Stanislav Retenskij è il segretario del Partito Comunista della Repubblica Popolare di Donetsk (KPDNR). Retenskij si è recato per alcuni giorni in Italia: nel corso della visita ha svolto numerose iniziative in cui ha raccontato il proprio punto di vista su una guerra che in Ucraina sta proseguendo silenziosamente.
Intervista di Maurizio Vezzosi
Perché nonostante Il conflitto in Donbass stia proseguendo è stato derubricato nell'agenda internazionale?
Credo che in Italia il problema riguardi principalmente la mancata attenzione dei media. Sin dall'inizio di Maidan la situazione politica ucraina è stata caratterizzata da una forte contrapposizione tra i gruppi oligarchici per il controllo sulla sfera economica, una contrapposizione tuttavia dominata dal ruolo dell'imperialismo americano. In termini geopolitici l'Ucraina si trova tra due aree: l'area euroatlantica e la Russia: occorre quindi tenere presente il significato globale del conflitto ucraino. Per queste ragioni per le Repubbliche Popolari del Donbass è molto importante che sul piano internazionale ci sia un'alternativa sul piano dell'informazione e della solidarietà.
Qualche giorno fa Poroshenko ha dichiarato la fine dell'ATO - Anti Terrorism Operation - denominando la campagna militare ucraina Joint Venture Operation. Che significato ha questo fatto?
L'assetto dell' ATO prevedeva che ad occuparsi delle attività militari fossero i servizi di sicurezza ucraini (SBU). Questo, da un punto di vista formale, complicava notevolmente l'impiego di armi pesanti da parte delle forze ucraine, come le forze aree o l'artiglieria.
Da un punto di vista politico il pretesto di un'operazione antiterrorismo appariva evidentemente poco coerente con la presunta invasione russa dell'Ucraina. Chiaramente il ruolo dei servizi segreti ucraini rimarrà importante, ma con questa mossa il comando formale delle operazioni militari passa all'esercito (VSU – Forze armate dell'Ucraina). Prima di questo fatto ad occuparsi dei traffici illegali e del mercato nero a ridosso della linea di fronte erano gli stessi servizi di sicurezza ucraini: la guerra è sempre un'ottima occasione per arricchirsi. E' senz'altro possibile che questo cambiamento produca nuovi conflitti all'interno degli apparati ucraini. Tuttavia, bisogna tenere presente che molte delle tensioni che si verificano tra i poteri ucraini sono in realtà il riflesso di altre contrapposizioni, come ad esempio quella tra il partito democratico e quello repubblicano degli Stati Uniti, che si riflette nel conflitto tra Poroshenko – sostenuto dai democratici – e Sakhaashvili – sostenuto dai repubblicani. Le operazioni militari in Donbass sono cominciate dopo l'arrivo a Kiev di importanti figure dell'apparato statunitense. Oltre a questo è ben noto che i comandanti dei battaglioni neofascisti si siano regolarmente consultati con Washington per concordare i propri piani d'azione. Nonostante l'Unione Europea abbia certamente degli interessi in Ucraina, rimane ben più debole degli Stati Uniti e fortemente condizionata da questi: anche per questo la Germania non rinuncia mai al dialogo con la Russia. Credo che se le parti coinvolte nella guerra ucraina fossero soltanto i paesi europei il conflitto sarebbe risolto da tempo.
In questo momento qual è la situazione sociale nei territori sotto controllo del governo di Kiev?
