Non una, ma due, tre forse più di dieci le piste che il fiuto d’inchiesta e il senso di servizio, motori centrali del lavoro di Daphne Caruana Galizia, possono motivare il disegno assassino di chi l’ha tacitata per sempre. Fra gli inviati delle testate che seguono in loco le indagini di polizia, Intelligence e magistratura circola la pista dei narcos: boss maltesi con tanto di fan sui social network che minacciavano la giornalista. Ma accanto al recente timore con cui la coraggiosa cronista e blogger aveva denunciato la minaccia di morte, c’è quella sua disperata considerazione sul panorama politico, socio-economico e finanziario incancreniti dall’illegalità che aveva occupato il micro Stato col classico apparato criminale delle mafie. Amministratori pubblici, imprenditori privati, faccendieri, prestanome – interni ed esterni – interconnessi col partito di maggioranza e con quello d’opposizione, intenti a realizzare affari generali e personali per ricavarne vantaggi. Non è un caso che La Valletta vanti un Pil superiore al 4% annuo conseguito nell’ultimo decennio grazie al gioco della fiscalità compiacente messo in atto dal bipolarismo consociativo di laburisti e partito nazionalista. Col compiacimento di Bruxelles.
Da qui il tesoretto guadagnato da Joseph Muscat (lui continua a negare, ma storicamente tanti ladri di Stato l’hanno fatto) tramite la compagnìa Egrant intestata alla consorte Michelle, sul cui conto erano transitati i dollari del presidente azero Alijev felice del suo affarone del metanodotto verso l’Europa. Per parte sua era felice anche il ministro dell’energia e del turismo Konrad Mizzi, quarantenne rampante sempre di sponda laburista che porta un cognome storico nell’isola grazie al fondatore del partito nazionalista Fortunato (1844-1905) e del figlio Enrico, premier seppure per un periodo brevissimo nel 1950. Anche Konrad Mizzi, così rivelano le “carte di Panama”, aveva una società intestata, per quanto collocata in Nuova Zelanda, che comunque forniva i servizi finanziari a La Valletta. Nella correlazione degli affari, dove le famiglie che s’alternano al comando condizionano la vita nell’isola, la questione dei Panama Papers rappresenta il meccanismo più losco e più grosso dove Daphne Caruana Galicia aveva ficcato il naso. Non solo perché quei file parlano degli inconfessabili appetiti di Putin e Cameron, Sharif e Poroshenko, passando per gli immarcescibili Mubarak, ma perché nel mappamondo dei paradisi fiscali c’è una buona fetta dell’attuale economia mondiale e di ciò che la geopolitica si trascina con guerre e stragi. Oltre all’oltraggio estremo di chi ne parla.
Trasferimenti di ricchezze
1.Isole Vergini 2. Panama 3. Bahamas 4. Seychelles 5. Samoa-Niue
Intermediari
Europa: 1. Svizzera 2. Isola Jersey 3. Lussemburgo 4. Regno Unito
Medio Oriente: Emirati Arabi Uniti
Asia: 1. Hong Kong 2. Cina
Americhe: Panama
Proprietari ricchezze nascoste
Europa: 1. Russia 2. Svizzera. 3. Regno Unito 4. Principato di Monaco e Italia
Medio Oriente: 1. Emirati Arabi Uniti 2. Israele
Asia: 1. Cina 2. Hong Kong
America: 1.Stati Uniti 2. Brasile e Argentina 3. Perù 4. Uruguay
(fonte: Süddeutsche Zeitung)
Fonte
Nessun commento:
Posta un commento