di Francsco Dall'Aglio
Articolo di Politico molto interessante, come spesso capita agli articoli di Politico (hanno ottime fonti, poi certo a volte ci combinano poco): l'Ucraina potrebbe aggiungersi al novero dei conflitti "congelati", in quella situazione Corea del Nord/Corea del Sud di cui ogni tanto si parla. Potrebbe essere una soluzione praticabile e, alla fine, non troppo sgradita.
Negli USA stanno cominciando finalmente a porsi il problema che finora un po' tutti hanno ignorato: qual è la nostra exit strategy? Che obiettivo reale abbiamo in questo conflitto? Che significa "vincere"? E soprattutto, quanto ci costerà farlo, e fin dove siamo disposti a spingerci?
L'idea di far collassare la Russia senza troppo impegno da parte nostra è fallito: dunque o non collassa, e perdiamo la guerra, o per farla collassare ci vorrà molto più di quanto preventivato, sia in termini di tempi che in termini di soldi - e non voglio nemmeno pensare all'ipotesi di mandarci i nostri soldati, anche perché, onestamente, chi mandiamo. Pare chiaro che la controffensiva, quando e se si farà, non risolverà il problema; andasse anche benissimo la Russia arretrerebbe un'altra volta, farebbe magari un'altra mobilitazione, e continuerebbe a bombardare il paese; e intanto il PIL ucraino è colato a picco, più di metà della popolazione è sotto le armi o è emigrata (parecchi pure in Russia, anche se è dura ammetterlo), tutto il debito pubblico del paese è a spese nostre così come l'equipaggiamento dell'esercito e fintanto che il conflitto continua andrà sempre peggio. Del resto non è che li puoi mollare così, non tanto per questioni etiche (figuriamoci) ma perché daresti via libera completa alla Russia, e non vuoi farlo sia per questioni strategiche che di prestigio, e pure perché un bel po' di soldi ce li hai messi e pure la faccia e una cosa è che l'Ucraina perde da sola, un'altra è che perde con dietro tutta la NATO e le superarmi occidentali.
L'unica soluzione è congelare il conflitto, trovando una formula che consenta un po' a tutti di dire di aver vinto: l'Ucraina pur mutilata mantiene la sua sovranità e la Russia si tiene quello che ha preso e non di più. Formalmente le ostilità continuano, così nessuno è obbligato a umilianti firme, ma in pratica la guerra è finita come è finita in Corea (al di là del fatto che tecnicamente per la Russia non è una guerra). Zone smilitarizzate, forze di interposizione eccetera, poi fra quarant'anni Dio vede e provvede e intanto si riempie il paese di armi, e ci guadagnano gli USA, e lo si ricostruisce e due spicci li guadagniamo pure noi. La Cina, figuriamoci, sarebbe d'accordissimo. Certo di incognite ce ne sono parecchie per il governo ucraino, ma alla lunga questa potrebbe davvero rivelarsi l'unica soluzione praticabile.
Questa però è la prospettiva occidentale, e obtorto collo Ucraina (meglio un'Ucraina più piccola che nessuna Ucraina), ma non è quella russa. La questione territoriale per la Russia è secondaria: la questione primaria è quella della sicurezza strategica. Certo, l'Ucraina formalmente ancora in guerra non entrerebbe nella NATO, ma le "garanzie di sicurezza" che chiederebbe all'Occidente rischierebbero di essere equivalenti. La NATO dovrebbe impegnarsi non solo a non accogliere l'Ucraina, ma a non creare nessuna alleanza equivalente e ovviamente a non schierare le sue truppe nel paese, nemmeno come forza d'interposizione. E poi c'è il problema delle sanzioni: resterebbero per l'eternità? È vero che la Russia si sta sganciando dai mercati occidentali, obtorto collo pure lei, ma è ipotizzabile non commerciare mai più con lei? Però se togli le sanzioni e le lasci il territorio che ha conquistato e non ammetti l'Ucraina nella NATO in pratica le dici che ha vinto. E meno di questo non accetterà.
Non è una situazione semplice, ma che dalle nostre parti si stia cominciando a pensare che forse la vittoria totale non è tanto vicina e forse è il caso di porsi il problema del "dopo" è un minimo confortante.
Qui di seguito l'articolo, è interessante, leggetelo
Articolo di Politico molto interessante, come spesso capita agli articoli di Politico (hanno ottime fonti, poi certo a volte ci combinano poco): l'Ucraina potrebbe aggiungersi al novero dei conflitti "congelati", in quella situazione Corea del Nord/Corea del Sud di cui ogni tanto si parla. Potrebbe essere una soluzione praticabile e, alla fine, non troppo sgradita.
