Il 23 maggio undici attiviste/i di Ultima Generazione, hanno dato vita a Roma ad un’altra delle loro iniziative clamorose bagnando con dell’acqua la facciata di palazzo Madama; mentre un altro gruppo ha sversato del fango vicino al portone e due attiviste si sono versate il fango addosso; fango come quello che ha travolto l’Emilia Romagna a seguito della devastante alluvione che dimostra come i cambiamenti climatici siano ormai questione urgente.
L’azione è durata pochissimi minuti perché la polizia è intervenuta immediatamente, e in poco tempo hanno portato via gli attivisti. Le testimonianze video dimostrano modalità piuttosto “brusche” a danno degli attivisti. Sul posto è intervenuta anche un’ambulanza.
Secondo Ultima Generazione l’azione al Senato (la seconda in pochi mesi) “vuole essere una risposta all’invito/ricatto del presidente del Senato Ignazio La Russa di andare a spalare il fango in Emilia Romagna come condizione affinché Palazzo Madama ritiri la costituzione di parte civile nei confronti di Ultima Generazione, “avendo dato prova di volere concretamente fare qualcosa per l’ambiente”.
Due giorni prima avevano tinto di nero (con carbone vegetale diluibile, ovviamente) le acque della Fontana di Trevi e della Fontana dei Fiumi in Piazza Navona.
Proprio pochi giorni fa è iniziato al tribunale di Roma il processo contro gli attivisti e le attiviste di Ultima Generazione che a gennaio 2023 avevano lanciato vernice lavabile contro la sede del Senato, palazzo Madama.
I due ragazzi e la ragazza coinvolti, poco più che ventenni, rischiano fino a 5 anni di carcere. L’accusa mossa contro di loro è di “danneggiamento aggravato”, ma per i legali si tratta di un “accanimento penale” che va contro il principio di proporzionalità della pena previsto dalla Costituzione. Le loro azioni, infatti, non hanno causato alcun danno permanente a palazzo Madama.
È doveroso ricordare che l’aggravante per il reato di “deturpamento e imbrattamento di cose altrui” è stata introdotta da uno dei cosiddetti decreti sicurezza approvati nel 2019 dall’allora ministro dell’Interno, Matteo Salvini, e si applica quando il reato viene commesso durante una manifestazione pubblica. Così mentre per l’imbrattamento la pena massima prevista è di un anno, per il danneggiamento aggravato si arriva fino a 5 anni.
Infine va ricordato che l’11 aprile la Procura di Padova ha notificato a 12 attivisti di Ultima Generazione un avviso di conclusione delle indagini preliminari, accusandone cinque per associazione per delinquere.
“Compiamo azioni di disobbedienza civile nonviolenta per ottenere misure di contrasto al collasso ecoclimatico a cui stiamo andando incontro a causa delle troppe emissioni” – scrivono sul loro sito gli attivisti di Ultima Generazione – “Stiamo andando verso l'inferno climatico con acceleratore premuto. Leader e uomini d’affari non stanno solo mentendo, stanno soffocando il nostro pianeta con i loro interessi e investendo sui combustibili fossili. Abbiamo il dovere morale di ribellarci a questo genocidio programmato”.
A difesa degli ambientalisti c’è stata la presa di posizione pubblica di un centinaio di avvocati e giuristi, secondo i quali “Non possiamo non notare come le legittime ragioni di queste proteste, tutte condotte con metodo non violento, non abbiano evidentemente avuto alcuno spazio come se si trattasse di una banda di rapinatori seriali”, spiegano nell’appello.
I legali si riferiscono alla ragione che spinge gli attivisti a infrangere la legge, ovvero la volontà di portare sotto i riflettori un disastro ambientale ormai in corso e rispetto al quale non rimane molto tempo per agire.
Ma se in Italia governo, procure e “manettari” in servizio permanente effettivo usano la mano pesante contro gli attivisti/e di Ultima Generazione.
Anche in Germania le autorità hanno deciso di usare la “mano pesante”. Sette sospettati, perquisizioni in altrettanti Laender, accuse dall’associazione a delinquere al sabotaggio.
Una operazione di polizia effettuata ieri in Germania contro membri di Ultima Generazione, ha portato a perquisizioni e denunce in vari Laender con la pesante accusa di “associazione a delinquere”, una logica accusatoria quindi simile a quella della Procura di Padova.
Su mandato della procura di Monaco di Baviera, la polizia tedesca ha dato via ad una operazione in Baviera, a Berlino, Amburgo, nonché in Assia, Sassonia, Sassonia-Anhalt e Schleswig-Holstein.
Sono state effettuate perquisizioni in 15 locali, due conti bancari sono stati sequestrati e beni sono stato confiscati. Sette attiviste/i di Ultima Generazione, di età compresa tra i 22 e i 38 anni, sono sospettati di aver organizzato una raccolta di fondi per finanziare reati a favore del gruppo. Finora, le donazioni raccolte attraverso sottoscrizioni e crowfounding ammontano ad almeno 1,4 milioni di euro. La procura generale di Monaco accusa sette attivisti di associazione a delinquere o sostegno a gruppo criminale.
Le clamorose azioni di disobbedienza civile di Ultima Generazione possono indubbiamente provocare uno shock nell’opinione pubblica (e starnazzamenti legalitari in ambiti trasversalmente “manettari”) ma forse è proprio questo shock che intendono suscitare gli attivisti ambientalisti di fronte all’incedere dell’infarto ecologico del pianeta.
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