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30/03/2018

Caso Skripal, un atto di guerra contro la Russia?

144 diplomatici russi sono stati costretti a lasciare i paesi occidentali nella guerra scoppiata sull’avvelenamento dell’ex agente Skripal e di sua figlia in Gran Bretagna. E’ successo negli Stati Uniti, in Francia e in Germania. Si sono poi aggiunti l’Italia(!), l’Albania, l’Ucraina, il Giappone, l’Australia, la Moldavia ed altri. La Russia continua a confermare che presto risponderà «con adeguate contromisure». Il ministro degli Esteri Lavrov ha poi accusato tutti questi paesi di agire sotto «pressioni e ricatti colossali di Washington».

Che Putin abbia o meno fatto avvelenare la sua ex spia credo non abbia nessuna rilevanza nella decisione presa da USA e figuranti al seguito di espellere tutti quei diplomatici russi e se anche fossero vere le accuse di Theresa May nei confronti di Putin, non credo proprio che si tratterebbe di una novità dal momento che le spie che tradiscono vengono automaticamente condannate a morte da tutti gli stati della terra. E’ un regola terribile, ma tant’è. In ogni caso prima si fanno le indagini e se poi si trovano le prove, si emette la sentenza. Qui è successo esattamente il contrario. Alle accuse sono seguite le massicce immediate espulsioni dei diplomatici russi. Nessuna indagine, nessuna prova, nulla di nulla. D’altronde né la Gran Bretagna né alcuna delle altre potenze occidentali, nemmeno le Nazioni Unite, sono in grado, non vogliono o non possono, condurre un’indagine onesta e indipendente.

E poi mi pare che gli USA che guidano il fronte antirusso non temano concorrenza in fatto di costruzione di false prove ed avversione d'indagini indipendenti. Proprio gli USA, ad esempio, non riconoscono la Corte Penale Internazionale che però va benissimo quando giudica gli africani, o qualche nemico dell’Occidente, tipo Milošević. Un’impunità che gli Stati Uniti, si sono procurati da sé: quando nel 1946 aderirono alla Corte internazionale di giustizia lo fecero con la riserva di non essere giudicati in base ai trattati internazionali, ossia la Carta delle Nazioni Unite, lo Statuto dell’Organizzazione degli Stati americani e le Convenzioni di Ginevra. In questo modo si garantivano l’immunità dai processi di competenza di quegli organismi. Così ad esempio, quando il Nicaragua denunciò gli Stati Uniti presso la Corte internazionale di giustizia per le loro attività terroristiche nel suo territorio, la maggior parte delle accuse furono fatte decadere perché gli Stati Uniti non erano soggetti – secondo quanto approvato dalla Corte medesima – allo Statuto dell’Organizzazione degli Stati americani, al quale i nicaraguensi si erano appellati e che vieta espressamente qualsiasi tipo di intervento. Stesso copione quando la Jugoslavia denunciò la NATO dinanzi alla Corte internazionale di giustizia per i bombardamenti. Gli Stati Uniti si chiamarono fuori, con il consenso della Corte, perché nella denuncia figurava anche l’accusa di genocidio: quando gli Stati Uniti aderirono alla Convenzione sul genocidio – quarant’anni dopo la sua istituzione – fu inclusa una clausola per cui quella convenzione era “inapplicabile agli Stati Uniti” [1]

E allora perché tutto questo accanimento antirusso?

Da troppo tempo, ormai si sta soffiando sempre più insistentemente, sul fuoco di una pericolosa “russofobia”, un fenomeno che il giornalista Fulvio Scaglione, a proposito della vicenda Skipral descrive in questi termini: “Quella che spinge la russofobia imperante è ormai una vera mitologia. Prendiamo le ultime rivelazioni. Per esempio il “caso Skripal”. Si parla di un vecchio arnese dello spionaggio, un doppiogiochista fuori dai giochi da vent’anni che si arrabattava con un po’ di consulenze. Già è curioso che di colpo Vladimir Putin (perché gli inglesi hanno detto che l’ordine veniva dal Cremlino) si ricordi di Skripal. Ancor più curioso che gli venga di colpo voglia di ucciderlo. Straordinariamente curioso, poi, è che si pensi di ammazzarlo con gas nervino. Il buon vecchio colpo alla testa non è più di moda? Oppure si vuole lasciare un’impronta così grossa da far gridare a tutti “aiuto, arrivano i russi!”? E poi si parla di gas nella valigia, ma forse non è più vero. E poi si scopre che Skripal padre e figlia avevano spento per quattro ore i rilevatori satellitari dei cellulari, e chissà che avevano fatto in quelle ore. E chissà come stanno i due Skripal, che non sono morti ma nemmeno riapparsi: non una foto, una notizia, un bollettino medico. Tutto questo, per dirlo con la filosofia di Theresa May, è “highly likely”, altamente probabile? Se ve lo raccontasse un collega di un suo amico ci credereste?” [2]

