L’erede al trono saudita, Mohammed bin Salman, è in questi giorni in
visita alla Casa Bianca, tappa di un lungo viaggio intrapreso a marzo
dal delfino – da molti considerato il monarca ufficioso – e volto nuovo
saudita. O almeno così si presenta, come l’innovatore e il riformatore,
l’ideatore del pacchetto di riforme Vision 2030, che nascondono
un’identica ideologia politica e identiche forme di discriminazione
contro donne, migranti, minoranze.
Ma il presidente Usa Trump non poteva che accoglierlo con tutti gli
onori a Washington, definendo l’Arabia Saudita prima del meeting a porte
chiuse “un paese amico, un grande acquirente e un investitore
nell’economia statunitense”. Tutto vero: Riyadh non è solo il
principale importatore di armi Usa e occidentali del mondo, ma è anche
il paese che ha investito e investirà miliardi nell’economia interna
Usa, programmi che creeranno 40mila posti di lavoro e permettono a Trump di
insistere sui propri slogan politici. Ed è il paese che, insieme a
Israele, tiene aperta la via del conflitto con l’Iran, arcinemico di
questa amministrazione.
E nello Studio Ovale è giunto l’annuncio a sorpresa del delfino saudita: se
lo scorso anno un accordo tra i due paesi aveva portato alla firma di
investimenti per 200 miliardi, Mohammed bin Salman ha alzato la posta e
parlato di 400 miliardi nei prossimi dieci anni.
L’intesa tra i due si era consolidata lo scorso maggio, a pochi mesi
dall’elezione di Trump, nel primo viaggio del presidente in Medio
Oriente: nella capitale saudita aveva incontrato tutti i leader
dell’area sunnita, firmato accordi miliardari di vendite d'armi con
Riyadh e gettato le basi per la crisi con il Qatar che sarebbe esplosa
di lì a poche settimane. E i rapporti si consolidano: in questo viaggio
negli Usa, Mohammed bin Salman ha intenzione di discutere
l’acquisto di tecnologie per sviluppare il proprio programma nucleare –
quello che all’Iran è vietato – che, specifica la sua delegazione, sarà
volto a scopi civili e non all’arricchimento dell’uranio.
Ma il principe non visiterà solo la Casa Bianca. In programma ci sono
incontri con i rappresentanti delle principali aziende e multinazionali
di stanza negli Usa, tra cui Apple, a New York, Boston, Los Angeles,
San Francisco, Seattle e Houston.
E mentre Mohammed bin Salman incontrava Trump, il Senato Usa affossava la risoluzione che chiedeva di sospendere il sostegno di Washington alla guerra contro lo Yemen.
Con 55 voti contro e 44 a favore la richiesta – mossa sulla base del
War Powers Act del 1973 che dà al Congresso il potere di introdurre
risoluzioni per il ritiro delle forze Usa da un conflitto – è stata
bocciata.
Fonte
400 miliardi di dollari che dovrebbero generare 40 mila posti di lavoro. Conti alla mano ne viene fuori che ogni posto di lavoro necessita di un investimento di 10 milioni di dollari. E' evidente che qualcosa di grosso non funziona...
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