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18/05/2023

Ora gli USA giustificano il terrorismo, se ucraino

di Fabio Mini - Il Fatto Quotidiano

Durante un’intervista radiofonica di oltre un anno fa, Luca Telese mi chiese se la resistenza ucraina all’invasione russa potesse sfociare nel terrorismo. Gli risposi laconicamente di sì, aggiungendo che sarebbe comunque stata un’altra cosa. In questa guerra che molti definiscono “ibrida” le forme di lotta non si mescolano e non si fondono: sono stratificate e ognuna di esse ha una propria regia e autonomia che raramente si armonizza con le altre e talvolta diventa perfino contraddittoria e controproducente.

È il caso del ricorso al terrorismo che in Ucraina è iniziato molto tempo prima dell’invasione russa. L’ucraina di Poroshenko ha affrontato le istanze autonomiste (non ancora indipendentiste) come una guerra al terrorismo dei russofoni del Donbass. E così il contro-terrorismo su base linguistica o etnica si è qualificato come terrorismo di Stato. Dal 2014 le repressioni della polizia, delle milizie e delle forze armate ucraine nei confronti degli autonomisti di Lugansk e Donetsk, anch’essi ucraini, sono state considerate un problema “interno”, tanto per non scomodare i termini più appropriati di guerra civile o guerra d’insurrezione che hanno una propria tenue legittimazione anche nel diritto internazionale.

L’onda lunga della “guerra al terrore” promossa dagli Stati Uniti nel 2001 come risposta globale alla minaccia del terrorismo islamico è arrivata a proposito in molte altre occasioni, giustificando qualsiasi azione di repressione e destabilizzazione all’interno degli Stati o tra Stati. La risolutezza delle azioni di forza contro una minaccia reale (atti di terrorismo) è stata adottata e spesso abusata per combattere una minaccia surreale (qualsiasi atto e pensiero in disaccordo con il sistema nazionale o internazionale). Con il pretesto della lotta al terrore sono state represse le istanze anche legittime di varie minoranze e limitate le libertà personali dei cittadini in tutto il mondo. Senza nessuna differenza fra regimi democratici o autocratici.

È interessante notare come lo strato del ricorso al terrorismo sia profondo e consistente nella guerra ucraina. Dal 2014 esistono ucraini “terroristi” ai quali si contrappongono ucraini “nazisti”. Il presidente Zelensky non si riferisce alla Russia soltanto come uno Stato “aggressore” (che è già tanto), ma lo definisce “terrorista”. La Russia risponde con l’accusa di nazismo che nell’accezione più comune non individua il sistema o il regime nazionalsocialista (come si vorrebbe far credere), ma racchiude tutti i significati più orrendi della violenza: disumanità, criminalità, terrorismo di Stato. Terrorismo e nazismo diventano quasi coincidenti. E infatti il nostro sistema “occidentale” li condanna entrambi. A chiacchiere, perché nella pratica c’è sempre qualche eccezione.

Interrogato da un giornalista sulle incursioni pirotecniche sul Cremlino, il segretario di Stato statunitense Blinken ha risposto in maniera sorprendente: non gli era chiaro cosa fosse accaduto (se non lo sa lui!), quello che dice Mosca non è attendibile e comunque l’Ucraina “sceglie come vuole i mezzi per difendersi”. Perché, ha detto Blinken, da oltre un anno l’ucraina è bombardata ogni giorno, la popolazione scappa e i bambini sono uccisi ogni giorno. È vero, con un piccolo particolare. Il Donbass ucraino è bombardato dal 2014, i bambini sono uccisi da nove anni, le maggiori distruzioni strutturali sono in Donbass e lì non sparano solo i russi. Un paio di giorni dopo l’assoluzione di Blinken sui mezzi che ognuno sceglie per difendersi, Kiev ha ripreso le incursioni “speciali” (con la collaborazione di forze altrettanto speciali europee e transatlantiche) e la campagna di killeraggio contro i “propagandisti” russi e ucraini ritenuti filo-russi, ovviamente tutti terroristi. I russi hanno reiterato le accuse di nazismo e gli attacchi missilistici proprio mentre entrambe le parti stanno prendendo le misure per una offensiva/controffensiva sempre più problematica. Entrambe sperano che il maltempo non passi presto e fornisca ancora per un po’ una scusa plausibile per non spendere in un massacro le risorse disponibili.

La logica degli strumenti di guerra che ognuno sceglie come vuole è comunque di una gravità estrema a livello globale. In ogni parte del mondo c’è qualcuno che oggi può sentirsi legittimato a usare qualsiasi mezzo per “difendersi”. Specialmente dai propri governanti.

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