Vladimir Putin è stato appena rieletto a presidente della Federazione Russa con oltre il 70% dei consensi. Molti commentatori autorevoli e super partes segnalano che questo risultato così schiacciante non è solo la conseguenza della sovrapposizione tra il partito nazionalista “Russia Unita”, lo stato russo e le grandi oligarchie ma è anche il risultato della pochezza di un’opposizione che non ha né grandi idee sull’alternativa possibile al neonazionalismo confessionale di Putin né possiede un radicamento di massa. Tuttavia c’è un dato che contrasta con la narrazione che vede Putin come un dittatore assoluto: il candidato del Partito Comunista della Federazione Russa, Grudinin ha preso più del 12% e non si tratta affatto di un ascaro di Putin. Insomma, che la Russia Attuale non sia un faro di democrazia è fuor di dubbio ma che questa accusa venga mossa dagli USA in cui appena 1/3 della popolazione vota dei ricchi sfondati o dei politici a libro paga delle grandi lobbies oppure da quell’Unione Europea che non ha votato nessuno ma che sostiene e finanzia i nazisti ucraini, regala miliardi al dittatorie turco Erdogan e fa affari con il regime egiziano di Al Sisi, ecco, appare, quanto meno, paradossale.

Evo Morales, Presidente della Bolivia ha commentato così il risultato di Putin: “Salutiamo la contundente vittoria del fratello Presidente della Russia, Vladimir Putin, rieletto con più del 70% di appoggio del suo popolo nelle urne. La Russia rispetta la dignità dei popoli e garantisce l’equilibrio geopolitico e la pace mondiale di fronte all’attacco dell’imperialismo”. Insomma, appare evidente che si sia voluto costruire da parte delle cancellerie e dai media occidentali una narrazione filo-atlantista e filo-NATO che tende a descrivere il presidente russo Vladimir Putin come un pericolo per la pace mondiale. Tutto ciò che, con la rappresaglia contro i diplomatici russi, Washington e i suoi alleati sembra vogliano fare è aumentare ed espandere le sanzioni economiche e finanziarie contro la Russia usando una vicenda tutta da chiarire come quella Skripal come scusa. Gli USA impongono da anni sanzioni contro la Russia ai paesi europei e quest’ultimi si sono adeguati obtorto collo e contro i propri stessi interessi per evitare rappresaglie. D’altronde l’Ucraina è stata destabilizzata nel 2014 dagli USA per mezzo di una “rivoluzione colorata” proprio per creare una spaccatura tra Unione Europea e Russia.

Alla Russia non si perdonano, di certo, i successi in Siria contro l’ISIS (sostenuto dalle petromonarchie) e contro i “ribelli jhadisti” siriani pagati e supportati dagli USA. Alla Russia non si perdonano i buoni rapporti con l’Iran con il movimento di resistenza libanese Hezbollah. Alla Russia non si perdonano anche gli ottimi rapporti con Venezuela e con Cuba. Last but not least, alla Russia non si perdonano soprattutto i buoni rapporti con l’India e con la Cina. A proposito, qualche mese fa Xi Jinping e Putin hanno firmato una dichiarazione congiunta della Federazione Russa e della Repubblica Popolare Cinese sulla comune intenzione di approfondire ulteriormente il partenariato strategico globale di cooperazione e una dichiarazione congiunta della Federazione Russa e della Repubblica Popolare Cinese sulla situazione attuale nel mondo e sulle principali questioni internazionali. Inoltre, è stato approvato un piano d’azione per attuare le disposizioni del trattato di buon vicinato, amicizia e cooperazione per il triennio 2017-2020.

In conclusione, la vicenda Skripal ha tutta l’aria di essere una colossale montatura ai danni della Russia cui non si perdona l’indubbio protagonismo internazionale degli ultimi anni che contrasta apertamente sia con i piani di dominio assoluto sul mondo dei paesi che aderiscono alla NATO guidata dagli USA, sia con i nuovi poli imperialisti emergenti, Europa ed Emirati Arabi in testa.

Note
[1] Intervista sul Terrorismo Occidentale con Noam Chomsky ed Andrè Vltchek , da Internazionale.it dell’ 8.10.2015

[2] Fulvio Scaglione: “Il caso Skripal è una grande fake news. La guerra contro la Russia è terribilmente vera”, da Linkiesta de 29.03.2018

Fonte

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