Ha suscitato scandalo che un sito di riders, i fattorini che consegnano il cibo a casa, abbia pubblicato un elenco di attori, calciatori, cantanti, VIP riccastri, di manica stretta con le mance. Uno di costoro ha addirittura parlato di liste di proscrizione, di rischi di fascismo. Uno che cantava il ridicolo dei comunisti col rolex.
Altri moralisti da due soldi hanno detto che i riders dovrebbero pretendere una giusta paga e non le mance.
Ma guarda un po’ che sprovveduti questi lavoratori, che non lo sanno. Non sarà invece che hanno compiuto questa azione proprio per ricordare al mondo la loro condizione di sfruttamento e schiavismo? Sulla quale il governo con Di Maio aveva promesso di intervenire e poi non ha fatto NULLA. Nonostante una sentenza di Torino abbia riconosciuto alcuni diritti fondamentali dei lavoratori dipendenti a questi fattorini, che le imprese invece non vogliono riconoscere proprio come lavoratori.
Eppure senza i riders il business del cibo a casa non esiste, sono i fattorini che contano, non i manager delle multinazionali che li sfruttano. Questo han voluto far sapere i lavoratori con la lista dei ricchi tirchi. L’impresa del cibo a casa si fonda tutta sull’intelligenza e sulla fatica di chi lo consegna, a suo rischio e quasi a proprie spese.
I riders fanno bene a dare fastidio, anzi bisognerà sostenerli affinché ne riescano a dare di più. Perché hanno diritto ad un contratto, ad una paga dignitosa, alle ferie, alla malattia, all’assicurazione contro gli infortuni. Hanno diritto a ciò che secondo la nostra Costituzione è il LAVORO. Altrimenti è SCHIAVISMO. E gli schiavi fanno bene a ribellarsi, sempre e comunque, in modo materiale o virtuale, nelle strade o nella rete.
Lo scandalo non è la lista dei vip ricchi tirchi, lo scandalo è la condizione dei lavoratori.
IO STO COI RIDERS.
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