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15/10/2020

Francia - Torna lo Stato d’emergenza, coprifuoco a Parigi e in altre città

Ieri sera (14 ottobre), il Presidente francese Emmanuel Macron è tornato in televisione per fare il punto sulla situazione dell’epidemia in Francia, dopo il suo ultimo intervento lo scorso 27 maggio, in un’intervista più simile ad un monologo e trasmessa da TF1 e France2.

Ma prima ancora che il Presidente prendesse la parola, è stata diffusa dalle agenzia di stampa la decisione di resuscitare – con un decreto – lo Stato d’emergenza sanitaria, terminato il 10 luglio e che tornerà in in vigore da sabato 17 ottobre sull’intero territorio nazionale.

Lo Stato d’emergenza sanitaria, presentato ed adottato dal Parlamento a fine marzo, costituisce un quadro giuridico ad hoc per consentire una serie di misure da adottare “in caso di disastro sanitario, compresa un’epidemia che minacci, per la sua natura e la sua gravità, la salute della popolazione”.

Questo autorizza il Primo Ministro “a emanare, con decreto preso sulla relazione del Ministro della Salute, misure generali che limitino la libertà di circolazione, la libertà d’impresa e la libertà di riunione e che consentano la requisizione di tutti i beni e servizi necessari”.

Tali misure devono essere “proporzionate ai rischi connessi e adeguate alle circostanze del momento e del luogo”. Tuttavia, come scrivevamo mesi fa, sotto il velo della lotta all’epidemia di Coronavirus, lo Stato d’emergenza sanitaria nascondeva pericolose insidie per i diritti dei lavoratori: dall’aumento dell’orario di lavoro settimanale in alcuni settori alla riduzione dei congedi retribuiti.

Di fronte a quella che è a tutti gli effetti una seconda ondata di Coronavirus – così come annunciata da diversi studi e virologi già alla fine del lockdown primaverile – il discorso del Presidente Macron è stato caratterizzato dalla sua solita ipocrisia, dal completo distacco dalla realtà sociale e dall’incapacità di dare risposte politiche concrete.

Secondo i dati della Santé publique France, da inizio settimana si sono registrati già 44.000 casi positivi, con 600 nuovi pazienti affetti da Covid-19 ricoverati in rianimazione. Nei reparti di terapia intensiva, sono attualmente (14 ottobre) ricoverati 1.673 pazienti su un totale di circa 5.000 posti letto disponibili.

Nella settimana dal 5 all’11 ottobre, i positivi erano stati 121.078 su un totale di 994.786 test virologici (PCR) realizzati, con tasso di positività di circa il 12%, in aumento rispetto al 9% della settimana precedente (79.266 positivi su 866.342 test effettuati).

Giudicando come “sproporzionata” una nuova chiusura totale, il Presidente Macron ha annunciato l’entrata in vigore di un coprifuoco dalle ore 21 della sera fino alle ore 6 della mattina in Ile-de-France (la regione di Parigi) e in altre otto città (Grenoble, Lille, Lione, Marsiglia, Montpellier, Rouen, Saint-Etienne e Tolosa).

Il governo ha deciso di decretare questo coprifuoco per una durata di quattro settimane a decorrere da questo sabato (17 ottobre), ma già con l’intenzione di prolungarlo fino al 1° dicembre – ha affermato Macron – e con la possibilità che venga esteso a nuove “zone di allerta massima”.

L’ordinamento giuridico francese prevede la possibilità di instaurare un coprifuoco in caso di “disordini dell’ordine pubblico” – come al tempo delle grandi rivolte del 2005 in diversi quartieri popolari – o di emergenza sanitaria. In quest’ultimo caso, si tratta di una misura già adottata in diverse città, specialmente nel sud della Francia, tramite decreti municipali o di prefetti al tempo della prima ondata di contagio.

Nelle città e nei comuni sottoposti a questo nuovo coprifuoco, cinema, teatri, ristoranti e altre attività commerciali chiuderanno alle ore 21. Tuttavia, saranno possibili eccezioni “per tutti coloro che tornano dal lavoro dopo le 21 o che lavorano di notte” o “per tutti coloro che hanno un’emergenza sanitaria”.

