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21/03/2018

Il sistema Sarkozy

Da stamane, 20 marzo, l’ex presidente della Repubblica francese Nicolas Sarkozy viene interrogato dai poliziotti dell’Ufficio centrale per la lotta contro la corruzione e le infrazioni finanziarie e fiscali, nel quadro di un’informazione giudiziaria aperta nell’aprile 2013 riguardo al finanziamento della sua campagna presidenziale, nel 2007, da parte di Muhammar Gheddafi. I tre giudici incaricati dell’inchiesta hanno accumulato centinaia di documenti e testimonianze in proposito.

La storia dei rapporti fra Sarkozy e la Libia comincia nell’ottobre 2005, quando l’allora ministro dell’Interno nel governo Villepin effettua una visita a Tripoli. Gheddafi lo riceve nella sua tenda. Due degli intimi di Sarkozy, Claude Guéant e Brice Hortefeux, stabiliscono strette relazioni con i servizi segreti libici. Sarkozy è eletto, il 6 maggio 2007. Nel dicembre 2007 Gheddafi monta la sua tenda nei giardini dell’hôtel Marigny, a Parigi, ricevuto in visita ufficiale da Sarkozy.

Nel febbraio 2011 il governo libico reprime un’insurrezione a Bengasi. Sarkozy è il primo capo di Stato a riconoscere il Consiglio Nazionale di Transizione libico e a reclamare un intervento armato, nel quadro di una coalizione internazionale, per sostenerlo. Su Euronews, Saif, uno dei figli di Gheddafi, dichiara che «bisogna che Sarkozy restituisca il denaro accettato dalla Libia per finanziare la sua campagna elettorale». L’ONU autorizza i bombardamenti della Francia sulla Libia. La guerra dura sette mesi. Gheddafi e un altro dei suoi figli sono uccisi in circostanza mai chiarite.

Dopo la guerra Bechir Saleh, capo di gabinetto di Gheddafi, arrestato, fuggito in Tunisia, viene aiutato dall’ambasciatore di Francia a Tunisi a raggiungere Parigi, quindi il Niger e, infine, il Sudafrica. Fra i due turni delle presidenziali del 2012 il sito di informazione Mediapart pubblica un documento ufficiale libico del 2006 relativo ad un accordo che dispone il finanziamento della campagna del 2007 di Sarkozy con 50 milioni di euro. Per la magistratura, il documento sembra autentico.

La procura di Parigi apre un’inchiesta. Nel corso degli anni vengono fuori nomi e testimonianze di una serie di strani personaggi, che sembrano comporre il «sistema Sarkozy». Questi signori viaggiano da un aeroporto all’altro muniti di borse piene di soldi. Sono Ziad Takieddine, intermediario commerciale , Alexandre Djouhri, uomo d’affari, Bechir Saleh, intermediario nella vendita di armi, Claude Guéant, segretario generale dell’Eliseo, Brice Hortefeux, ministro delle Collettività territoriali, Moussa Koussa, capo dei Servizi segreti libici, Abdallah Senoussi, Capo del Servizio di informazioni militari libici, Choukru Ghanem, ex capo del governo libico e ministro del petrolio, Bagdhadi Mahmoudi, ex primo ministro libico, Abdallah Senoussi, capo dei Servizi segreti libici, Khaled Bugshan, uomo d’affari saudita e l’avvocato d’affari malese Siva Rajendram.

Fra tutti costoro esiste un circuito finanziario complesso, al quale gli investigatori si interessano da ormai cinque anni, che potrebbe essere stato utilizzato anche per altre transazioni. Sarkozy, finora, ha respinto sdegnosamente ogni addebito. Il suo fermo può durare 48 ore, fino a giovedì mattina, quando potrebbe essere presentato ai giudici per essere indagato o essere rimesso in libertà. Un’esperienza originale per il «primo poliziotto di Francia», titolo che spetta a quanti, come lui, sono stati ministri dell’Interno.

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