Le sorti di una guerra si decidono in una combinazione tra il conflitto combattuto sul campo e quello giocato sugli altri piani di realtà (es. cibernetico, comunicativo e finanziario) non meno decisivi e distruttivi. Questa realtà, formalizzata dalla dottrina della guerra senza limiti, dove ogni fatto umano si trasforma in strumento bellico, ha generato una sua variante russa comunemente detta hybrid warfare. Secondo questa variante, semplificando, una guerra viene vinta dal contendente in grado di sincronizzare meglio le componenti della hybrid warfare dentro e fuori dal campo. E qui, in alcuni elementi che compongono questa sincronia, cosa sta accadendo oggi? Andiamo per gradi.
Ora, l’analisi di un conflitto non è fatta di pronostici ma di scenari e, in ognuno di questi, oggi si prefigura una certezza: l’Ucraina come era comunemente conosciuta, anche nella sua versione post 2014, è finita. Già oggi i progressi militari russi, a sud e a est dell’Ucraina, non sono recuperabili dall’Ucraina che in termini di anni. Diversi analisti sono convinti delle parole dell’ex segretario agli esteri britannico Raab oggi alla giustizia: “ci vorranno anni per riguadagnare terreno presso i russi”.
La strategia ucraina è comunque intuibile: simile a quella, dei primi anni ’90, della Croazia verso la Serbia per la conquista delle enclave serbe in territorio croato. Allora, a una prima fase, perdente sul campo, nella quale contava lo strappo politico, e il conflitto, nei confronti di Belgrado ne seguì una seconda nella quale, pienamente legittimata e ben armata dall’occidente, la Croazia riconquistò, con gli interessi, le enclave serbe.
L’Ucraina, nel medio periodo, anche se ne mostra l’intenzione non ha serie possibilità di praticare questa strategia. Lo strappo politico finale, drammatico, con la Russia è certamente avvenuto. Ma un successivo riarmo, generosamente donato dall’estero, all’altezza dell’avversario russo è logisticamente, prima ancora che politicamente, non praticabile in questa guerra e non è scontato per una prossima. Resta quindi, prima ancora di vedere chi, tra i contendenti, ha sincronizzato meglio i piani di conflitto, il dato incontrovertibile: l’occupazione militare russa ha già terminato l’Ucraina per come l’abbiamo conosciuta dal 1991 e, più recentemente, dopo la guerra civile del 2014. Le conseguenze politiche sono intuibili ma non hanno ancora generato pienamente i loro effetti visto che l’evento è ancora davanti ai nostri occhi, appena agli inizi del suo processo di consumazione.
Il piano del conflitto sul campo si riversa poi su quello finanziario: il risultati negativi delle borse continentali e i rischi corsi dalle banche europee, quelle esposte verso la Russia, sono sia indice della volatilità tipica dei conflitti legati al denaro in periodo di guerra ma anche, nello specifico, dell’incertezza generata da una situazione dove il predominio russo sul campo genera effetti critici sul campo economico-finanziario. In questa incertezza la fase iniziale della guerra finanziaria – nella quale si combatte tra stati per continuare la guerra sul campo e tra entità private per arricchirsi o sopravvivere nelle volatilità di borsa generata dal conflitto – è a favore degli Stati Uniti. I capitali finora affluiscono verso le borse Usa come rifugio in previsione di un apprezzamento del dollaro e di nuove politiche d’immissione di liquidità, per preservare gli Usa dagli effetti della guerra, da parte della Federal Reserve. Certo, la Russia, dopo l’affossamento del rublo del 2014, si è attrezzata per questo genere di conflitto mentre l’Europa, fino ad adesso, ha visto il bagno di sangue nei propri listini di borsa.
Cosa può accadere in questa situazione? L’Italia è il primo soggetto a doversi porre queste domande vista la dipendenza dal gas russo da un lato e dalle severe sconfitte, vedi borsa e spread, inflitte dalla guerra finanziaria al nostro paese nei primi giorni di conflitto sul campo. Ma qui siamo al minimo, all’osservazione del cortile di casa visto che euro, Ue e rapporti Usa-Ue sono messi in seria criticità entro gli scenari che si stanno delineando.
Siamo quindi di fronte ad una scenario sul campo dove l’Ucraina non è più se stessa e, nel migliore dei casi, non lo sarà per qualche anno mentre gli Usa hanno saputo sfruttare la guerra finanziaria, nella quale i russi hanno saputo difendersi e l’Europa ha subito perdite piuttosto serie. La guerra la vincerà, secondo la dottrina russa della Hybrid Warfare, chi avrà tenuto meglio su questi e altri – cibernetico, comunicativo – piani di conflitto. Ma nel frattempo danni e “risultati” sono stati ottenuti.
Erich Maria Remarque, nel suo Niente di nuovo sul fronte occidentale, scriveva che solo gli ospedali mostrano davvero cosa è la guerra. Se il conflitto russo-ucraino continua a generare nuove criticità di questo tipo, ad ampio raggio, siamo destinati, in Europa, a fare di nuovo esperienza degli effetti della guerra senza vedere gli ospedali o sentire sparare un colpo. Questo perché la fine dell’Ucraina sul campo e la guerra finanziaria rischiano di produrre tanti effetti visibili e tali da cambiare la faccia al continente. Con la fase calda della guerra ancora a venire c’è davvero da sperare in un colpo di teatro diplomatico e in un accordo che, grosso modo, eviti il peggio.
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