Come ha ribadito Macron, “non ci sarà nessun divieto di movimento, ma una rigida limitazione” nell’orario del coprifuoco, rinviando alla conferenza stampa di oggi (giovedì) da parte del Primo Ministro Jean Castex per tutti i dettagli su queste autorizzazioni.

Il mancato rispetto del coprifuoco verrà punito con una multa di 135 euro, la stessa cifra prevista per il non utilizzo della mascherina, con controlli accentuati da parte delle forze dell’ordine. Come durante il periodo di confinamento, il rischio di abusi e multe discrezionali da parte della polizia, in particolare nei quartieri popolari e nelle banlieues, è tangibile, in linea con la visione di controllo sociale e repressivo di questo governo.

Circa la metà dei clusters attivi, ovvero quelli riconosciuti come veri e propri focolai di contaminazione per l’elevata circolazione del virus, riguardano scuole, università e luoghi di lavoro. Tuttavia, il governo francese e il Presidente Macron decidono di adottare una misura del tutto inefficace nel contrastare la propagazione dei contagi.

Questo “coprifuoco notturno anti-Covid” dovrebbe – secondo Macron – far sì che “i 20.000 nuovi casi al giorno di oggi scendano a 3.000-5.000 casi giornalieri” e che i pazienti affetti da Covid-19 rappresentino solo “dal 10% al 15% dei posti di rianimazione rispetto al 32% di oggi”.

Nathan Peiffer-Smadja, infettivologo dell’ospedale Bichat di Parigi, ha reagito all’annuncio del coprifuoco da parte di Macron dicendo di aver “paura che questo non sia una misura radicale per modificare la curva epidemica” perché, oltre a bar e ristoranti, “ci sono altri luoghi dove la trasmissione è importante e rimarrà attiva”, come i clusters che esistono in “molte fabbriche, università e scuole”.

Pertanto, stiamo parlando di un’assurdità (per non essere più espliciti...). Imporre un coprifuoco notturno quando di giorno ci si può continuare ad ammassare tranquillamente sui mezzi pubblici per andare a lavorare, in luoghi in cui il distanziamento è praticamente impossibile, o a scuola e in università, dove persistono situazioni di classi/aule-pollaio.

Il messaggio di Macron è in sostanza simile al modo di dire francese “metro, boulot, dodo”, ovvero “metro, lavoro, piumone”, che fa riferimento ad una routine dove, oltre al lavoro e all’isolamento individuale, non è previsto altro spazio di socialità e convivialità.

Si sta passando da quella formula abusata per cui bisogna abituarsi a “convivere con il virus” ad ormai dover solo “lavorare con il virus”. Anche qui a dettare legge è il MEDEF, l’organizzazione padronale francese, verso la quale Macron si è dimostrato più volte accondiscendente e servile, tanto negli interessi sociali quanto in quelli economici.

“Più impegnato ad offrire pezzi della nostra industria ai suoi amici che a pianificare di testare, tracciare, isolare e sostenere il personale sanitario ‘a qualunque costo’, Macron limita le poche ore di libertà che i francesi hanno a disposizione. Il virus scompare al mattino”, ha commentato il deputato e coordinatore de La France insoumise Adrien Quatennens.

Inoltre, anche il Presidente Macron si allinea all’insensata “regola dei 6” convitati per gli aperitivi, le cene o le serate private in casa. La logica è più che chiara: colpevolizzare il comportamento dei singoli individui, pur di non riconoscere quelle che sono le gravi mancanze e i fallimenti nella gestione politica dell’attuale epidemia da parte del governo.

Infatti, nonostante le previsioni di una seconda ondata di contagi e gli allarmi sulla situazione negli ospedali da parte del personale, sia in primavera che dalla fine di agosto, il governo francese non ha fatto nulla di concreto per impedire un nuovo collasso della sanità pubblica.

Tant’è che, nel suo discorso di ieri sera, il Presidente Macron non ha fatto neanche un minimo accenno alle risorse supplementari richieste dal personale sanitario per fronteggiare lo stato di pressione dei pronto-soccorsi e delle terapie intensive.

