Ci sono notizie sorprendenti che non trovano spazio sui media, perché troppo in contrasto con la narrazione Monti-Boeri-Cottarelli-Repubblica e compagnia “democratica” cantando.
Gli esecutivi che hanno governato per tutto il 2019 – prima in versione gialloverde, poi “giallo-blu” – hanno portato il rapporto deficit/pil al minimo degli ultimi 20 anni.
È stato lo stesso ministro dell’economia, Gualtieri (Pd), a spiegare che per gli interessi sul debito pubblico l’Italia ha registrato una spesa minore di 3 miliardi rispetto a quanto preventivato.
A gennaio 2020, anche per questo, il fabbisogno di cassa presenta un surplus di 3 miliardi rispetto a un surplus di 1,6 miliardi del 2019, grazie a maggiori incassi fiscali.
Tutto ciò in una situazione di stagnazione economica, senza maggiori entrate attribuibili alla crescita.
Significa che il popolo italiano, a cominciare dai lavoratori dipendenti con ogni tipo di contratto, è fiscalmente “spremuto”.
Due misure come ‘quota 100‘ e ‘Reddito di Cittadinanza‘, criticatissime dall’establishment (e anche da noi, ma per ragioni opposte, perché troppo “timide” rispetto alle necessità sociali), non hanno affatto inciso sul deficit, che anzi è calato.
Si può fare spesa sociale, insomma, e anche in misura maggiore.
L’Italia ormai è tutto un surplus: surplus commerciale di 50 miliardi, surplus della bilancia dei pagamenti per 46 miliardi, surplus della bilancia turistica e ora anche surplus del fabbisogno di cassa. Eppure la crescita latita...
Ce ne sarebbe abbastanza per farsi qualche domanda – definitiva – sulla validità inesistente delle “ricette” che arrivano da Bruxelles e Francoforte.
Ma invece si mettono in discussione “da destra” quota 100 e reddito di cittadinanza, due “bandiere” del M5S, si dice che “non ci sono soldi” per i contratti pubblici. O addirittura si favoriscono le defiscalizzazioni del cuneo fiscale (il che ridurrà le entrate dello Stato nel settore previdenza sociale) pur di non procedere ad aumenti contrattuali sia nel pubblico sia nel privato.
E ancora sono ferme al palo le opere pubbliche per 50 miliardi decise dal Cipe a luglio.
Che altro deve accadere? Ah, già, c’è il Mes che incombe...
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