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27/10/2017

Siamo ormai uno stato di polizia. Serve una operazione verità

Dal 2011, l’anno in cui è diventato operativo il “pilota automatico” cioè il commissariamento della Bce e delle istituzioni europee sul nostro paese, il numero di attivisti sociali, sindacali, politici, lavoratori, occupanti di case colpiti da provvedimenti repressivi, ha subito una impressionante escalation.

Questi sono i dati tra il 2011 e la prima metà del 2017:

in manifestazioni, picchetti, resistenza a sfratti e sgomberi, azioni di protesta, blocchi stradali, ci sono stati 852 arresti; 15.602 denunce; 385 fogli di via; 221 decreti di sorveglianza speciale; 139 obblighi di firma; 71 obblighi di dimora. Sui decreti di condanna penale, praticamente senza processo, i dati della sola prima metà del 2017 parlano di 46 attivisti condannati. Tra gli attivisti colpiti troviamo soprattutto molti disoccupati organizzati napoletani, attivisti del movimento No Tav, lavoratori dei servizi e della logistica, occupanti di case, attivisti No Border, attivisti del No Muos e antimilitaristi sardi. A questi si aggiungono i decreti penali di condanna che hanno colpito con sanzioni economiche – senza un processo – centinaia di manifestanti, di lavoratori, disoccupati per manifestazioni non autorizzate, blocchi stradali, iniziative di protesta spontanee.

Si tratta di un carico penale enorme accumulatosi sulle spalle di migliaia di attivisti che sta diventando una ipoteca pesantissima sulla agibilità politica e le libertà democratiche nel nostro paese. Il problema di una amnistia per i reati connessi e commessi nell’esercizio di conflitti politici, sindacali, sociali va messo all’ordine del giorno.

Come è stato scritto dal costituzionalista Paolo Maddalena in occasione degli sgomberi delle case occupate a Roma, i diritti sociali costituzionali sono prevalenti rispetto agli interessi privati, ma solo questi ultimi hanno creato a propria tutela una legalità che si vuole imporre con ogni mezzo. Minniti ha ribadito questa linea anche in una recente conferenza stampa.

Questa contraddizione tra la legalità che invoca l’ordine pubblico e le esigenze naturali – addirittura previste dalla Costituzione – di giustizia sociale contro cui si va ad impattare quasi quotidianamente, merita di diventare una battaglia generale, politica, ideologica, culturale e diffusa nei sindacati e nelle organizzazioni sociali.

Ormai in tutta Europa si respira un clima autoritario, lo si è visto con l’aver reso permanente lo stato d’emergenza in Francia, in Spagna con la Ley Mordaza prima e la repressione in Catalogna poi e con lo stato di polizia in Italia.

La manifestazione dell’11 Novembre a Roma, intende denunciare con forza questa emergenza democratica e il modello repressivo e autoritario imperante, di cui la Legge e la filosofia del ministero di Minniti sono l’espressione più sistematica. Se ne parlerà a Roma, il pomeriggio di venerdì 10 alla vigilia della manifestazione, nell’assemblea pubblica promossa da Eurostop. Occorre cominciare a praticare gli obiettivi dell’amnistia per i reati sociali, l’abrogazione delle Leggi Minniti-Orlando, le dimissioni dell’uomo forte del dispotismo europeo in Italia, cioè il ministro Minniti.

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