Nonostante ciò, il Presidente Macron è stato costretto ad ammettere che “i nostri servizi ospedalieri sono in un’emergenza più preoccupante” che in primavera, “il nostro personale sanitario è molto affaticato”, ma che “non abbiamo riserve nascoste” nei reparti di terapia intensiva.

Gli errori di previsione, preparazione e di gestione della prima ondata di Coronavirus non sono serviti minimamente da lezione.

Non una parola sull’annuncio del ministro della Sanità, Olivier Véran, di predisporre un pacchetto di 50 milioni di euro destinato all’apertura di 4.000 posti letto negli ospedali “da dicembre e anche prima se necessario”. Posti letto che però non riguardano esclusivamente le unità di terapia intensiva che, secondo le previsioni della Santé publique France, rischiano di arrivare a saturazione all’inizio di novembre in diverse regioni.

In Ile-de-France, dove il tasso di occupazione dei posti letto in rianimazione ha già superato il 40%, il rischio è che questo limite venga raggiunto entro la fine del mese.

A dicembre potrebbe essere decisamente troppo tardi, sempre se la promessa di Véran si dovesse poi concretizzare realmente. Infatti, già a luglio il ministro aveva annunciato la possibilità di rendere disponibili in autunno fino a 12.000 posti letto in rianimazione. Ad oggi, nulla di tutto questo è stato implementato negli ospedali, dove il personale sanitario continua a denunciare la mancanza di risorse, attrezzature ed effettivi, lanciando l’ennesimo allarme che rischia di rimanere inascoltato.

Immancabile poi, come sempre nei suoi discorsi, l’ipocrisia classista che caratterizza Macron sin dal suo insediamento all’Eliseo e che ha raggiunto elevate vette durante il periodo di confinamento. Fiumi di lacrime di coccodrillo quando afferma che “i più precari sono le prime vittime”, ignorando che le sue politiche di flessibilizzazione del mercato del lavoro e di smantellamento dello Stato sociale hanno contribuito in maniera determinante all’incremento del numero di poveri, tanto che oggi più di 9,3 milioni di persone vivono in condizioni di povertà relativa.

Ieri sera, Macron ha annunciato un aiuto eccezionale di 150 euro per le fasce più fragili e precarie, ovvero i beneficiari del Revenu de Solidarité Active (RSA, reddito minimo percepito in cambio dell’obbligo di cercare un lavoro o di seguire un progetto professionale formativo) e dell’Aide Personnalisée au Logement (APL, aiuto finanziario per ridurre l’importo dell’affitto in base alla situazione economica).

Praticamente briciole per quei settori popolari precarizzati ed impoveriti dalla crisi sociale scatenatasi già durante la prima ondata; per giunta una misura una tantum visto che, come ha detto Macron, “preferisco questo aiuto eccezionale e massiccio piuttosto che una trasformazione dei minimi sociali”.

Anche nel piano economico “France relance” – dall’importo complessivo mostruoso di 100 miliardi di euro – per i settori più poveri e precari non sono previsti che 800 milioni, ovvero meno dell’1%, mentre più di 20 miliardi sono stanziati per aiuti alle imprese e riduzione delle imposte sulla produzione.

Non c’è da stupirsi che Macron sia considerato da sempre il “Presidente dei ricchi” e, di recente, soprattutto degli ultra-ricchi. Infatti, come emerge da un rapporto del Comitato di valutazione delle riforme fiscali, sotto l’egida dell’istituzione France Stratégie, vicina al Primo Ministro, l’abolizione della Impôt Sur la Fortune (ISF, patrimoniale francese) e l’instaurazione di una flat tax del 30% sui rendimenti da capitale finanziario hanno fatto aumentare i redditi della sottilissima fascia dello 0,1% dei più ricchi in Francia, grazie soprattutto alla crescita dei dividendi, passati da 14,3 miliardi nel 2017 a 23,2 miliardi nel 2018.

In conclusione del suo discorso, Macron ha affermato che “siamo una Nazione di cittadini solidali; non possiamo andare avanti se tutti non fanno il loro compito, non mettono la loro parte”. Peccato che la sua tanto amata e fedele “teoria dello sgocciolamento” sta dimostrando che chi sta in alto prende tutto e che neanche più le briciole cadono verso il basso.

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