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29/05/2023

Lo sciopero del 26 maggio “fa notizia”. In Cina, non in Italia...

Lo stato dell’informazione in Italia, scriviamo spesso, è comatoso. Il servilismo verso il padrone di turno (nel “servizio pubblico” cambia con qualche frequenza, ma senza grandi differenze...) è tale da non poter più nemmeno essere rilevato come un “problema”. “Si fa così l’informazione libera, no?”

E infatti nelle classifiche mondiali sulla libertà di stampa questo paese viene dopo il Burkina Faso e la Nuova Guinea, appena prima del Botswana e del Belize...

Lasciamo stare la “copertura” della guerra in Ucraina, dove “l’informazione” Rai, Mediaset, La7 e giornali nazionali vari si limita alla traduzione delle veline del ministero della difesa di Kiev (con contorno di Pentagono ed intelligence britannica...).

Ma se si vuole avere una prova provata del servilismo basta guardare a come viene “silenziata” ogni protesta sindacale indipendente, a meno che non provochi “disagi alla circolazione”.

Lo sciopero generale del 26 maggio, promosso dall’Unione Sindacale di Base, è stato a detta di molti, il più riuscito da molti anni a questa parte. Certo, tenendo presente le forze in campo, i limiti del radicamento del sindacalismo di base, l’assoluta censura mediatica – appunto – e tutto quello che volete.

E molti hanno anche verificato che questa crescita di adesioni è avvenuta nel “privato”, ossia nelle aziende dove scioperare significa rischiare anche molto.

Ma è inutile provare a fare “contro-propaganda”. Siamo consapevole dei nostri limiti di fronte alle corazzate nemiche dell’informazione.

Che qualcosa stia succedendo, però, è certo.

È la prima volta che la televisione pubblica cinese, per esempio, con un servizio anche abbastanza lungo, “copre” uno sciopero italiano così anomalo rispetto al panorama ufficiale.

Come per la guerra, insomma, il resto del mondo si muove in maniera diversa – e spesso opposta – al conformismo liberista in affanno.

Ed è sicuramente una buona notizia “fare notizia” presso un pubblico potenziale di “appena” 1,4 miliardi di persone, che fanno correre la “manifattura del mondo”.

A voi il servizio...

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