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25/10/2017

Gentiloni, Boschi, Bersani e la commedia dell’arte

Dopo MDP anche Di Maio ha chiesto che la Boschi non partecipi al Consiglio di Ministri che dovrà decidere per la nomina del nuovo governatore di Bankitalia. Lei prima risponde picche, poi lo insulta e ed infine lo sfida a duello in TV ben sapendo che, con queste premesse, sarà ben difficile che Di Maio accetti. E’ il Boschi style: quell’inconfondibile mix di arroganza e sorrisetti di convenienza sparati a raffica.

Gentiloni, con aplomb, abbozza e conferma la presenza del suo sottosegretario al CdM del prossimo 27 ottobre. E la questione Unicredit contattata per salvare banca Etruria? La Boschi non querelò mica De Bortoli facendo scadere i tre mesi utili ad agosto. Ma è già acqua passata.

In ogni caso, la questione dell’opportunità della presenza di Maria Elena Boschi è del tutto secondaria e buona solo per rimarcare la presa di posizione di MDP in linea con l’asse che Gentiloni ha stabilito con un Mattarella preoccupato a fare scudo a difesa del governo.

Ma si tratta solo di una battaglia simbolica. Sulla sostanza, quel Consiglio dei Ministri, infatti, non avrà nessuna autonomia dal momento che la decisione sulla conferma o la successione a Ignazio Visco la prenderà Mario Draghi, cioè, il presidente della Banca Centrale Europea gerarchicamente sovraordinata a tutte le banche centrali nazionali dei 28 Stati membri dell’Unione europea.

La BCE, è, infatti, l’unico organismo che stampa moneta, a capo di tutte le Banche Centrali nazionali e che ha avocato a sé tutte le politiche monetarie ed economiche degli Stati membri.

Quegli stessi stati che devono sottostare a quel “fiscal compact” che sta costando, ad ognuno di essi, 45 miliardi in meno ogni anno di spesa pubblica con gravi conseguenze sull’occupazione e sui salari pubblici.

Quella BCE che stampa tonnellate di euro che poi continua a dare in prestito, a tassi vicini allo zero, alle banche private con cui queste ultime acquistano, poi, i buoni del Tesoro dello Stato con i quali i governi nostrani ripagano ogni anno solo gli interessi sul debito pubblico.

E l’economia? La tanto agognata “crescita”? L’innovazione? L’occupazione? I servizi? Zero spaccato, tutte chiacchiere che servono a tenere in vita (grama) il residuale ceto politico e sindacale della morente “sinistra” italiana. Solo e sempre austerità a guardia di un sistema perverso che crea milioni di disoccupati, macelleria sociale e povertà di massa mentre arricchisce esponenzialmente gli azionisti delle banche private con il sangue dei popoli d’Europa, condannati a subire il ricatto di un debito eterno.

E allora tutto questo can-can ? Tutta fuffa che alimenta il teatrino mediatico della politica nazionale che, però, non conta più una cippa. Macché importa? In fondo siamo pur sempre il paese della commedia dell’arte.

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