Secondo l’ultimo sondaggio condotto da Ipsos, la maggioranza dell’opinione pubblica in Italia si conferma essere fortemente contraria all’intervento militare italiano nella guerra in Ucraina. È il terzo sondaggio che rileva questa tendenza prevalente nella società.
Il 78% degli intervistati da Ipsos ritiene che dovremmo evitare ad ogni costo l’entrata in guerra dell’Italia, mentre soltanto il 9% sostiene che dovremmo intervenire militarmente a fianco dell’Ucraina e della NATO. Il 13% non si esprime al riguardo.
La conferma di questo orientamento spiega, almeno in parte, l’escalation della propaganda interventista a reti unificate sui mass media italiani. Il governo e il partito trasversale della guerra stanno agendo su tutte le leve per imporre un consenso alle proprie scelte che stenta, finora, a manifestarsi. È un dato importante per il movimento popolare che si oppone alla guerra.
Tanto è vero che, nonostante il martellamento interventista, solo il 35% degli italiani è d’accordo con la posizione del governo per intervenire indirettamente a fianco dell’Ucraina inviando armi, ritenendo questa decisione rispettosa dell’articolo 11 della Costituzione Italiana. Al contrario secondo il 36% che non lo sarebbe affatto. Su tale quesito ben il 29% degli intervistati non si esprime.
Quasi della metà degli intervistati da Ipsos ritiene che il conflitto in Ucraina sia destinato ad allargarsi, sia all’Europa che a livello mondiale. Solo il 26% degli intervistati ritiene che il conflitto resterà limitato tra Russia e Ucraina, mentre per il 25% si estenderà ma nei limiti dell’Europa orientale, per il 24% degenererà in una guerra mondiale e un altro 25% non si esprime al riguardo.
In merito al ricorso ad armi nucleari: il 24% degli italiani lo ritiene abbastanza probabile e per il 7% è molto probabile, ma la maggioranza degli intervistati (32%) lo considera poco probabile con un 13% che ne sostiene la completa improbabilità. Il 24% non si esprime al riguardo.
Tra le principali preoccupazioni inerenti alla guerra Russia-Ucraina, prevalgono le preoccupazioni di natura economica sia a livello personale sia per il Paese. Il 46% degli italiani teme le conseguenze economiche della guerra, sia a livello personale (es. rincari di beni/servizi, rischi per i risparmi) sia a livello nazionale (es. peggioramento dei conti pubblici, rallentamento dell’export e della produzione industriale).
Nonostante la preoccupazione elevata per le conseguenze economiche della guerra in Ucraina, in linea di principio, una maggioranza relativa si sente disposta a sostenere rincari per supportare le sanzioni alla Russia: il 26% è molto d’accordo e il 31% abbastanza d’accordo nel mantenere le sanzioni alla Russia anche a fronte dell’aumento dei prezzi, invece, il 16% è poco d’accordo e il 14% per niente. Il 13% non si esprime al riguardo.
Al contempo, il 35% esprime preoccupazione per la possibile entrata in guerra dell’Italia e l’11% teme le conseguenze umanitarie, sia a livello personale (es. arrivo di numerosi profughi) sia a livello nazionale (es. gestione dell’accoglienza dei profughi in Italia).
Il monitoraggio Ipsos evidenzia come sia una sensazione di incertezza a dominare tra gli italiani. Infatti, è diminuita “la speranza” (scesa al 42%, -12) – che aveva bilanciato lo spaesamento della prima fase del conflitto – mentre cresce l’incertezza (78%, +10), la rabbia (33%, +6) e il disgusto (24%, +8). L’incertezza si estende anche alle sorti della guerra e al possibile ricorso alle armi nucleari.
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