In Argentina, con Macrì – il presidente servo degli Usa – sono ricominciate le uccisioni degli attivisti sociali e politici dell’opposizione.
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Comunicato della famiglia di Santiago Maldonado – 20 ottobre 2017
Il corpo trovato nel RÍo Chubut è quello di Santiago.
L’incertezza sulla sua fine è terminata. Il calvario che per la nostra famiglia è iniziato il giorno stesso in cui abbiamo saputo della sua sparizione non terminerà fino a quando sarà fatta Giustizia.
Possiamo dire davvero poco sui nostri sentimenti davanti alla conferma dell’identità di Santiago: questo dolore non conosce parole.
Le circostanze del ritrovamento del corpo ci fanno venire molti dubbi. Crediamo sia il momento di procedere con fermezza nelle indagini e di lasciar lavorare senza pressioni il Giudice Lleral. Dobbiamo sapere cos’è successo a Santiago e chi sono i responsabili della sua morte. Tutti. Non solo quelli che gli hanno tolto la vita ma anche quelli che, per le loro azioni o omissioni, hanno collaborato nell’occultamento e hanno pregiudicato il processo di ricerca.
Eravamo nel giusto a protestare per la inazione, l’inefficacia e la parzialità del precedente giudice nell’iter della causa. Continua a risultarci inspiegabile il rifiuto del Governo Nazionale dinanzi alla proposta di collaborazione di esperti dell’ONU, di comprovata esperienza internazionale. Nessuno potrà toglierci dalla testa che si sarebbe potuto fare molto di più e molto prima.
Ai mezzi di comunicazione, alle organizzazioni sociali, dei diritti umani, di categoria, alle persone che ci hanno accompagnato nelle marce per Santiago, chiediamo che continuino a rivendicare Giustizia, con più forza che mai e in pace. Alle forze politiche, che facciano il maggior sforzo possibile per appoggiare e garantire tutte le azioni che ci aiutino a trovare la Verità e a ottenere Giustizia.
La morte di Santiago non deve essere motivo di divisioni o di battaglie interessate. Nessuno può accampare diritti sul dolore di questa famiglia, per la quale chiediamo rispetto.
Per Santiago, per noi.
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