La rivelazione arriva dall’agenzia Bloomberg. Il presidente Donald Trump, in una telefonata con il generale Haftar, la scorsa settimana, ha lasciato capire che gli Stati Uniti avrebbero sostenuto un assalto alla capitale libica per deporre il governo appoggiato dalle Nazioni Unite. E’ la conferma di quanto una precedente dichiarazione del consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Bolton, aveva dato ad Haftar l’impressione di un semaforo verde americano per un’offensiva su Tripoli da parte delle sue forze.
Il colloquio telefonico di Trump con Haftar, è avvenuto dopo che il 9 aprile Trump aveva incontrato il presidente egiziano Abdel Fattah El-Sisi (sponsor dell’uomo forte libico) e lo aveva esortato a sostenere Haftar.
Secondo quanto riferito a Bloomberg da due fonti dell’amministrazione Usa vicine al dossier libico, Trump ne ha anche parlato con il principe ereditario di Abu Dhabi Mohammed bin Zayed Al Nahyan, sostenitore di Haftar, il giorno prima che la Casa Bianca emettesse la dichiarazione di riconoscimento dell’incarico con Haftar. E’ noto del resto che, dopo la rottura con Gheddafi, Haftar si è rifugiato negli Stati Uniti dove ha potuto avere addestramento e relazioni che stanno producendo i loro effetti.
Dal canto suo, il presidente “riconosciuto” della Libia, Fayez al Sarraj, aveva accusato mercoledì la Francia di sostenere il generale Khalifa Haftar, che ha definito un “dittatore”. “Siamo sorpresi del fatto che la Francia non sostenga il nostro governo, che è democratico, ma un dittatore”, ha detto Sarraj in un’intervista ai quotidiani francesi Liberation e Le Monde.
Ma adesso Serraj scopre che non è solo la Francia a sostenere Haftar ma anche gli Usa. Il suo riconoscimento da parte della “comunità internazionale” appare sempre più una formalità destinata a sgretolarsi.
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