L’esercito ucraino è entrato a Kherson, mentre le forze armate di Mosca hanno completato il ritiro sulla riva sinistra del fiume Dnepr. Sono più di 30 mila i militari russi che hanno ripiegato sulla sponda orientale del fiume. Secondo fonti russe anche 115.000 civili sono stati evacuati dalla città sulla sponda occidentale del Dnepr.
“Kherson sta tornando al controllo ucraino, unità delle forze armate ucraine stanno entrando in città”, ha annunciato su Facebook il ministero della Difesa di Kiev.
Interfax Ucraina riferisce che “Kherson sta tornando al controllo dell’Ucraina, reparti delle forze armate ucraine stanno entrando in città. Le vie di fuga degli occupanti russi sono sotto il controllo del fuoco dell’esercito ucraino. Qualsiasi tentativo di contrastare le forze armate ucraine sarà fermato. Ogni militare russo che resisterà verrà ucciso”, dice il canale Telegram del ministero, aggiungendo l’esortazione ai militari russi a non cercare di fuggire dalla città in abiti civili e ad arrendersi.
La Tass riferisce che il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov non ha commentato la decisione del ministero della Difesa di ritirare le truppe russe nella regione di Kherson sulla riva sinistra del fiume Dnepr, reindirizzando tutte le domande sulla questione al ministero competente.
“Non ho nulla da aggiungere e nulla da dire su questo argomento. Vi invito a rivolgervi al ministero della Difesa per eventuali commenti aggiuntivi”, ha detto ai giornalisti il portavoce del Cremlino.
“Il compito chiave per il ritiro delle truppe russe sarà ora quello di difendere la riva sinistra, ma queste forze potrebbero anche essere ridistribuite altrove” ha commentato a Izvestia l’esperto militare Alexey Leonkov. “Le unità che erano lì per proteggere Kherson richiederanno probabilmente il ripristino e la rigenerazione, perché quei ragazzi hanno fatto del loro meglio per difendere le posizioni pur essendo sotto riforniti. Questo è il motivo per cui è stata presa la decisione di cedere l’area per non perdere personale“, ha detto Leonkov.
Ma la decisione di ritirare le truppe da Kherson continua a suscitare polemiche tra quelli che vengono ormai definiti “miliblogger” (cioè commentatori di questioni militari sui social) e le autorità politiche e militari del Cremlino.
Uno dei commentatori David Narmanja, ha risposto sulla Ria Novosti ai critici del ritiro da Kherson: “La Russia è riuscita a salvare la vita dei soldati. Per alcuni autori dei canali Telegram basta questa frase per definirli come traditori. Bene, notiamo che la stragrande maggioranza di loro negli ultimi mesi ha attivamente criticato l’esercito russo per non essere stato abbastanza attento ai propri militari. E, naturalmente, la stragrande maggioranza di loro non ha preso decisioni da cui dipendevano centinaia di migliaia di persone”.
Il think thank statunitense Institute for the Study of War, molto ripreso dai mass media occidentali, contesta l’idea diffusa sulla Nbc da alcuni funzionari della difesa statunitensi e occidentali che vedono il “previsto rallentamento invernale nei combattimenti come un’opportunità per avviare la diplomazia tra Russia e Ucraina”.
Ma per non cadere in piedi l’ISW è costretto ad ammettere che “Se i combattimenti si fermano quest’inverno, sarà dovuto a sfide logistiche e alla conclusione di diverse campagne da entrambe le parti. Le campagne russe per catturare tutti gli oblast di Donetsk, Luhansk, Kherson e Zaporizhia sono culminate tutti mesi fa (nonostante la ripetuta insistenza delle forze russe nel lanciare attacchi inefficaci) e le forze russe sono saldamente sulla difensiva su gran parte della prima linea”.
Ma a rafforzare la tesi sostenuta dai funzionari Usa sulla Nbc sull’apertura di uno spazio negoziale è arrivata una dichiarazione del vice ministro degli Esteri russo Sergey Ryabkov. “Posso confermare la posizione, ovvero che siamo aperti al dialogo, senza precondizioni. Eravamo già pronti per questo”, ha detto Ryabkov ai giornalisti a Mosca. “I colloqui con Kiev, ha aggiunto, sono stati interrotti da parte ucraina”.
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