Negli USA stanno cominciando finalmente a porsi il problema che finora un po' tutti hanno ignorato: qual è la nostra exit strategy? Che obiettivo reale abbiamo in questo conflitto? Che significa "vincere"? E soprattutto, quanto ci costerà farlo, e fin dove siamo disposti a spingerci?
L'idea di far collassare la Russia senza troppo impegno da parte nostra è fallito: dunque o non collassa, e perdiamo la guerra, o per farla collassare ci vorrà molto più di quanto preventivato, sia in termini di tempi che in termini di soldi - e non voglio nemmeno pensare all'ipotesi di mandarci i nostri soldati, anche perché, onestamente, chi mandiamo. Pare chiaro che la controffensiva, quando e se si farà, non risolverà il problema; andasse anche benissimo la Russia arretrerebbe un'altra volta, farebbe magari un'altra mobilitazione, e continuerebbe a bombardare il paese; e intanto il PIL ucraino è colato a picco, più di metà della popolazione è sotto le armi o è emigrata (parecchi pure in Russia, anche se è dura ammetterlo), tutto il debito pubblico del paese è a spese nostre così come l'equipaggiamento dell'esercito e fintanto che il conflitto continua andrà sempre peggio. Del resto non è che li puoi mollare così, non tanto per questioni etiche (figuriamoci) ma perché daresti via libera completa alla Russia, e non vuoi farlo sia per questioni strategiche che di prestigio, e pure perché un bel po' di soldi ce li hai messi e pure la faccia e una cosa è che l'Ucraina perde da sola, un'altra è che perde con dietro tutta la NATO e le superarmi occidentali.
L'unica soluzione è congelare il conflitto, trovando una formula che consenta un po' a tutti di dire di aver vinto: l'Ucraina pur mutilata mantiene la sua sovranità e la Russia si tiene quello che ha preso e non di più. Formalmente le ostilità continuano, così nessuno è obbligato a umilianti firme, ma in pratica la guerra è finita come è finita in Corea (al di là del fatto che tecnicamente per la Russia non è una guerra). Zone smilitarizzate, forze di interposizione eccetera, poi fra quarant'anni Dio vede e provvede e intanto si riempie il paese di armi, e ci guadagnano gli USA, e lo si ricostruisce e due spicci li guadagniamo pure noi. La Cina, figuriamoci, sarebbe d'accordissimo. Certo di incognite ce ne sono parecchie per il governo ucraino, ma alla lunga questa potrebbe davvero rivelarsi l'unica soluzione praticabile.
Questa però è la prospettiva occidentale, e obtorto collo Ucraina (meglio un'Ucraina più piccola che nessuna Ucraina), ma non è quella russa. La questione territoriale per la Russia è secondaria: la questione primaria è quella della sicurezza strategica. Certo, l'Ucraina formalmente ancora in guerra non entrerebbe nella NATO, ma le "garanzie di sicurezza" che chiederebbe all'Occidente rischierebbero di essere equivalenti. La NATO dovrebbe impegnarsi non solo a non accogliere l'Ucraina, ma a non creare nessuna alleanza equivalente e ovviamente a non schierare le sue truppe nel paese, nemmeno come forza d'interposizione. E poi c'è il problema delle sanzioni: resterebbero per l'eternità? È vero che la Russia si sta sganciando dai mercati occidentali, obtorto collo pure lei, ma è ipotizzabile non commerciare mai più con lei? Però se togli le sanzioni e le lasci il territorio che ha conquistato e non ammetti l'Ucraina nella NATO in pratica le dici che ha vinto. E meno di questo non accetterà.
Non è una situazione semplice, ma che dalle nostre parti si stia cominciando a pensare che forse la vittoria totale non è tanto vicina e forse è il caso di porsi il problema del "dopo" è un minimo confortante.
Qui di seguito l'articolo, è interessante, leggetelo
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L’Ucraina potrebbe unirsi alla schiera dei conflitti “congelati”, dicono i funzionari statunitensi
L’Ucraina potrebbe unirsi alla schiera dei conflitti “congelati”, dicono i funzionari statunitensi
Nahal Toosi – Politico
I funzionari statunitensi stanno pianificando la sempre più probabile possibilità che la guerra tra Russia e Ucraina si trasformi in un conflitto congelato che duri molti anni – forse decenni – e si unisca alla schiera di simili lunghi scontri nella penisola coreana, in Asia meridionale e altri teatri.
Le opzioni discusse all’interno dell’amministrazione Biden per un “congelamento” a lungo termine includono la definizione di potenziali linee di demarcazione che l’Ucraina e la Russia dovrebbero accettare di non attraversare, ma che non dovrebbero essere confini ufficiali. Le discussioni, seppur provvisorie, si sono svolte in varie agenzie statunitensi e alla Casa Bianca.
