Il 22 marzo Trump ha adottato nei confronti di 150 prodotti cinesi la risoluzione commerciale 301, una misura di protezionismo ai fini della sicurezza nazionale per un valore di circa 60 miliardi.
Wall Street non l’ha presa affatto bene, cadendo del 2,9%. E il motivo c’è, nessun operatore finanziario vuole la guerra commerciale contro la Cina, a motivo del quale il consigliere economico di Trump, ex Goldman Sachs, Gary Cohn, si è dimesso pochi giorni prima la notifica dei dazi. Esso risiede nel fatto che la piazza finanziaria neworkese contava, e conta tuttora, assieme alla City londinese, di gestire l’immenso risparmio cinese. Attualmente il tasso di risparmio cinese è pari al 48% del pil (13 mila miliardi di dollari), negli anni passati il rapporto era ancora più alto.
Si calcola che nel solo ultimo decennio il livello complessivo di risparmio sia pari a 60 mila miliardi di dollari, una manna per Wall Street e per la City, che forse se lo vedono sfuggire per sempre, l’una per i dazi e l’aggressività americana nei confronti della Cina, l’altra, a seguito dell’affaire della spia russo uccisa a Londra, foriero di scontri con la Russia che coinvolgerebbero l’intero occidente.
La Russia ha sistemato i conti con la rielezione di Putin, mentre in Cina si è rinsaldato fortissimamente il potere di Xi Jinping. Interessante notare la squadra economica uscita dall’ultima Assemblea del Popolo. Alla banca centrale, al posto del leggendario Zhou Xiaochuan, è andato il suo vice Yi Gang, artefice nell’ultimo decennio di due strategie complementari: il passaggio da un’economia votata all’export allo sviluppo del mercato interno e il processo di internazionalizzazione dello yuan. Processo che potrebbe subire una forte accelerazione a seguito dell’avvenuta operatività poche settimane fa della Borsa merci del petrolio di Shanghai, con compravendita in yuan garantita da oro e della qualità uran russa ma con forti diramazioni con il petrolio, e il gas, iraniano.
La risposta di Trump è stata l’imposizione dei dazi, l’esenzione di dazi all’Ue in vista di aumenti di spese militari che hanno come obiettivo la Russia, e la nomina del falco antiraniano Bolton come consigliere della sicurezza.
Gli Usa dunque diventano sempre più aggressivi, spaventati da una probabile, ancorché parziale, dedollarizzazione degli scambi cinesi di materie prime e non solo, che coinvolge il triangolo “infernale” Russia - Iran - Cina. Yi Gang ha come obiettivo la piena convertibilità dello yuan entro il 2020. Ciò presuppone non solo l’annullamento del surplus commerciale ma addirittura un chiaro indirizzo verso un deficit delle partite correnti che ha come contropartita la diffusione dello yuan. A livello economico ciò si traduce in un forte aumento di import tramite l’ulteriore sviluppo del mercato interno e la possibilità di accordi bilaterali di scambi che esulino il dollaro e l’euro. La Cina diverrebbe sempre più spugna mondiale e i venti di guerra commerciale, al momento, di Usa e forse dell’intero Occidente, non permetterebbero loro di partecipare in futuro a questo scenario favorevole per gli scambi internazionali. Anche perché ormai la Cina ha sempre meno bisogno di tecnologia occidentale, visto che ormai, dati i livelli di conoscenze e di apparato industriale, è in grado non solo di produrre da sé, ma addirittura di far concorrenza ai prodotti occidentali sul mercato mondiale.
Un altro fattore da considerare è che con Yi Gang la supervisione delle attività finanziarie ed assicurative passano sotto il controllo della banca centrale, assieme a quella che aveva già cioè i flussi valutari e la gestione delle riserve estere. Yi Gang, e assieme a lui l’uomo forte di Pechino Liu He, consigliere economico di Xi e vice premier, gestirà questo immenso patrimonio di risparmio e di asset finanziari ed assicurativi ai fine dell’internazionalizzazione dello yuan. Gli ultimi sviluppi, la guerra a Mosca e i dazi contro la Cina, fanno supporre che l’enorme risparmio interno sarà gestito direttamente da Yi Gang e non da operatori esteri e seguirà le direttive di Xi, in primis Obor, la via della seta. La potenza finanziaria, monetaria ed industriale che verrà profusa con Obor è tale che nel giro di un decennio la Cina sarà capace di creare una tale mole di classe media verso i paesi investiti che rimpiazzerà quella, in rapida decadenza, dell’occidente.
60 miliardi contro 60 mila miliardi: una spaventosa idiozia che terrorizza la stessa Wall Street.
L’Italia, se non parzialmente, non si è accodata all’isteria occidentale anti russa. Se sarà partecipe alla futura isteria anti cinese perderà una notevole possibilità di uscire dal guado.
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