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07/02/2022

Macron a Mosca, Scholtz a Washington. Obiettivo de-escalation sulla guerra in Europa

Il presidente francese Macron oggi sarà in visita a Mosca e domani a Kiev per cercare di avviare una de-escalation tra i due paesi. Il capo di stato francese potrebbe anche fermarsi a Berlino sulla via del ritorno per incontrare il cancelliere, Olaf Scholz (oggi in visita negli Usa), e il presidente polacco, Andrzej Duda.

Ma l’approccio di Macron alle tensioni in corso da settimane tra il blocco USA/NATO e la Russia appare significativamente diverso da quello bellicista di Biden. In un’intervista al Journal du Dimanche rilasciata prima della sua partenza per la Mosca, Macron ha minimizzato le possibilità che la vera ambizione strategica di Putin sia quella di occupare l’Ucraina, spiegando inoltre di aver compreso la necessità di Mosca di difendere i suoi interessi di sicurezza. “L’intensità del dialogo che abbiamo avuto con la Russia e questa visita a Mosca” potrebbero impedire un’operazione militare.

“L’obiettivo geopolitico della Russia oggi non è chiaramente l’Ucraina, ma chiarire le regole di convivenza con Nato e Ue”, ha affermato il presidente francese, rilevando come Mosca abbia il diritto di cercare di negoziare alcune garanzie di sicurezza. “La sicurezza e la sovranità dell’Ucraina o di qualsiasi altro Stato europeo non possono essere oggetto di compromesso, mentre è anche legittimo che la Russia ponga la questione della propria sicurezza”, ha detto Macron. Trovare un accordo, però, potrebbe significare rinunciare a qualcosa, secondo il presidente. “Dobbiamo essere molto realistici. Non otterremo mosse unilaterali, ma è fondamentale evitare un deterioramento della situazione prima di costruire meccanismi e reciproci gesti di fiducia”.

Secondo Le Monde, per calmare le acque, due argomenti sono stati discussi durante le telefonate preparatorie condotte da Macron con i leader russo e ucraino. Da un lato, il rilancio, ancora agli inizi, della mediazione franco-tedesca sul conflitto nel Donbass. Dopo un primo incontro a Parigi la settimana scorsa, una nuova riunione tra i rappresentanti tedeschi, francesi, russi e ucraini avrà luogo il 10 febbraio a Berlino. L’Eliseo ha spiegato di voler “capitalizzare i recenti progressi positivi del ‘formato Normandia’ [tra i quattro paesi] per raggiungere una soluzione duratura nel Donbass”.

Ma mentre Macron oggi è a Mosca, a Washington è arrivato il neo-cancelliere tedesco Scholtz per incontrarsi con Biden.

Scholtz e il governo tedesco sono da settimane sulla graticola dei falchi Usa e Nato per il loro atteggiamento poco bellicoso nei confronti della Russia. Un atteggiamento condiviso nei sondaggi dalla maggioranza della popolazione tedesca ma criticato dall’opposizione conservatrice.

Il dato che colpisce è che il nuovo leader della Cdu, Friedrich Merz, critica Scholtz per l’eccessiva “mancanza di leadership”, ma mette anche le mani avanti contro le ingerenze statunitensi su quelli che definisce come affari interni europei.

In un’intervista al giornale tedesco Bild, Mertz attacca l’inanità di Scholtz. “In una situazione del genere, un cancelliere deve recarsi ai colloqui e organizzarli lui stesso, oltre a elaborare una posizione europea. Helmut Schmidt si sarebbe recato a Washington e Mosca per i negoziati molto tempo fa”, ha aggiunto. L’incontro di Scholz con il presidente Usa Joe Biden “arriva troppo tardi”. Sarebbe stato necessario settimane fa e poi con un messaggio chiaro dai più importanti Paesi europei”.

Ma se viene ribadita che l’alleanza fra Germania e Stati Uniti resta fondamentale, per Merz “Gli Usa sono e rimarranno il nostro più importante alleato nel mondo, ma ci aspettiamo anche che non interferiscano in una questione puramente europea come il Nord Stream 2. Ma non c’è nemmeno una posizione europea unificata su questo”.

Staremo a vedere se il cancelliere tedesco sarà altrettanto esplicito nei colloqui con l’amministrazione Usa.

Dalla visita di Macron e l’intervista di Mertz appare ormai evidente che dentro questo rischio di un conflitto in Europa sarebbero gli europei – ad ovest e ad est – a rimetterci le penne e i denari. E qualche fattore di consapevolezza comincia ad emergere. Per ora la chiamano de-escalation. Vedremo se da questo emergeranno i passaggi per diventare politica estera europea.

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