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24/04/2019

Libia - Onu lancia lallarme su emergenza uamnitaria

Intensificare l’aiuto umanitario in Libia perché gli scontri continueranno nel breve periodo. E’ quanto ieri ha dichiarato la vice-inviata speciale dell’Onu nel paese africano Maria do Valle Ribeiro. “Assisteremo per un po’ probabilmente a una continuazione del conflitto – ha dichiarato ieri a Tripoli – pertanto dobbiamo accelerare e aumentare la nostra capacità di rispondere alle necessità di aiuti [umanitari]”. Finora gli interventi delle Nazioni Unite e dei suoi partner hanno raggiunto 21.000 persone, poco se si pensa che sono 32.000 gli sfollati a causa dei combattimenti tra le forze del Generale della Cirenaica Haftar e le milizie fedeli al governo riconosciuto internazionalmente di al-Sarraj.

Che la situazione umanitaria sia molto difficile è apparso evidente già la scorsa settimana quando l’Ufficio dell’Onu per gli Affari umanitari (Ocha) ha chiesto alla comunità internazionale 10,2 milioni di dollari per coprire fino al 18 maggio gli aiuti da dare alla popolazione. Una somma che potrebbe non bastare: “Siamo molto preoccupati perché gli sfollati aumentano ogni giorno di più” ha detto Ribeiro. Ma ad aumentare è anche il numero dei morti: secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità (Who), sono finora 254 i civili e i combattenti rimasti uccisi negli scontri. 1.228 i feriti.

Dati provvisori perché i combattimenti non conoscono tregue. Nel week end le forze che combattono per al-Sarraj hanno provato nuovamente ad avanzare verso le postazioni controllate dagli uomini di Haftar intorno all’aeroporto di Tripoli, nella parte sud-ovest della capitale libica. Secondo al-Jazeera, le milizie starebbero usando “armi pesanti” contro l’autoproclamatosi Esercito nazionale libico (Lna) di Haftar che ieri ha fatto sapere che intensificherà il proprio assalto su Tripoli. Il generale appare in difficoltà perché la sua offensiva iniziata lo scorso 4 aprile non sta producendo i risultati sperati: ha conquistato sì i distretti di Gharyan e Qasr Bani Ghashir e diverse piccole città, ma i suoi soldati sono di fatto impantanati nel sud della capitale dove non riescono a sfondare le linee nemiche.

Anzi, riferisce la Reuters, negli ultimi giorni starebbero addirittura indietreggiando nel distretto meridionale di Ain Zara, il fulcro degli scontri di queste settimane. Il portavoce del Lna Ahmed Mismari ha negato la notizia, ma ha ammesso che i progressi militari sono rallentati dal fatto che si combatte in aree ad alta densità abitativa. Oltre alla già citata Ain Zara, gli scontri sono continuati nella giornata di ieri ad Azizya e nel distretto di Abu Salim che è situato a soli sette chilometri dal centro di Tripoli.

Secondo alcuni analisti, ad aver contribuito a rendere ancora più avvelenato il clima in Libia è stata la telefonata tra il presidente Usa Donald Trump e Haftar avvenuta lo scorso lunedì, ma confermata solo venerdì. In una nota, il Dipartimento di stato americano ha detto di “riconoscere il ruolo significativo di Haftar nel combattere il terrorismo e nel mettere al sicuro le risorse petrolifere”. Di fatto un lascia passare al Generale per continuare la sua violenta offensiva nella capitale.

Sulla crisi libica prova a far sentire la propria voce anche l’Egitto che, insieme ad Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita, è schierato con Haftar. Domani, infatti, il Cairo ospiterà un “vertice d’emergenza” che, recita un comunicato dell’ufficio del presidente egiziano al-Sisi, discuterà su come “rilanciare il processo politico in Libia e su come eliminare il terrorismo”. Ai lavori prenderanno parte anche i leader di Ruanda, Sud Africa e Congo.

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