Ricordate quando, all’inizio della guerra in Ucraina, i guerrafondai spiegavano come le armi inviate nel conflitto fossero unicamente difensive? Addirittura nel linguaggio politico italiano fu seriamente usato il ridicolo ossimoro “armi non letali”.
A maneggiare queste distinzioni ipocrite non era solo la propaganda di guerra nostrana, quella di Letta, Draghi, della finta opposizione di Meloni, con il consenso iniziale di Conte e la benedizione permanente di Mattarella.
In tutte le capitali della NATO, tranne che in Gran Bretagna, in Polonia nei paesi baltici e ai vertici della UE – dove subito si inneggiava alla conquista di Mosca – si usava lo stesso linguaggio che accompagnava l’impegno bellico alla cautela.
Biden affermò seccamente che non si potevano inviare in Ucraina carri armati e aerei, perché quella decisione avrebbe voluto dire la terza guerra mondiale.
Il guerrafondaio più riluttante tra i capi di governo NATO, il tedesco Scholz, in Parlamento enumerava meticolosamente tutti i limiti e i vincoli dell’intervento militare a favore di Zelensky, tutti i rischi connessi all’invio di armi sempre più potenti; e proclamava il “no” all’invio di carri armati ed aerei.
Macron – mentre imponeva senza voto del Parlamento la controriforma delle pensioni e scatenava la violenza poliziesca contro lavoratori e popolo – si atteggiava a ‘uomo del dialogo’ con la Russia e la Cina. Il presidente francese affermava che non bisognava “umiliare” Putin e che era assolutamente necessario non trattare la Cina da nemico, perché altrimenti si sarebbero determinati gli schieramenti di una guerra mondiale.
Per più di un anno, mentre passo dopo passo l’escalation militare imponeva tutti i suoi obblighi, i governi della NATO mantenevano il doppio standard del coinvolgimento militare e della sua minimizzazione. Questo permetteva ai giornalisti, e agli “esperti” reclutati dalla propaganda di guerra, di esaltare l’intervento militare NATO e al tempo stesso di tacciare di putinismo chi denunciava il rischio della terza guerra mondiale.
“L’Italia non è in guerra”, proclamavano all’unisono a reti unificate i partiti di governo e quelli di opposizioni fedeli all’obbedienza NATO. Lo stesso a parti invertite, ma sempre concordi, con l’avvento del governo Meloni, che ha portato all’obiezione di coscienza dei Cinquestelle.
“Noi aiutiamo un paese aggredito, ma non siamo in guerra con la Russia”, affermavano tutti i guerrafondai, insultando e denigrando i pacifisti, il tutto sempre con la benedizione di Mattarella.
Ora, secondo le stesse precedenti affermazioni dei capi di governo, il G7 di Hiroshima ha deciso la terza guerra mondiale.
Intanto è stata definitivamente eliminata la distinzione ipocrita e falsa tra “armi difensive” ed “offensive”. Dopo i carri armati e i missili arriveranno gli F-16 e chissà che altro. Certo Biden ora fa sapere che quelle armi non potranno colpire il territorio della Russia, ma è una affermazione in totale malafede, che verrà smentita come tutte le precedenti.
E se sarà necessario arriveranno in guerra anche i soldati NATO ufficiali; quelli clandestini già ci sono.
Crosetto ha appena annunciato l’invio di 3.400 militari italiani nelle retrovie del fronte, come già aveva preventivato un anno fa Draghi. Del resto se la parola d’ordine, che Meloni ha ripetuto con la gioia di chi può riprendere un linguaggio proibito, è “vincere”, allora le cautele non sono più ammesse. Tutto ciò che serve a vincere la guerra va usato.
Ma il G7 non ha solo dichiarato guerra alla Russia, ha anche coinvolto direttamente la Cina. C’è stato un totale rovesciamento della logica diplomatica precedente, incentrata sull’isolamento della Russia. Tutti i paesi che, pur non aderendo alle sanzioni, non appoggiavano esplicitamente l’intervento armato russo in Ucraina, erano presentati come una risorsa per il dialogo.
Pochi giorni fa tutti i mass media ed i governi occidentali avevano esaltato un voto all’ONU, presentandolo come la scelta di Cina e India di condannare l’invasione dell’Ucraina. Non era andata proprio così, ma tuttavia questa notizia falsa era indice della volontà occidentale di non considerare ancora la Cina come un nemico.
Ma in questo anno e mezzo il G7 e la NATO hanno perso la guerra politica ed economica di isolamento della Russia, perché i paesi che assieme rappresentano la grande maggioranza dell’umanità l’hanno rifiutata. E la crisi economica ha colpito l’Occidente come e più della Russia.
Così il G7 ha deciso che chi non sostiene apertamente la NATO è un nemico. Non ci possono essere neutrali, “o con me o contro di me”, questa la sintesi del G7 nella città dove gli USA sganciarono sulla popolazione civile la prima bomba atomica.
Il Papa, che Zelensky ha mandato a stendere tra lo champagne dei guerrafondai, aveva parlato di “guerra mondiale a pezzi”. Ora quei pezzi si unificano: Occidente contro resto del mondo.
Per questo il presidente brasiliano Lula ha rifiutato di ricevere Zelensky, nel suo viaggio di shopping di armi e di promoter della NATO.
I governi del G7 ci hanno portato alla terza guerra mondiale, ma le premesse di questa decisione catastrofica erano tutte nel primo invio di armi, quelle “difensive”.
Avevamo ragione noi pacifisti che subito dicemmo che quella era una scelta di guerra totale; e avevano torto marcio coloro che ci accusavano di esagerare per coprire e sostenere la Russia.
Io non so se tutti coloro che il 25 febbraio 2022 decisero di inviare armi già preventivassero che si sarebbe arrivati fino al punto attuale. La logica dice che fossero già in malafede, ma in realtà qualcuno onesto forse allora poteva anche esserci.
Oggi però nessuno di coloro che sostengono le decisioni del ‘G7 atomico’ può considerarsi in buonafede. Tutti sanno che perseguire con tutte le armi possibili la sconfitta militare della Russia, respingere la mediazione del Papa e quella cinese, rivendicare una pace “giusta”, significa mettere nel conto la terza guerra mondiale.
Naturalmente i governi continueranno a mentire ai popoli, a dire che non sono in guerra e che bisogna stare tranquilli, a parlare d’altro. È la linea dei fatti compiuti, prima smentiti, che hanno adottato in tutto questo anno e mezzo. E un giorno non molto lontano ci diranno: “siamo in guerra, e che non lo sapevate?”
Nessun governo, nessuna finta opposizione fermerà la marcia del G7 verso la terza guerra mondiale. Solo la rivolta dei popoli può farlo. Bisogna far uscire dalla rassegnazione la maggioranza che è sì contro la guerra, ma non lo esprime e manifesta.
Gli appelli, le mobilitazioni, i referendum, sono tutte iniziative necessarie, ma dobbiamo fare molto di più per fermare i pazzi Stranamore di Hiroshima, che altrimenti si ripeterà.
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