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16/10/2020

Sconfiggere il virus? Una testimonianza dalla Cina


L’ideologia non c’entra molto, è bene dirlo subito. C’entra una logica di governo complessiva, che conferisce anche all’impresa privata un ruolo, ma dentro un quadro di priorità, regole, interessi, che non coincide con “l’interesse privato”.

Dunque è inutile baloccarsi con le discussioni molto stupide che piacciono tanto “a sinistra”, tutte tese a stabilire la “percentuale di comunismo” (o socialismo) in ogni paese di cui si parla. Ovviamente, quasi sempre senza conoscerlo affatto.

Qui si deve affrontare una pandemia che non è una peste, ma è abbastanza pericolosa, che si è già portata via oltre un milione di persone e molte altre se ne porterà via prima che un vaccino efficace sia disponibile in miliardi di dosi.

Dunque, si tratta di vedere quale tipo di risposta sia più efficace per ridurre al minimo morti e invalidi (i problemi respiratori, in chi ha attraversato una fase acuta, restano a lungo o addirittura per sempre). I modelli al momento sono soltanto due: quello neoliberista (con qualche eccezione in Asia) e quello cinese (cubano, venezuelano, vietnamita, ecc.).

Il primo pretende di “convivere con il virus” per non compromettere la produzione e la crescita del Pil, a costo di far pagare a centinaia di migliaia di persone questa scelta con la vita. Il secondo ha messo al centro l’annientamento del virus, anche a costo di pagare nell’immediato un certo prezzo sul piano della crescita economica.

Non paradossalmente (la dialettica è in agguato) il modello neoliberista ha prodotto un tracollo mai visto della crescita, e la stagione invernale sta preparando un double dip tendenzialmente terribile. Il modello “cinese” (cubano, venezuelano, ecc.) sta producendo l’unica crescita registrata in un pianeta in drammatica recessione.

Sorvolando sul fatto, sicuramente interessante per qualsiasi essere umano del pianeta, che lì le perdite umane sono state ridotte al minimo, mentre nell’Occidente non sembra esserci limite. Nei soli Stati Uniti, con poco più del 20% della popolazione cinese, ci sono stati fin qui quasi 8 milioni di contagiati e oltre 217.000 morti (contro i 91.000 contagiati e i 4.740 morti della Cina).

Magari avranno ragione i tanti Gabanelli che girano nel mondo (“lì non c’è libertà di parola”), ma vien da pensare che per poter parlare bisogna pur sempre prima restare in vita...

Per essere ancora più didascalici e non ideologici, vi proponiamo questa testimonianza di un italiano che lavora in Cina, girataci da un nostro validissimo collaboratore. La mail descrive il caso avvenuto nella città di QingDao, dove – a fronte di 6 contagiati – hanno testato con tampone tutti e nove (9) milioni di abitanti. Trovandone alla fine 17.

Anche qui, si potrebbe dire che “prima la salute” sta nei comandamenti dell’ideologia socialista. Ma magari non tutti i cinesi (1,4 miliardi), la condividono o l’hanno capita. Se invece come motivazione per far prendere decisioni drastiche ed efficaci c’è, più terra terra, “il rischio della carriera”, allora si può capire come un “comandamento” astratto può diventare spontanea pratica amministrativa.

Sorvoliamo sui paragoni con l’Italia, perché un Fontana o un Gallera – laggiù – avrebbero rischiato qualcosa più della carriera; mentre qui trovano persino degli avvocati difensori...

Simpatica, volendo, la genesi del grande focolaio di Wuhan, favorito da qualche Briatore locale che ha ritenuto piacevole consentire una festa inventata per battere un record da Guinness, nonostante “dall’alto” avessero messo in guardia, vista la circolazione di quella strana polmonite virale...

Interessante pure il meccanismo sociale che viene messo in moto quando un solitario zuzzurellone – guarda caso italiano, ma non è decisivo... – fa tardi rispetto all’orario fissato per il test.

