Lo stato dei negoziati
I negoziati tra le delegazioni russa e ucraina, finora svoltisi su territorio bielorusso in tre round, “continuano in formato video”. Lo ha reso noto il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, aggiungendo che la delegazione russa sarà ancora guidata dal consigliere presidenziale, Vladimir Medinsky. Peskov ha poi spiegato che questi colloqui sono una continuazione dei colloqui tra le due delegazioni svoltisi nelle settimane scorse in presenza su territorio bielorusso, una volta a Gomel e altre due nella foresta Belovezhskaya Pushcha.
“Mosca non fa più solo ultimatum, c’è un approccio fondamentalmente diverso da parte dei russi” ha affermato il presidente ucraino Zelensky, in una conferenza stampa a Kiev. “Abbiamo iniziato a parlare”, ha aggiunto Zelensky e “sono contento che ci sia un segnale da parte della Russia”.
Zelensky ha dichiarato che l’Ucraina “dopo questa guerra non vuole più combattere” e ha proposto di “fissare questo desiderio in documento con i suoi vicini”, che indicherà tutte le garanzie di sicurezza. Una delle condizioni poste dalla Russia per cessare le ostilità è la dichiarazione di uno status neutrale dell’Ucraina, che Kiev si è detta disponibile a valutare a condizione di concrete garanzie di sicurezza.
Zelensky, parlando in conferenza stampa davanti ai giornalisti stranieri, ha fatto sapere di aver chiesto al premier israeliano Naftali Bennett di avviare dei negoziati con la Russia a Gerusalemme. L’Ucraina ha smentito la notizia circolata ieri sera secondo la quale il premier israeliano Naftali Bennett nei colloqui con il presidente Volodymyr Zelensky abbia cercato di indurlo a cedere alle richieste russe. L’indiscrezione – ripresa dai media israeliani – era stata diffusa da una fonte anonima di Kiev secondo cui la proposta di Bennett “era quella di arrendersi”.
Alle iniziative diplomatiche va aggiunta una “telefonata a tre”, tra il presidente francese Macròn, il cancelliere tedesco Scholz e il presidente russo Putin dove Francia e Germania hanno nuovamente invitato la Russia a “un cessate il fuoco immediato” e a “fermare l’assedio” a Mariupol dove la situazione è “umanamente insostenibile”.
Putin, parlando con Macron e Scholz ha riassunto lo stato dei negoziati avvenuti in videoconferenza che ha coinvolto negoziatori russi e ucraini. I tre hanno poi discusso delle richieste di sicurezza russe per l’Ucraina. Il presidente russo ha chiesto ai due leader europei di usare la loro influenza su Kiev con l’obiettivo di porre fine ai crimini commessi dai nazionalisti ucraini. Ma la Francia ha replicato che le accuse della Russia di violazioni del diritto umanitario da parte dell’Ucraina sono “menzogne”.
Il fronte militare
A Kiev, secondo l’intelligence britannica “Elementi della grande colonna russa a Nord di Kiev si sono dispersi”, si legge nell’ultimo bollettino, “questo è un probabile tentativo russo di circondare la città”.
Gli attacchi russi hanno distrutto un aeroporto nella città di Vasylkiva, a Sud della capitale. Il grosso delle forze di terra russe si trova a circa 25 chilometri dal centro della città, riferisce l’intelligence britannica.
A Mariupol dopo dodici giorni di assedio della strategica città portuale i militari russi e le milizie delle Repubbliche del Donbass hanno conquistato la periferia orientale. La situazione è “quasi disperata”, ha avvertito Medici senza frontiere.
Una moschea di Mariupol che ospitava 80 civili, tra cui alcuni cittadini turchi, secondo il governo di Kiev sarebbe stata bombardata ma la notizia è stata smentita dallo stesso presidente dell’Associazione che gestisce la moschea. Ismail Haciogl, ha affermato che l’area è sotto tiro, smentendo tuttavia che la moschea sia stata colpita come invece affermato in mattinata dal governo ucraino. “I russi stanno bombardando l’area che si trova a 2 chilometri dalla moschea e una bomba è caduta a una distanza di 700 metri dalla moschea”, ha scritto su Instagram.
A Karkhiv, la seconda città ucraina, pur sotto un pesante fuoco d’artiglieria, gli analisti riferiscono di una situazione di stallo.
A Kherson invece – la prima grande città conquistata dai russi – si parla di un referendum tra la popolazione sul rimanere o meno in Ucraina. A denunciarlo è il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba dopo la notizia uscita su alcuni media locali che i russi vorrebbero organizzare un referendum per creare una nuova repubblica separatista. “Sul copione del 2014, i russi stanno disperatamente tentando di organizzare un referendum per creare una finta ‘repubblica popolare’ a Kherson”, ha twittato Kuleba, “con un sostegno popolare pari a zero, sarà totalmente truccato. Se avverrà ci dovranno essere sanzioni durissime contro la Russia. Kherson è e sarà sempre Ucraina”.
Primo bilancio delle vittime civili e militari
Secondo le Nazioni Unite, dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina a oggi sono rimasti uccisi 579 civili, fra cui 42 bambini, e altri 1.002 sono rimasti feriti. “La maggior parte di questi civili è stata colpita da potenti armi esplosive come le bombe dell’artiglieria pesante, i lanciarazzi multipli e i missili lanciati da aerei”, afferma l’Onu. Fonti ucraine (un tweet del ministro degli esteri ucraino Kuleiba) sostengono che il numero è molto più alto: 1.582 civili e 1.300 militari. Ma secondo Kiev i soldati russi morti sarebbero molti di più. Mosca fino ad oggi ha confermato la morte di 498 militari tra le proprie truppe.
La Nato inizia martedì intense manovre militari in Norvegia
La Nato intanto invia 30.000 militari, 200 aerei e 50 imbarcazioni in Norvegia per le esercitazioni Cold Response 2022 che inizieranno il 14 marzo. Mosca ha fatto sapere di non gradire la possibile adesione di Finlandia e Svezia alla Nato e che questo avrebbe gravi conseguenze militari e politiche e richiederebbe alla Russia di adottare misure di ritorsione. Lo ha affermato il direttore del secondo dipartimento europeo del ministero degli Esteri russo, Sergei Belyayev “È ovvio che la loro adesione all’Alleanza, che è in primo luogo un’organizzazione militare, comporterebbe conseguenze politiche e militari che richiederebbero la necessità di rivedere le relazioni con questi Paesi e adottare misure di ritorsione”, ha affermato Belyayev all’agenzia russa Interfax.
Gli oligarchi si sentono “espropriati” ed evocano il rischio di ritorno all’URSS
L’oligarca russo Vladimir Potanin, ha messo in guardia il Cremlino contro l’ipotesi di confisca e nazionalizzazione delle aziende straniere che hanno lasciato la Russia, dopo l’invasione dell’Ucraina.
In un’intervista alla testata Rbc, Potanin ha avvertito che una tale misura porterebbe il Paese indietro di 100 anni. Presidente del gigante dei metalli, Norilsk Nickel e suo maggiore azionista, Potanin ha poi detto che la Russia rischia di tornare ai turbolenti giorni della rivoluzione del 1917, se chiuderà le porte alle compagnie e agli investitori occidentali. Potanin, figura regolarmente in cima alla lista di Forbes delle persone più ricche della Russia.
Russia Unita, il partito al potere in Russia, ha fatto saper di aver preparato un progetto di legge che sarebbe stato “il primo passo verso la nazionalizzazione degli asset delle società straniere che lasciano il mercato russo” per “salvare posti di lavoro”.
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