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10/07/2022

Jeff Bezos e il gioco d’azzardo: i “contenuti” di Twitch e l’arroganza dei giganti del web

Uno dei temi che agitano il presente è sicuramente l’enorme potere acquisito dalle multinazionali del web. Google, Amazon, Meta sono ormai corporation gigantesche, che gestiscono le informazioni di miliardi di persone – i famigerati Big Data – e in virtù di questo potere sembrano poter scavalcare gli Stati, per non parlare dei singoli cittadini, per fare profitti oltre la legalità.

Spesso si racconta di queste società come di associazioni di filantropi, tese a costruire la concordia e l’amore universale [1]. Alcuni semplici fatti, come quello che stiamo per raccontare, ci riportano tragicamente alla realtà.

Cosa succede? Amazon ha da alcuni anni lanciato Twitch, una piattaforma di streaming diretta soprattutto al mondo degli adolescenti. Sulla piattaforma gli streamer, a loro volta molto giovani, realizzano veri e propri programmi seguiti dal pubblico. Gli streamer più famosi vantano guadagni enormi: sul come li ottengano, torneremo fra poco.

Twitch è una sorta di tv alternativa che attira il pubblico giovanile, giustamente schifato dalla miseria dei programmi delle reti classiche. Il fatto interessante sono però gli standard della comunicazione proposta, gestiti direttamente da Amazon, e quindi, per quanto ci riguarda, da Jeff Bezos.

Twitch, in piena osservanza ai precetti degli statunitensi liberal, presenta una politica severissima per quanto riguarda l’hate speech, le discriminazioni razziali, di genere o legate all’orientamento sessuale. Tutta una serie di parole che rimandano a questi temi causano l’immediata chiusura dell’account e quindi la perdita di profitti per lo streamer.

Si può giudicare questa rigidità in vari modi e qui non ci pronunceremo sull’opportunità o meno di sensibilizzare su alcuni temi limitando di fatto la possibilità di espressione: il fatto interessante è però che la stessa solerzia non si applichi in altri casi.

Negli ultimi tempi infatti, gli streamer della piattaforma hanno iniziato a proporre come contenuto delle proprie trasmissioni delle partite sui casinò virtuali: si tratta in pratica di guardare qualcuno vincere e perdere cifre enormi su slot, o altri giochi simili.

A prima vista le possibilità di intrattenimento collegate sembrano minime, ma comunque il fenomeno negli Stati Uniti ha già raggiunto numeri enormi, fino a coinvolgere la superstar del rap Drake [2], e, come sempre, sta arrivando in Italia con un leggero ritardo.

Perché questo entusiasmo? Quello che sta accadendo, in pratica, è che i casinò virtuali pagano direttamente agli streamer cifre enormi per giocare. Non solo: i soldi con cui gli streamer giocano non sono i loro, ma dei casinò, e dato che il tutto è virtuale è logico pensare che gli account con cui giocano siano modificati in modo da farli vincere più spesso e attrarre gli utenti.

È facilissimo mostrare un numero di vittorie maggiore, per indurre le persone a giocare di più: lo streamer svolge il vecchio ruolo del complice al gioco delle tre carte, in versione digitale.

Il quadro sarebbe già abbastanza inquietante in questo modo, se non fosse che buona parte dei casinò proposti hanno sede nell’isola di Curacao e non sono riconosciuti dalla legislazione italiana (e americana, e di buona parte degli Stati).

Questo, in pratica, fa sì che i casinò non siano obbligati a pagare le vincite: se vincete giocando da uno Stato che proibisce l’uso di quel casinò e poi quello non vi paga non potete fare causa a nessuno per riavere il denaro.

Riassumendo, quindi, Twitch (cioè Amazon, cioè Jeff Bezos) non permette ai propri streamer di dire parole “discriminatorie”, ma non ha problemi se questi si fanno pagare cifre enormi (negli States, fino a 2 milioni di dollari al mese) da casinò non riconosciuti e illegali nella maggior parte degli Stati per promuovere tra un pubblico di adolescenti il gioco d’azzardo.

Perché il tassello mancante è questo: i destinatari dell’operazione sono gli utenti tipici di Twitch, cioè un pubblico che va principalmente dai 12 ai 20 anni. È chiaro quindi che i casinò puntino sugli streamer per convincere questo tipo di pubblico, spesso minorenne e – ci si passi il termine – “vulnerabile”, a spendere denaro sui loro “servizi”.

Il risultato è un’apologia della ludopatia: un incrocio fra il già citato gioco delle tre carte e la celeberrime (quanto mai esistite) pasticche regalate ai bambini. Una truffa legalizzata e sponsorizzata.

Non ci si può stupire tanto degli streamer, che nella maggior parte dei casi sono assolutamente incuranti dei contenuti che promuovono, pur di fare visualizzazioni e soldi. Ciò che è inammissibile è che Amazon, una delle multinazionali più potenti al mondo, abbia mano libera nel costruire questa farsa.

Se pensate che abbiamo finito di scavare la fossa resterete stupiti. Uno youtuber (Ciancianguilla) ha denunciato tutto il meccanismo in un documentario che spiega nel dettaglio quello che qui, per motivi di spazio, abbiamo solo potuto accennare. Sapete cosa è successo? Youtube ha eliminato il video... “perchè incita al gioco d’azzardo” [3].

Cosa insegna questa storia? Solo che i valori morali dei giganti del web non esistono, mentre quello che esiste è il loro interesse a fare profitti vendendo prodotti, a chiunque e di qualunque tipo.

Quanto ci metteranno gli stati a capire che questa contraddizione non è più gestibile?

Piccola videografia.

Riportiamo qui qualche video preso dalla piattaforma, e delle reazioni che il gioco induce anche in alcuni streamer... chissà perché secondo Youtube questo non incita al gioco d’azzardo:

https://www.youtube.com/watch?v=KQZNVMBEtJ4

https://www.youtube.com/watch?v=wLdd92fBS1Q

Ecco ancora il documentario di Ciancianguilla

Note

[1] Come recita il sito di Amazon: “Amazon è guidata da quattro principi: l’ossessione per il cliente piuttosto che l’attenzione alla concorrenza, la passione per l’innovazione, l’impegno per l’eccellenza operativa e la visione a lungo termine”.

[2] Drake Plays Roulette & Blackjack on Stake & Wins BIG!

[3] Fortunatamente da pochi giorni il video è stato ricaricato, ne pubblichiamo il collegamento.

Fonte

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