È uno scenario che potrebbe rivelarsi il risultato più realistico a lungo termine, dato che né Kiev né Mosca sembrano inclini ad ammettere la sconfitta. Sta diventando sempre più probabile anche per la crescente sensazione, all’interno dell’amministrazione, che un’imminente controffensiva ucraina non infliggerà un colpo mortale alla Russia.
Un conflitto congelato – in cui i combattimenti si interrompono, ma nessuna delle due parti viene dichiarata vincitrice né concorda sul fatto che la guerra sia ufficialmente finita – potrebbe anche essere un risultato politicamente appetibile a lungo termine per gli Stati Uniti e gli altri Paesi che sostengono l’Ucraina.
Significherebbe che il numero di scontri militari diminuirebbe, i costi del sostegno a Kiev probabilmente diminuirebbero e anche l’attenzione dell’opinione pubblica sulla guerra diminuirebbe.
“Stiamo pianificando per il lungo termine, sia che la situazione sia congelata o scongelata“, ha dichiarato un funzionario statunitense che ha familiarità con le discussioni dell’amministrazione Biden sull’Ucraina.
Il funzionario ha affermato che tale pianificazione è un obiettivo sempre più importante per l’amministrazione, mentre nei mesi passati “era tutto incentrato sull’urgenza e sul breve termine“.
Altri due funzionari statunitensi e un ex funzionario dell’amministrazione Biden hanno confermato che un congelamento prolungato dei combattimenti è una possibilità a cui gli Stati Uniti si stanno preparando. I funzionari statunitensi stanno anche riflettendo sui legami di sicurezza a lungo termine che Washington avrà con Kiev e sulle relazioni dell’Ucraina con l’alleanza militare della NATO.
C’è una scuola di pensiero che dice: “Oh, gli ucraini devono avere [la città di] Mariupol e l’accesso al Mar d’Azov“. Altri sono meno preoccupati per il posizionamento delle linee, “purché l’Ucraina sia sicura in futuro“, ha detto l’ex funzionario dell’amministrazione, descrivendo le conversazioni interne.
Tali discussioni sono ancora nelle fasi iniziali, con i funzionari statunitensi che sottolineano che la guerra rimarrà calda per un bel po’ di tempo e che l’amministrazione Biden è intenzionata a fornire all’Ucraina le armi e il sostegno di cui ha bisogno per spingere i russi fuori dal maggior numero possibile di territori.
Tuttavia, anche solo il suggerimento di una simile pianificazione potrebbe minare la fiducia dei leader ucraini nel continuo impegno americano per la loro causa, soprattutto alla luce delle pressioni di alcuni repubblicani per diminuire il sostegno a Kiev.
Una quinta persona, un alto funzionario dell’amministrazione Biden che ha parlato a nome della Casa Bianca, ha detto che si sta valutando una serie di piani di emergenza, ma la situazione è fluida e l’unica previsione sicura è che la Russia non conquisterà l’Ucraina. Come altri intervistati, al funzionario è stato concesso l’anonimato per descrivere questioni delicate.
Mentre molti funzionari statunitensi evitano di parlare pubblicamente di come si evolverà il conflitto tra Russia e Ucraina, il capo dello Stato Maggiore – Mark Milley – ha ripetutamente previsto che si concluderà con un negoziato e non con una vittoria militare per entrambe le parti.
Un funzionario del Dipartimento della Difesa ha dichiarato che la composizione dei recenti pacchetti di aiuti militari all’Ucraina riflette il passaggio dell’amministrazione Biden a una strategia a lungo termine.
La quantità di equipaggiamenti inviati direttamente dalle scorte statunitensi esistenti è diminuita costantemente negli ultimi mesi, mentre sono aumentati i pacchetti di aiuti utilizzati per acquistare nuove armi dall’industria, un processo che può richiedere mesi o anni.
L’amministrazione Biden ha recentemente trasferito 300 milioni di dollari di armi dalle scorte statunitensi esistenti, soprattutto munizioni, mentre ha fornito 1,2 miliardi di dollari per acquistare dall’industria armi più complesse, come le difese aeree.
Al momento, l’Ucraina sta preparando una controffensiva contro la Russia, anche se i tempi non sono ancora chiari. Nei giorni scorsi, il Presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy ha fatto capire che la controffensiva sarebbe stata ritardata perché l’Ucraina aveva ancora bisogno di più armi dai suoi partner occidentali, pur affermando che “i primi passi importanti saranno fatti presto“.
I funzionari statunitensi prevedono comunque che i combattimenti continueranno anche dopo la controffensiva.
A medio termine, molti si aspettano una situazione di stallo, durante la quale i combattimenti continuano ma nessuna delle due parti guadagna molto terreno, oppure una guerra di logoramento, che coinvolge entrambe le parti che tentano di infliggere all’altra perdite massicce di personale ed equipaggiamento nella speranza che l’avversario crolli.