Bisogna sottolineare che la situazione sociale nei territori sotto controllo del governo di Kiev è di gran lunga peggiore di quella delle Repubbliche Popolari, nonostante queste facciano quotidianamente i conti con la guerra. Kiev ha continuato a privatizzare, portando avanti delle controriforme nell'ambio della sanità: nei territori che controlla Kiev ha aumentato notevolmente i prezzi delle tariffe di gas e corrente elettrica, mentre nelle Repubbliche di Donetsk e Lugansk questi sono rimasti stabili sin dall'inizio della guerra. A Donetsk e Lugansk esiste un programma permanente di aiuto umanitario che ad esempio fornisce pasti gratuiti per i bambini fino a tre anni, che sostiene le famiglie numerose, gli anziani non autosufficienti, gli invalidi. La situazione sociale in Ucraina continuerà ad essere instabile: sono molte le questioni che riguardano questo tema. Attualmente nei territori delle Repubbliche Popolari di Lugansk e Donetsk gran parte delle miniere non sono attive perché sono state danneggiate dai bombardamenti o perché l'artiglieria ucraina impedisce loro di funzionare regolarmente. In questo momento gli Stati Uniti sono il secondo esportatore di carbone in Europa dopo la Russia: in Franca la stragrande maggioranza delle miniere ha chiuso, così come in Germania ed in Gran Bretagna. Nei territori controllati dal governo ucraino – e non interessati da alcuna attività militare – le miniere sono state chiuse per soddisfare le richieste statunitensi: è noto che nel settembre dello scorso anno nel porto di Odessa è arrivato via nave un primo carico di carbone nordamericano. La priorità del governo ucraino è evidentemente quella di assecondare le esportazioni americane distruggendo la produzione nazionale.
Cosa può dirci rispetto alle nazionalizzazioni nelle Repubbliche Popolari del Donbass?
Una delle risposte all'oltranzismo di Kiev è stato il controllo sulla tassazione delle aziende che pur lavorando nei territori delle Repubbliche Popolari paradossalmente pagavano le tasse al governo ucraino. Questo chiaramente non corrisponde né alla loro piena nazionalizzazione, né tanto meno al socialismo.
Negli scorsi mesi un'operazione dell'apparato della LNR (Repubblica Popolare di Lugansk) ha, per così dire, suggerito le dimissioni all'ex presidente Igor Plotinskij. Qual è a suo avviso il significato di questa vicenda?
Rispondere a questa domanda spetterebbe a chi si occupa del lavoro politico nella LNR. Tuttavia, credo che la vicenda faciliterà i rapporti tra i comunisti della LNR e la presidenza. Riguardo i rapporti tra le due Repubbliche Popolari credo sia importante sottolineare che il nuovo presidente della LNR ha firmato insieme al presidente della DNR (Repubblica Popolare di Donetsk) Alexander Zakharcenko un documento d'intesa riguardante il processo di integrazione economica delle due repubbliche, il potenziamento dei collegamenti ferroviari tra LNR e DNR e gli aspetti commerciali. Dunque quello che posso dire per il momento è che la nuova presidenza della LNR sembra essere più attiva sul fronte dell'integrazione delle due Repubbliche Popolari.
Che cosa può dirci sulle elezioni che si sono svolte in Russia?
Il successo di Putin era prevedibile. Credo che il risultato ottenuto da Pavel Grunin – candidato del KPRF, Partito Comunista della Federazione Russa – sia comunque molto positivo. Le oligarchie russe temono la vittoria e la crescita delle forze progressiste, così come temono il fatto che nella società russa l'idea del socialismo sia diffusa ed abbia una concreta attualità.
Per la prima volta in visita in Italia dopo varie iniziative in diverse città a Roma è intervenuto all'assemblea nazionale di “Potere al Popolo”. Come commenta questa sua partecipazione?
Gli italiani sono stati i primi a mettersi in contatto con noi dando il loro appoggio e la loro solidarietà attiva. Il nostro partito ha salutato con favore la nascita di “Potere al Popolo” e lo ha appoggiato ufficialmente nella competizione elettorale che si è svolta recentemente in Italia. Nonostante la piccola percentuale di voti ottenuta nella competizione elettorale credo che in Italia – così come altrove – l'unione di varie forze che si rifanno al socialismo sia il presupposto fondamentale per un lavoro politico efficace. La loro lotta è anche la nostra.
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