16/04/2019
Notre Dame brucia...
Spero che tutta questa commozione sia riservata anche ai contesti bellici che non hanno risparmiato tesori artistici non ascrivibili alla cultura occidentale.
Beni saccheggiati o lasciati deperire, vittime collaterali di una tragedia che non ha risparmiato diverse popolazioni, città storiche e civiltà millenarie, le elenco? Iraq, Sud del Libano, Siria, Yemen per non stare che nel Medio Oriente.
La nostra “civiltà” è stata costruita con la “rovina” delle colonie ed il sangue dei colonizzati, oltre che della forza lavoro autoctona.
Per capirci, quello di Notre Dame è un avvenimento che ci ricorda due cose: come venga gestito il patrimonio nell’era del liberismo (insieme a Greenfield a Londra e Ponte Morandi a Genova) e che tutto ciò che è solido “si scioglie nell’aria” in questo sistema.
Certo anche io mi sono commosso e sono stato colpito: Parigi la amo visceralmente, dalle sue fogne dove si organizzava la resistenza alla sua skyline che ha punti fermi e notevoli squarci.
È stata distrutta e “rifatta” almeno due volte – tre con le mutazioni attuali – ed è per questo che ciò che di più antico sembra perenne. “Paris: Capital of modernity” – purtroppo non c’è in Italiano – di David Harvey ci fa ragionare su molte cose, e su cosa sia una città fondamentalmente in questo sistema economico, dove il termine “tutela” è derubricato a logiche speculative e dove le trasformazioni sono la grammatica dell’urbanistica della rendita “costi quel che costi”.
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