L’andamento di Ucraina e Russia dipende da fattori a volte incontrollabili che vanno dalla superiorità aerea a chi comanda al Cremlino.
“Una volta superati i pochi mesi o l’anno, queste guerre tendono a durare anni“, ha dichiarato Benjamin Jensen del Center for Strategic and International Studies, che ha analizzato i dati storici. “Anche se la controffensiva ucraina avesse un successo strepitoso, l’anno prossimo ci si potrebbe trovare ancora a combattere in questo periodo“.
Nessuno dei funzionari dell’amministrazione che ha parlato con POLITICO ha voluto offrire dettagli su come gli Stati Uniti gestirebbero una guerra lunga anni o descrivere l’esatta profondità della pianificazione per un conflitto congelato – informazioni che sono in gran parte riservate. Un funzionario statunitense ha sottolineato che l’amministrazione ha sempre pianificato le possibilità sia a lungo che a breve termine.
Più la lotta si trascina, più è probabile che la Russia e l’Ucraina sentano la pressione internazionale e interna per negoziare un cessate il fuoco, un armistizio o un altro meccanismo legale per fermare, se non ufficialmente terminare, la guerra.
Secondo alcuni funzionari e analisti statunitensi, un modello approssimativo potrebbe essere la guerra di Corea. I combattimenti attivi in quel conflitto si sono conclusi con un armistizio nel 1953, ma, anche 70 anni dopo, la guerra non è stata formalmente dichiarata conclusa.
L’ex funzionario dell’amministrazione Biden ha affermato che “un arresto in stile coreano è certamente qualcosa di cui hanno discusso esperti e analisti all’interno e all’esterno del governo” per quanto riguarda l’Ucraina.
“È plausibile, perché nessuna delle due parti dovrebbe riconoscere nuovi confini e l’unica cosa che dovrebbe essere concordata è la cessazione degli spari lungo una linea prestabilita“. (I negoziati per l’armistizio in Corea sono durati due anni).
Altri esempi potenzialmente rilevanti sono la disputa del 2008 tra la Georgia e la Russia su due province; il confronto tra India e Pakistan, che dura da più di 70 anni, sulla regione del Kashmir, un periodo che comprende tre guerre separate da lunghi periodi di raffreddamento; e probabilmente anche segmenti del conflitto tra Russia e Ucraina tra il 2014 e il 2022, combattuto su parti dell’Ucraina orientale (il Donbass, ndr) e della regione di Crimea.
Queste guerre interrotte a volte riprendono: Il cessate il fuoco del 1994 tra Azerbaigian e Armenia sulla regione del Nagorno-Karabakh ha retto – anche se non perfettamente – fino a quando pesanti combattimenti hanno rotto la pace nel 2020. I due Paesi stanno ora cercando di negoziare.
Anche il coinvolgimento occidentale in ogni caso varia. Gli Stati Uniti hanno combattuto nella guerra di Corea e hanno ancora migliaia di soldati in Corea del Sud – una differenza fondamentale rispetto all’Ucraina, dove le forze americane non stanno combattendo. Ma Washington ha avuto un ruolo limitato in altri conflitti, come il Kashmir.
Un ex funzionario dell’intelligence statunitense che si è occupato di questioni legate alla Russia ha detto che gli aiutanti di Biden sembrano più disposti a discutere di garanzie di sicurezza a lungo termine per l’Ucraina – un altro segno che stanno pensando ben oltre la prossima controffensiva ucraina.
L’Ucraina vuole entrare a far parte della NATO e il segretario generale dell’alleanza militare ha dichiarato che i suoi membri sono d’accordo sul fatto che alla fine lo farà.
L’alto funzionario dell’amministrazione Biden ha confermato che i funzionari statunitensi stanno parlando con gli ucraini sulla natura delle relazioni future. “Vogliamo un’Ucraina in grado di difendersi e di scoraggiare futuri attacchi“, ha detto il funzionario, sottolineando che Washington non farà pressioni sull’Ucraina affinché entri in trattative contro la sua volontà.
Se la candidatura dell’Ucraina all’adesione alla NATO si blocca, tali garanzie potrebbero andare da un accordo di mutua difesa in stile articolo 5 della NATO ad accordi di armi in stile Israele con l’Ucraina come deterrente contro la Russia.
Come minimo, secondo alcuni funzionari attuali e precedenti degli Stati Uniti, l’esercito ucraino deve ricevere un’attenzione particolare. Ciò potrebbe includere la garanzia che le armi e le attrezzature dell’Ucraina siano compatibili con quelle dei Paesi della NATO e la conduzione di addestramenti congiunti, anche se Kiev non fa parte dell’alleanza militare.
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