A cercarlo non è “l’occhiuto Partito che tutto controlla” o “la Polizia”, ma... il condominio. E la minaccia non è la tortura, ma un più logico “se non hai il certificato del test, stasera non rientri nel palazzo”.

Poi, col certificato in mano, puoi pure partecipare alla festa di tutti per lo scampato pericolo. In un sistema sociale dove il collettivo e il pubblico contano qualcosa non c’è bisogno di chiamare la polizia per ogni stronzata...

Se volete discutere di qualcosa, assumere prima alcune informazioni sembra decisivo. No?

*****


Sabato o domenica, a Qingdao, hanno trovato un focolaio in un ospedale, 6 casi. Hanno disposto il controllo a tappeto con controlli a tutti gli abitanti (9 milioni) in 72 ore. Nei condomini e nelle zone industriali hanno organizzato banchetti con personale sanitario che fa i tamponi.

Nell’occasione le autorità consigliano un maggiore uso della mascherina nei luoghi affollati in attesa dei risultati. Sottolineo “consigliano”.

Per darti una spiegazione anche logica, considera che il sindaco e il capo del Partito Comunista di Qingdao, si giocano una parte di carriera. Ora, se nella città di Qingdao il focolaio si fosse allargato senza che le autorità avessero preso provvedimenti, la carriera dei due funzionari avrebbe sicuramente subito dei contraccolpi. Come è successo a quelli di Wuhan.

Mi sembra di avertelo scritto ai tempi. Intorno al 10 gennaio, da Pechino avevano mandato una nota a Wuhan che chiedeva di evitare assembramenti a causa di questa strana polmonite che c’era in giro.

Nonostante ciò, le autorità locali non hanno vietato quel famoso banchetto di 40.000 persone (o 40.000 famiglie, non mi è chiaro) fatto per battere un record sul Guinness dei primati. Il Guinness dell’imbecillità. Ovviamente sono stati tutti destituiti e, a cascata, sono stati licenziati diverse centinaia (o migliaia) di funzionari governativi.

Riporto i racconti del mio amico che lavora lì. Oggi toccava alla sua fabbrica e gli hanno detto che il suo turno era verso mezzogiorno perché poi avrebbero finito i 6 milioni di abitanti della città. Rimangono i 3 milioni dell’hinterland.

Il mio amico era in giro e, all’italiana, faceva con comodo. A un certo punto l’ha chiamato il condominio in cui vive e gli hanno detto che nel pomeriggio, senza il documento che certificava l’avvenuto tampone, non lo avrebbero fatto entrare.

Dopo un po’ l’hanno chiamato dalla fabbrica, dicendogli che lì nella zona avevano finito di fare i tamponi e aspettavano solo lui. Perché il termine schedulato era per oggi a mezzogiorno. Al che si è precipitato al banchetto dove stavano aspettando solo lui.

Mi diceva che ieri sera, all’entrata del suo condominio, c’erano i banchetti fino a mezzanotte.

Se noi andiamo a chiedere ai ragazzi che stavano lì fino a mezzanotte a fare i tamponi, non troverai una reazione “seccata”, ma sicuramente ti risponderebbero di essere orgogliosi di aiutare il proprio paese e la comunità. Non è che il partito li tiene lì con il terrore come qualcuno potrebbe pensare.

Quindi da lunedì a mercoledì a mezzogiorno hanno fatto 6 milioni di tamponi e adesso hanno altri tre giorni per farne 5 milioni nell’hinterland.

Al momento si hanno i risultati dei primi 6 milioni: 17 casi, tutti legati all’ospedale, sembra per inosservanza protocollo: direttore dell’ospedale e il responsabile sanità di Qingdao sono stati destituiti.

Certamente un’emergenza che può causare danni incalcolabili ad un’intera nazione richiede un certo rigore.

Non sono in grado di dirti se è una decisione giusta o meno.

Fonte

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