Nella serata di domenica 28 maggio, una barca con a bordo 24 persone è affondata nel Lago Maggiore in seguito, probabilmente, al peggioramento delle condizioni atmosferiche.
A parte i membri dell’equipaggio, i passeggeri erano appartenenti ai servizi segreti italiani e a quelli israeliani del Mossad. Il comunicato ufficiale diramato dalle istituzioni italiane parla di una festa a bordo: erano riuniti sulla barca, si dice, per celebrare un compleanno. Oltre al capitano e a sua moglie, le altre 22 persone erano tutte di nazionalità italiana o israeliana.
Hanno perso la vita due membri dei servizi di intelligence italiani: Claudio Alonzi di 62 anni e Tiziana Barnobi di 53 anni. Sono stati, inoltre, ritrovati in mare i corpi senza vita di un agente del Mossad in pensione, Shimoni Erez, 50 anni e della moglie del capitano, Anya Bozhkova, di nazionalità russa.
10 agenti del Mossad sono stati immediatamente riportati in Israele con l’utilizzo di un aereo militare. Si mantiene il riserbo sulla loro identità così come su quella dei 10 membri dei servizi segreti italiani sopravvissuti al naufragio.
La barca, chiamata Goduria o Good… uria, di proprietà del 53enne Carlo Carminati, si è inabissata subito dopo l’incidente, quando le forti raffiche di vento ne avrebbero causato il capovolgimento. La Procura di Busto Arsizio ha aperto un’indagine per stabilire se tutte le condizioni di sicurezza fossero state rispettate (secondo alcuni media la barca trasportava più persone di quante fossero ammesse) e se, soprattutto, non siano altre, oltre al maltempo, le reali cause del naufragio. La barca verrà recuperata dal fondo del Lago Maggiore per procedere alle perizie del caso.
Nonostante la comunicazione ufficiale rilasciata dal Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica, l’idea che venti 007 italiani e israeliani si ritrovino su di una barca al centro del Lago di Como per festeggiare un compleanno, pare grottesca e surreale. Impossibile non immaginare che tra gli obiettivi dell’incontro esistesse, invece, qualche attività sulla quale le fonti ufficiali non possono che tacere.
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