Dopo lo stop sulle trattative per l’Ilva dello scorso 9 ottobre, il ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, ha nuovamente convocato Am Investco e sindacati di categoria per lunedì 31 ottobre, alle ore 11, al ministero dello Sviluppo economico. Tre settimane fa il ministro aveva sospeso il confronto giudicando “irricevibile” la proposta dell’azienda sul salario e sull’inquadramento dei lavoratori della nuova Ilva. Adesso riconvoca il tavolo ma non sembrano esserci novità rispetto all’irricevibile proposta fatta da Arcelor Mittal.
Nessuna risposta è giunta da Arcelor Mittal in merito al taglio dei salari, alla possibilità di scorporare i dipendenti in più società, alle garanzie dei diritti acquisiti, alla non applicazione dei nuovi contratti con la formula del JOBS ACT e nessuna garanzia sull’indotto Ilva, sull’abbattimento dei tempi per l’applicazione AIA, sull’uso di migliori tecnologie e sulla valutazione del danno sanitario obbligatorio.
In una nota l’Usb dell’Ilva sottolinea che non è indifferente se la trattativa riparte o meno dalla nota di apertura di Mittal che prevedeva:
– Taglio dei salari
– Possibile scorporo dei lavoratori in diverse società
– Nuovi contratti (quindi applicazione del Jobs Act)
– 4000 esuberi di cui 3311 a Taranto.
La nota prosegue affermando che “Riaprire la trattativa senza il ritiro della nota di apertura vuol dire trattare sui diritti acquisiti, sugli esuberi, sui nuovi contratti e sullo scorporo.
Probabilmente ci faranno lo sconto... gli esuberi non saranno più 4000, ma ci saranno comunque, non perderemo tutti i diritti acquisiti ma ad una parte dovremo rinunciare (pre, pro, pdr, anzianità, scatti, super minimi, ecc...) il risultato finale sarà che dovremo cedere conquiste importanti in cambio del “favore” che Mittal ci propone, cioè “l’assunzione” come dipendente di ARCELOR o di una sua associata! Chiaramente sottoscrivendo un verbale di conciliazione individuale di “null’altro a pretendere” che MITTAL proporrà ai dipendenti che lei sceglierà. Insomma un salto indietro di quasi 20 anni, sputando in faccia ai sacrifici che abbiamo fatto e alle lotte che abbiamo messo in campo.
USB non è disponibile a ragionare sui diritti acquisiti, sulla divisione dei lavoratori in più società, sugli esuberi o licenziati né su nuovi contratti che prevedono l’applicazione del Jobs Act soprattutto non siamo più disponibili a ragionare sapendo che le misure sanitarie e ambientali previste non garantiscono nessuno, né i lavoratori né i cittadini!
Non è Mittal che mette le condizioni ma le mettiamo noi! Se Arcelor vuole acquisire Ilva le condizioni sono:
– prendere tutti i lavoratori alle stesse condizioni contrattuali ed economiche
– l’abbattimento della tempistica sull’AIA
– inserire le migliori tecnologie esistenti sul mercato
– la valutazione del danno sanitario obbligatorio
– garanzie sui lavoratori appalto Ilva
5 ANNI DI PROMESSE MAI MANTENUTE, DUE WIND DAY CHE HANNO SCARICATO SUL QUARTIERE TAMBURI TUTTE LE POLVERI E I FUMI PRODOTTI DA QUESTO STABILIMENTO E DA UNA POLITICA NAZIONALE INCAPACE DI GARANTIRE L’INCOLUMITÀ DEL SUO POPOLO!
NOI NON FAREMO LA FINE DI ZENICA O DI PIOMBINO!
Siamo stanchi di discussioni inutili che stanno producendo il nulla, il 31 ottobre USB proclama lo sciopero di 24 ore di tutti i dipendenti Ilva e appalto.
Il governo deve rispettare e attuare la costituzione, vivere e lavorare in un ambiente sano è un diritto sancito dalla nostra costituzione, garantire e tutelare i propri cittadini, salvaguardare l’ambiente e garantire reddito e lavoro sono principi richiamati dai padri costituenti.
PRODURRE ACCIAIO A TARANTO SI PUÒ’, MA NON ALLE CONDIZIONI CHE MITTAL PROPONE! Un piano industriale inesistente se non su alcune slide, un piano ambientale ridicolo in cui si sostiene che dobbiamo continuare ad ammalarci per lavorare, si pensa pure di tagliare salario e diritti oltre al numero dei lavoratori! Non stanno vendendo lo stabilimento, stanno svendendo tutta una comunità di persone che vive, lotta e muore per colpa di una politica nazionale incapace e malata.
Le istituzioni locali e regionali devono stare al tavolo, il tentativo del governo è quello di isolare e dividere, noi non ci stiamo!
La partita dell’Ilva è una partita di tutta la comunità, non siamo “solo” dipendenti di Ilva siamo anche e soprattutto genitori di tutti quei bambini del quartiere Tamburi che sono costretti ogni giorno a giocare e respirare minerale!
IL 31 OTTOBRE NOI SCIOPERIAMO PER DIRE NO
NO AL JOBS ACT
NO AL TAGLIO DEL SALARIO
NO ALLO SCORPORO
NO AGLI ESUBERI
NO AI LICENZIAMENTI
NO ALL’INQUINAMENTO
SÌ ALLA SALUTE
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