“Occorre che l’Italia ritiri al più presto il suo ospedale militare da Misurata. Abbiamo le prove che quella struttura ormai non ha più nulla di umanitario, ma costituisce un valido aiuto per le milizie di Misurata che combattono contro il nostro esercito”. In una intervista rilasciata al Corriere della Sera, non ha usato certo mezze parole il portavoce del maresciallo Khalifa Haftar, generale Ahmed Mismari.
Soprattutto quando attacca su quella che è stata una vera e propria operazione militare “coperta” da parte dell’Italia in Libia, ossia l’invio di un contingente militare italiano con il pretesto di “proteggere” l’ospedale di Misurata. Un ospedale che poteva ricoverare 40 pazienti ma che veniva presidiato da ben 300 militari italiani nel quadro della “Missione Ippocrate”. E tutti, da allora fino ad oggi, hanno fatto finta di crederci.
“L’ospedale era stato inviato per assistere i feriti negli scontri contro Isis a Sirte nel 2016. Ma quei combattimenti sono terminati da un pezzo, perché restano 400 soldati italiani? Da quella base partono gli aerei che bombardano le nostre truppe e causano vittime anche tra i civili. Crediamo che gli italiani abbiano un ruolo nel addestrare le milizie. Non va bene, devono andarsene”, ha sentenziato il portavoce di Haftar dal suo ufficio di Bengasi.
Non è la prima volta che Haftar e comandanti a lui vicino attaccano il ruolo dell’Italia in Libia. Nell’agosto del 2018 aveva esplicitamente chiesto l’allontanamento dell’ambasciatore italiano Perrone per le sue dichiarazioni in una intervista che non era piaciuta all’uomo forte di Tobruk.
Ma la posizione italiana è andata sempre più indebolendosi, soprattutto dopo l’esplicito sostegno ad Haftar anche da parte degli Usa (oltre che della Francia). Da Pechino, dove è in visita, il premier Conte si rifugia dietro una classica posizione cerchiobottista: “L’Italia non è né a favore di Sarraj né a favore di Haftar, ma a favore del popolo libico, che sta soffrendo da troppo tempo e che ha il diritto di vivere in pace”. “Il mio governo – ha aggiunto – mira alla stabilizzazione del Paese. Ho detto più volte che la situazione militare non è affidabile. Invito tutti i leader europei, mediorientali e gli Stati Uniti, a considerare che serve il cessate il fuoco immediato perché se continua il conflitto diventa poi difficile la soluzione politica”.
Ma alla luce degli sviluppi militari sul campo e della dislocazione internazionale delle forze, quello di Conte sembra al massimo un auspicio più che un progetto di soluzione politica per la Libia.
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