“Lo Stato si prepara a soffocare l’insurrezione” titola l’edizione cartacea di quello che passa come il quotidiano progressista di Madrid, ‘El Pais’.
I media la descrivono come la legittima risposta dello Stato Spagnolo alla violazione della Costituzione e della legalità, o comunque come una vendetta. La realtà è che il governo spagnolo del PP e i suoi alleati di Ciudadanos e Psoe non hanno mai messo in conto di abbassare i toni per fornire una sponda ai settori ‘pattisti’ del governo catalano. Come è stato chiaro quando giovedì Puigdemont offriva lo scioglimento del Parlament e quindi l’azzeramento dell’iter di proclamazione dell’indipendenza, Rajoy, Sanchez e Rivera non erano affatto disponibili a frenare il commissariamento della Generalitat.
Misura – l’applicazione dell’articolo 155 della Costituzione scritta da un parlamento egemonizzato da franchisti che avevano appena cambiato casacca, nel 1977-78 – che infatti ieri il Senato spagnolo ha approvato senza tentennamenti, tra gli applausi entusiasti degli ultrà del PP.
Subito dopo, Mariano Rajoy ha tenuto una breve riunione del Consiglio dei Ministri al termine del quale ha annunciato una raffica di provvedimenti coercitivi, un vero e proprio colpo di stato contro quell’autonomia della Catalogna che i ‘costituzionalisti’ spagnoli affermano di voler difendere dagli eccessi degli indipendentisti.
Mentre decine di migliaia di catalani festeggiavano nel centro di Barcellona la avvenuta proclamazione d’indipendenza, il presidente del Governo elencava i provvedimenti coercitivi appena decisi e subito effettivi, vista la pubblicazione in tempi record sull’edizione digitale del Boe, la ‘gazzetta ufficiale’ di Madrid. Cinque i “Decreti Reali” approvati: il primo destituisce il presidente della Generalitat, Carles Puigdemont; il secondo destituisce il vicepresidente Oriol Junqueras e il resto dei consellers, cioè dei ministri catalani. I loro dicasteri, nelle intenzioni di Madrid, dovrebbero essere controllati direttamente dai ministri del governo spagnolo a seconda delle loro competenze specifiche, e coordinati da quella che in molti già chiamano la ‘vicerè’, Soraya Saenz de Santamaria (PP), una delle leader più estremiste del nazionalismo sciovinista spagnolo.
Gli altri decreti impongono la destituzione di 141 dirigenti e funzionari della Generalitat, la destituzione del direttore generale dei Mossos d’Esquadra – la polizia autonoma catalana già parzialmente commissariata – Pere Soler e del loro comandante, quel maggiore Lluis Trapero che è già indagato perché accusato di aver disobbedito agli ordini del governo centrale lo scorso 1 ottobre, rifiutandosi di reprimere con la violenza i cittadini catalani in fila ai seggi. Inoltre le misure approvate prevedono che quei funzionari e dipendenti pubblici catalani che si rifiutino di obbedire alle indicazioni dei commissari siano accusati di “disobbedienza alla Costituzione e allo Statuto d’Autonomia”, incorrendo nelle sanzioni previste.
Oltre a sciogliere il Govern, i decreti varati dal Gobierno impongono anche l’immediato scioglimento del Parlament di Barcellona e la convocazione di nuove elezioni ‘regionali’ il prossimo 21 dicembre. Una misura che il capo del Partito Socialista Catalano, Miquel Iceta, ha incredibilmente definito “un raggio di sole in un giorno triste”.
La sinistra indipendentista (Cup) ha già fatto sapere ieri che boicotterà le elezioni attraverso le quali le forze della destra nazionalista spagnola, nettamente minoritarie in Catalogna (il PP ha solo l’8% dei voti nel Parlament uscente) tenteranno di impossessarsi delle istituzioni locali. Anche il leader di Podem, formazione catalana vicina a Podemos ma da tempo in polemica con la direzione spagnola del movimento, ha affermato che sarebbe una grande contraddizione per le forze progressiste e di cambiamento partecipare ad elezioni gestite dal governo di Madrid contro la volontà della maggioranza del popolo catalano.
Rajoy ha anche deciso la chiusura delle ‘ambasciate’ catalane aperte nell’ultimo anno in alcuni paesi europei, tra cui l’Italia. Il leader della destra nazionalista spagnola ha voluto ringraziare i leader del Psoe Pedro Sanchez e di Ciudadanos Albert Rivera, per il loro sostegno, e ha invitato i cittadini a confidare nell’esecutivo e ha chiesto “prudenza e serenità”: “lo Stato dispone dei mezzi per recuperare la legalità”.
Quale che sia la strategia repressiva spagnola – sicuramente l’Unione Europea consiglierà ‘moderazione’ per non replicare lo scenario di violenza indiscriminata del 1 ottobre, ma non è detto che Madrid sia sensibile ai richiami di Bruxelles – nelle prossime ore e nei prossimi giorni è lecito attendersi un’ondata di arresti e di denunce nei confronti di altri leader del movimento indipendentista, e degli stessi componenti di un governo catalano che, stando alle dichiarazioni di ieri di Puigdemont, ha chiesto alle istituzioni e ai cittadini catalani di resistere all’intervento spagnolo. Lo stesso President potrebbe finire dietro le sbarre, con un’accusa di ‘ribellione’ che potrebbe costargli fino a 30 anni di reclusione.
Ieri sera un centinaio di estremisti di destra ha reagito alla proclamazione di indipendenza improvvisando una razzia nel centro di Barcellona. Guardati a vista dai Mossos, i fascisti spagnoli hanno percorso in corteo alcuni chilometri nel centro di Barcellona aggredendo passanti e manifestanti indipendentisti (in tre hanno dovuto ricorrere alle cure ospedaliere) e tentando di assaltare la sede di Catalunya Radio, l’emittente pubblica accusata dai nazionalisti spagnoli di essere il ‘megafono’ dei ribelli. Gli estremisti hanno assediato la sede della radio catalana tentando di sfondare la porta principale e aggredendo i giornalisti che gli capitano a tiro, poi hanno ripreso la loro marcia verso piazza Sant Jaume ancora piena di manifestanti indipendentisti: a quel punto i Mossos li hanno bloccati impedendogli di continuare pur senza usare la forza. Domani a Barcellona il gruppo “Società Civile Catalana”, copertura associativa dei nazionalisti spagnoli in Catalogna, ha convocato una manifestazione ‘per l’unità della Spagna’ alla quale parteciperanno tutti i gruppi neofascisti e neonazisti dello Stato.
Continua intanto l’esodo delle imprese. Stamattina il consiglio d’amministrazione di Allianz Seguros ha comunicato la sua decisione di spostare da Barcellona a Madrid il domicilio sociale e fiscale della società.
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