piano di sviluppo che crei lavoro vero. Nel segno di Giuseppe Di Vittorio.”
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